Col progetto Mangiafanghi, la depurazione apre le porte alla sperimentazione. Una innovativa metodica testata presso l’impianto di Putignano

19 nov 2018
Uno degli aspetti più complessi che Acquedotto Pugliese è chiamato a gestire, nelle attività collegate alla depurazione, è quello relativo allo stoccaggio e smaltimento dei fanghi.

Il progetto “Mangiafanghi” è basato sull’innovativa tecnologia, nota con l’acronimo SBBGR (Sequencing Batch Biofilter Granular Reactor), sviluppata dall’IRSA-CNR, in grado di ridurre “a monte” il quantitativo di fango della depurazione delle acque di scarico e semplificare lo schema di trattamento.

La nuova tecnologia è stata illustrata nel corso di un incontro - a cui hanno partecipato il presidente di AQP, Simeone di Cagno Abbrescia, e l’AD, Nicola De Sanctis - organizzato presso il depuratore a servizio dell’agglomerato di Putignano dove Acquedotto Pugliese, a partire dal 2016, ha messo a disposizione strutture, impianti e supporto logistico per sviluppare una fase di sperimentazione.

“La dimostrazione a cui abbiamo assistito quest’oggi testimonia in maniera palpabile l’eccellente risultato delle sinergie che si possono realizzare, tra istituzioni e aziende pubbliche e private, nella direzione di obiettivi condivisi e di uno sviluppo ecosostenibile delle attività connesse alla gestione del ciclo integrato dell’acqua, nell’interesse dei cittadini e dei territori serviti”, ha commentato il presidente di Aqp, Simeone di Cagno Abbrescia.

Con la consapevolezza che l’efficacia dell’innovazione si concretizza attraverso il raggiungimento del mercato, con questa sperimentazione s’intende sottolineare l’importanza di passare dal laboratorio alla scala reale, attraverso un sistema in costante interazione tra ricercatori, imprese ed utenti da cui trarre stimoli ed a cui rivolgersi per trasformare le idee in occasioni di sviluppo”, ha commentato Vito Felice Uricchio, direttore f.f. del CNR-IRSA. “E’ nostra convinzione che solo rafforzando il nucleo forte e vincente dell’industria che punta sull’innovazione, si possano generare impulsi per lo sviluppo dell’economia del Paese, fondando il rinnovamento su criteri di sostenibilità, competitività ed economicità”, ha aggiunto.

Grazie ad una sofistica e inedita metodica di intervento, un unico bacino è in grado di sostituire l’intera linea acque del depuratore (la sedimentazione primaria e quella secondaria non sono più richieste) e parte della linea fanghi (lo stadio di digestione anaerobica/aerobica non è più necessario, in quanto il bassissimo quantitativo di fango prodotto risulta già stabilizzato).

La potenzialità del sistema è attribuibile al particolare tipo di biomassa (biofilm e granuli di microorganismi ad elevata densità, confinati in un mezzo poroso plastico che occupa una parte del volume del bacino), che si sviluppa grazie alle particolari condizioni operative utilizzate e che rendono il sistema unico nel suo genere. Tale caratteristica consente di raggiungere elevate età del fango e, quindi, di ridurne la produzione fino all’80%.

“L’innovativa sperimentazione condotta presso l’impianto di depurazione di Putignano, rappresenta il punto di raccolta di una significativa esperienza tecnologica, messa a punto da alcune tra le aziende leader nel settore del trattamento delle acque, alla quale Acquedotto Pugliese è fiera di offrire il proprio qualificato contributo. La nostra società - com’è noto - è impegnata in un vasto piano di potenziamento e revamping della rete dei depuratori e guarda con estremo interesse all’introduzione di nuovi processi di lavorazione, che possano rivelarsi i più proficui sia sotto il profilo ambientale sia dal punto di vista dell’investimento economico”, ha commentato l’AD di Acquedotto Pugliese, Nicola De Sanctis.

Finanziato nel bando dei cluster tecnologici della Regione Puglia, il progetto Mangiafanghi vede la sinergia tra Cisa spa (capofila), Istituto di Ricerca sulle Acque (Irsa-Cnr), Lenviros srl, Socrate srl, Ad. Eng. srl) ed è strutturato in 3 Obiettivi Realizzativi (OR), ciascuno rivolto al raggiungimento di specifiche finalità, come ha avuto modo chiarire il dott. Claudio Di Iaconi, responsabile della realizzazione, per il Cnr Irsa.

L’OR1 ha avuto come output lo sviluppo e l’ottimizzazione delle metodologie per la valutazione della soluzione innovativa proposta (SBBGR). L’OR2 si è concretizzato nella realizzazione di un impianto, con una potenzialità di 3500 Abitanti Equivalenti per trattare i reflui grezzi (che hanno subito la sola grigliatura e dissabbiatura) dell’agglomerato di Putignano. 

Illustrato nel corso dell’incontro svoltosi presso il depuratore di Putignano, l’impianto è stato realizzato convertendo una vasca a fanghi attivi del comparto biologico (con un volume di circa 700 m3) del depuratore di Putignano. In questo è stato simulato lo scenario (molto frequente) di riconversione di impianti esistenti in sistemi SBBGR.

L’OR3 è incentrato sulla valutazione della sostenibilità ambientale della soluzione innovativa proposta, anche in confronto a quella convenzionalmente utilizzata, mediante lo studio del ciclo di vita.