INTEGRARE SOSTENIBILITÀ E FINANZA, L’IMPEGNO DELLE UTILITIES PER L’AGENDA 2030

13 ott 2021
Nel position paper di Utilitalia le Linee guida per lo sviluppo di un nuovo “capex plan sostenibile” per le aziende del comparto

Analizzare l’integrazione dei principi della sostenibilità nel sistema finanziario, ovvero come gli Esg goals dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite – environmental, social, government – si muovono sia relativamente a prodotti tradizionali sia a forme alternative di funding, oltre ai principali e recenti impatti normativi derivanti dalle regole sulla tassonomia europee (la Taxonomy regulation Ue che prova a fornire a imprese e investitori una chiave per individuare le aree economiche da considerarsi sostenibili). E’ questo l’obiettivo del position paper “La finanza sostenibile e l’impatto sulle scelte di investimento delle utilities” messo a punto da Utilitalia (la Federazione delle imprese di acqua ambiente e energia) in collaborazione con Pwc e presentato oggi a Milano.

Le aziende che si occupano dei servizi pubblici di acqua, rifiuti, luce e gas, già lo sono, ma saranno sempre più al centro di sistemi economici essenziali per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici. E per esempio saranno chiamati a tagliare, nell’ambito delle diverse attività, le emissioni di gas serra. Come anche sarà fondamentale un impegno ambizioso sull’energia: partendo dalle rinnovabili per arrivare all’idrogeno fino agli impianti di biogas e alle infrastrutture di reti “intelligenti” per la mobilità elettrica oppure sistemi di accumulo come il grande capitolo delle batterie.

Scopo finale del documento è l’individuazione di alcune Linee guida per lo sviluppo di un nuovo “capex plan sostenibile” per le aziende del comparto, nonché la definizione di un ruolo e la visione dell’associazione in un contesto ormai maturo. Per Utilitalia la strada da intraprendere è legata alla conciliazione dei contenuti con l’efficacia nella relazione tra determinati aspetti: il progresso tecnologico a supporto dalla transizione; gli strumenti di funding disponibili; l’ampliamento degli strumenti a supporto della transizione; il quadro strategico regolatorio; la definizione di un framework trasparente per gli strumenti di rating ESG.

E’ per questo che Utilitalia individua cinque aree di intervento per il futuro della finanza sostenibile. La prima è l’evoluzione e l’implementazione della Transition Finance: “La Taxonomy Regulation appare carente nell'identificare e nel dare il giusto peso alle attività che, seppur ad oggi non sono considerate totalmente o parzialmente green, permettono la transizione o comunque sono utili all'abilitazione di tecnologie coerenti con gli standard della tassonomia. Secondo punto è lo stato dell'arte e l'evoluzione della Taxonomy regulation da cui traspare un gap tra ciò che è stato definito congruo dalla tassonomia e lo stato dell'arte della tecnologia, i trend di mercato e il contesto di riferimento delle utility; in questo caso sono simbolici la mancanza di armonizzazione tra gli obiettivi di decarbonizzazione ed il progresso tecnologico e la disponibilità di gas low carbon. Terzo ambito è lo stato dell'arte degli strumenti e dei canali di funding Esg: facendo specifico riferimento al settore delle utility di medie e piccole dimensioni, si denota una prevalenza di adozione di finanziamenti tramite credito bancario e non mediante mercato dei capitali. C’è poi come quarto punto la classificazione e rating delle metodologie Esg e degli investimenti che dovrebbero “poter disporre di una maggiore disclosure delle metodologie utilizzate e dei fattori chiave di valutazione per ogni società di rating, così come di una maggiore armonizzazione nei criteri di valutazione utilizzati”. La condivisione di una metodologia comune permetterebbe una maggiore comparabilità dei rating così come avviene nel mondo dei rating finanziari. Infine l’evoluzione della regolamentazione: “E’ fondamentale che l'Arera avvii un'attività di conciliazione della tassonomia con la regolamentazione attuale e futura, specialmente per il servizio idrico, la distribuzione di energia legata ai processi di decarbonizzazione e la gestione della filiera ambientale, dove sono richiesti importanti investimenti per la gestione, l'ottimizzazione e la qualità dei servizi offerti”.

Fonte: www.utilitalia.it