
Tra i temi trattati le implicazioni delle direttive UE 2020/2184 e 3019/24, la crescente salinizzazione delle falde costiere, le criticità legate alla scarsa disponibilità della risorsa e la prospettiva del riutilizzo idrico.
Tra cambiamento climatico e nuove direttive europee, necessario ricorrere alla dissalazione e adottare nuove prospettive di depurazione: questi i temi al centro di Blu Livorno, Biennale del Mare e dell'Acqua organizzata da ASA in collaborazione con Cispel Toscana, una giornata di confronto tra istituzioni, mondo accademico e aziende dedicata alle sfide che attendono il servizio idrico integrato.
Nel corso della mattinata, si legge in una nota di ASA, si è discusso delle implicazioni della Direttiva UE 2020/2184, che rafforza la tutela dell'acqua come diritto universale e introduce nuove misure per garantire la qualità e la sicurezza dell'approvvigionamento: tra i temi emersi la crescente salinizzazione delle falde costiere, la necessità di dissalazione come strategia di resilienza e le criticità legate alla riduzione della disponibilità della risorsa idrica.
Dal confronto, continua la nota, è emerso come la buona gestione della crisi idrica del 2022 in Toscana è stata possibile grazie agli investimenti effettuati negli anni precedenti: sul fronte della dissalazione, ASA ha annunciato che nei primi mesi del 2026 sarà pronto il dissalatore dell'Isola d'Elba, ad oggi il più grande dissalatore in Italia, che ha previsto un investimento pari a circa 29 milioni di euro e che garantirà 7mila metri cubi di acqua al giorno.
Dal confronto tra i gestori del servizio idrico integrato toscano è emersa la necessità di adottare un nuovo modello di governance in grado di affrontare le crescenti sfide del settore. La mattinata è stata chiusa da un focus sul ruolo chiave della digitalizzazione e dell'intelligenza artificiale nella gestione delle emergenze idriche: l'AI è infatti ormai uno strumento centrale per le analisi dei dati e per il rafforzamento dei sistemi predittivi.
Nel pomeriggio, si legge, il dibattito si è spostato sulla nuova Direttiva UE 3019/24 sulle acque reflue urbane, che impone standard più stringenti anche per gli agglomerati più piccoli e introduce obiettivi ambiziosi in termini di riutilizzo e di impatto ambientale: ASA, insieme a partner pubblici e privati, ha illustrato le strategie per affrontare la sfida della depurazione e del riuso, focalizzandosi sul riutilizzo irriguo e industriale delle acque trattate, così come al progetto per il recupero energetico e la produzione di biometano tramite biodigestione.
ASA, spiega l'azienda livornese, è potenzialmente è in grado di restituire agli usi industriali ed agricoli circa il 25% di tutte le acque trattate nei depuratori grazie a 9 impianti di post-trattamento, i cui più importanti sono a Livorno, Cecina e Rosignano e in Val di Cornia: la problematica emergente è quella della salinizzazione delle falde, soprattutto in Val di Cornia che rischia di inibire anche la possibilità del loro riutilizzo.
"ASA ha voluto creare un momento di riflessione aperto e consapevoli che le sfide imposte dal cambiamento climatico e dalle nuove normative europee richiedono una visione integrata, innovativa e sostenibile della gestione idrica", ha dichiarato Stefano Taddia, Presidente di ASA.
"La giornata ha rappresentato un'occasione preziosa per rafforzare il dialogo tra enti, gestori e comunità scientifica, in vista di un servizio idrico sempre più resiliente, sicuro e orientato all'economia circolare", ha aggiunto Valter Cammelli, Amministratore Delegato di ASA.