Biomasse, Laboratorio Ref: una fonte rinnovabile per transizione e decarbonizzazione

04 ago 2025
Se gestite in modo sostenibile, spiega il Ref, consentono di valorizzare sottoprodotti locali, ridurre le emissioni e promuovere la circolarità, ma serve filiera rispettosa dei criteri ambientali, economici e sociali: il biometano ricopre un ruolo chiave.

Le biomasse sostenibili rappresentano una fonte rinnovabile di energia in grado di contribuire in modo significativo alla transizione ecologica e alla decarbonizzazione del sistema energetico. È quanto afferma il Laboratorio Ricerche Ref nel nuovo Position Paper n.299, intitolato "Biomasse sostenibili e biometano fra spinte del mercato e incertezze normative".

Se gestite in modo sostenibile, si legge in una nota del Ref, consentono infatti di valorizzare i sottoprodotti locali, ridurre le emissioni di gas serra e promuovere l’economia circolare, ma è fondamentale garantire una filiera trasparente, tracciabile e rispettosa dei criteri ambientali, economici e sociali. Tra queste, il Laboratorio sottolinea il ruolo del biometano, giunto infine al termine del ciclo di aste di incentivazione.

La Direttiva RED III, continua la nota, entrata in vigore il 20 novembre 2023, ha rafforzato il quadro regolatorio, introducendo obiettivi vincolanti più ambiziosi, criteri ambientali più severi e nuove regole per la tracciabilità delle filiere, tra cui l’aumento del target Ue al 2030 di fonti rinnovabili nel mix energetico dal 32% al 42,5%, obiettivi specifici per i biocarburanti avanzati e il biometano nel settore trasporti (1% al 2025, 5,5% al 2030), il rafforzamento dei criteri di sostenibilità per la biomassa e dei requisiti per gli impianti energetici e l’incentivazione del passaggio verso soluzioni più sostenibili come biogas, idrogeno rinnovabile ed elettrificazione.

Tuttavia, spiega il Laboratorio, in Italia la direttiva non è ancora stata recepita, e il ritardo, che ha già attivato una procedura di infrazione, sta generando incertezza tra gli operatori e rallentando la realizzazione di nuovi impianti: secondo la RED II, solo le biomasse certificate possono infatti accedere agli incentivi pubblici.

La procedura di certificazione, si legge, si basa sul sistema di equilibrio di massa, che garantisce che l’energia prodotta provenga effettivamente da fonti certificate: tuttavia, il biometano è soggetto a regole più stringenti, in quanto non può beneficiare del periodo transitorio previsto per altre tipologie di biomassa e deve essere subito conforme ai criteri UE.

Il ritardo nel recepimento della RED III in Italia, insomma, ha secondo il Ref delle conseguenze dirette per lo sviluppo delle filiere bioenergetiche, in particolare per il settore del biometano, già penalizzato dalla chiusura dei bandi PNRR e che si trova privo di una strategia di supporto chiara e coerente. A questo si aggiunge la concorrenza con altre rinnovabili, come fotovoltaico ed eolico, che godono di schemi di incentivo più stabili.

"Negli ultimi anni, il biometano ha beneficiato del sostegno dei fondi PNRR, che hanno favorito l’avvio di numerosi impianti. Con la fine di questo ciclo di finanziamenti, serve garantire continuità. Alcune misure nazionali, come il DM FER 2, continuano a incentivare le biomasse solide, ma escludono esplicitamente il biometano, lasciando un vuoto regolatorio che rischia di compromettere il futuro di un comparto su cui l’Europa punta con decisione", conclude il Laboratorio.