
Target europei irraggiungibili senza una spesa di 300 miliardi al 2030. Il vicedirettore Frattini: "Vanno potenziate e rese stabili le misure incentivanti: incertezza normativa ostacolo alla pianificazione di lungo periodo".
Italia al quinto posto in Europa per efficienza energetica, con un Energy Intensity Index che nel 2024 è migliore del 16% rispetto alla media UE e consumi residenziali pro capite ridotti dell'8%. È quanto emerso nell'Energy Efficiency Report 2025 redatto dall'Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano, che in una nota spiega, però, che la performance procede a ritmo insufficiente.
"Secondo le nostre stime, tra il 2024 e il 2030 gli investimenti cumulati in efficienza energetica dovrebbero superare i 240 miliardi negli scenari che si prefissano gli obiettivi PNIEC ed UE. Questo, però, se verranno potenziate e rese stabili le misure incentivanti: l'incertezza normativa finora ha rappresentato un ostacolo alla pianificazione di lungo periodo", commenta Federico Frattini, vicedirettore di Energy&Strategy e Direttore scientifico del Report.
Analizzando gli investimenti 2024 in efficienza energetica, continua la nota, si nota il forte calo che ha caratterizzato il settore residenziale, da 44-49 miliardi di euro del 2023 a 29-32 miliardi. Un po' più stabili gli altri settori: l'industriale ha allocato tra i 2,3 e i 2,7 i miliardi, in particolare per fotovoltaico (+26%), pompe di calore, illuminazione e sensoristica, mentre c'è un rallentamento degli interventi sui processi produttivi e sui sistemi ad aria compressa (rispettivamente -68% e -57%).
A distinguersi per dinamicità e diversificazione, si legge, sono le aziende di medie dimensioni. In lieve calo anche la PA e il terziario, che ha destinato circa il 70% delle risorse a interventi per ridurre e ottimizzare i fabbisogni termici, invece di integrare sistemi digitali avanzati o tecnologie smart per la gestione attiva dei consumi. Interventi che non si sono dimostrati adeguatamente efficienti: a fronte di un aumento degli investimenti del 14% rispetto al 2023, i risparmi si sono fermati al 13%.
Per i prossimi 5 anni, si prevede un maggiore interesse per fotovoltaico, sistemi di accumulo, illuminazione efficiente, pompe di calore e software di gestione energetica, con diverse priorità in base alla dimensione aziendale: la maggior parte delle aziende (53%) ha già adottato pratiche di efficienza organizzativo-comportamentale e il 41% prevede di farlo.
Tuttavia, la rilevazione effettuata ha mostrato che solo una minoranza monitora gli impatti di queste misure, e meno del 15% prevede premi al personale legati al raggiungimento di obiettivi energetici: questo scenario, sostiene E&S, evidenzia una lacuna culturale che va colmata integrando conoscenze psicologiche, sociali e ambientali, così da sfruttare appieno il potenziale di risparmio offerto da soluzioni spesso a basso costo e ad alta replicabilità.
Il Report si chiude delineando tre possibili scenari di evoluzione degli investimenti in efficienza energetica al 2030, costruiti tenendo conto di variabili di natura normativa, economica e sociale: uno conservativo, uno coerente con gli obiettivi del PNIEC e uno più orientato agli obiettivi europei.
Lo scenario conservativo, basato sulle sole politiche vigenti, prevede una riduzione limitata dei consumi di energia finale (-0,5 Mtep rispetto al 2022) e investimenti pari a circa 137 miliardi di euro nel periodo 2024-2030, insufficienti a raggiungere i target europei. Lo scenario PNIEC (intermedio, ma che comunque necessita di politiche stabili e ben strutturate) propone di ridurre i consumi a 102 Mtep entro il 2030, grazie a misure già attuate o pianificate, e di aumentare gli investimenti fino a circa 243 miliardi di euro tra 2024 e 2030, con un ruolo centrale dei settori residenziale e terziario.
Infine, lo scenario con gli obiettivi UE, il più ambizioso, punta a 93 Mtep di consumi finali al 2030, un traguardo che il PNIEC stesso ritiene irraggiungibile con le sole misure attuali: gli investimenti dovrebbero salire fino a circa 308 miliardi, trainati soprattutto dal settore residenziale, anche in risposta alla direttiva europea EPBD, e questo è irrealizzabile senza adeguati incentivi.