
La modifica parte da un presupposto condivisibile, ma dal punto di vista tecnico prevede l'applicazione di parametri e metodiche, contemplate dal Regolamento 2019/1009/UE sui fertilizzanti, a matrici differenti da quelle previste nel Regolamento stesso.
Ritirare l'emendamento italiano sui fanghi di depurazione e avviare un confronto con gli operatori per rivedere la normativa: questa la posizione di Utilitalia, che in una nota spiega che la proposta di modifica del Dl 27 gennaio 1992 avanzata dal MASE in sede europea rischia di portare a un sostanziale blocco del loro utilizzo in agricoltura.
La modifica della disciplina, continua la nota, parte da un presupposto del tutto condivisibile, ovvero la necessità di valutare la stabilità dei fanghi biologici di depurazione destinati al recupero agronomico al fine di minimizzare l'impatto odorigeno che può essere generato durante le attività di distribuzione al suolo. Tuttavia, spiega la federazione, dal punto di vista tecnico l'emendamento prevede l'applicazione di parametri e metodiche, contemplate dal Regolamento 2019/1009/UE sui fertilizzanti, a matrici differenti da quelle previste nel Regolamento stesso.
Appare quindi limitata e potenzialmente fuorviante, si legge, l'attribuzione automatica di valori e metodi specifici di determinazione della stabilità all'intera varietà di trattamenti attuabili sui fanghi senza una preventiva indagine scientifica, con la conseguenza di forti criticità nella gestione di quantità molto rilevanti di fanghi destinati all'agricoltura ed una possibile emergenza del settore.
Ciò causerà, secondo Utilitalia, anche un effetto fortemente distorsivo della concorrenza perché diverse aziende, solo per avere impiegato sino ad oggi trattamenti del tutto leciti ed efficaci, potrebbero trovarsi immediatamente escluse dal mercato.