
Vicepresidente Romano: "A seguito della Direttiva europea del 2020 i gestori hanno monitorato la presenza nelle acque e avviato investimenti. Con questo documento, la Federazione ha voluto fare un ulteriore passo in avanti per risolvere il problema".
Dall'eliminazione e sostituzione funzionale dei PFAS in tutti i prodotti nei quali non siano indispensabili all'applicazione del principio "chi inquina paga", fino all'identificazione di potenziali alternative, allo sviluppo di nuove tecnologie e al finanziamento di percorsi di transizione per l'industria e i gestori. Sono le cinque proposte di Utilitalia per contribuire a risolvere le problematiche legate ai PFAS nel campo del settore idrico e di quello ambientale.
La prima, si legge in una nota della federazione, riguarda l'eliminazione e sostituzione funzionale dei PFAS in tutti i prodotti nei quali non siano indispensabili o che rilasciano PFAS a contatto con l'acqua: definire un orizzonte a medio-lungo termine per il divieto di produzione e commercializzazione fornirà un quadro normativo di stimolo anche all'industria per investimenti in soluzioni alternative.
In secondo luogo, continua la nota, con la consapevolezza che i maggiori costi operativi e infrastrutturali non possono gravare integralmente sulle tariffe del servizio idrico integrato, è necessario prevedere l'applicazione del principio "chi inquina paga" nell'ambito di un contesto armonizzato a livello europeo, che porterebbe equità nella protezione della salute e dell'ambiente e al contempo incentiverebbe la ricerca a soluzioni alternative e più sostenibili.
In quest'ottica, si legge, la terza proposta si concentra sulla ricerca di prodotti alternativi ai PFAS, valutando l'idoneità delle alternative in termini di prestazioni, di sostenibilità per la salute umana e per l'ambiente nonché la relativa disponibilità sul mercato. L'abbattimento dei PFAS richiede infatti lo sviluppo di nuove tecnologie nei sistemi di trattamento, i cui costi attualmente non sono industrialmente sostenibili, intensificando e finanziando le attività di ricerca.
Infine, spiega Utilitalia, alla luce di tutte queste complessità occorre sostenere anche finanziariamente i gestori dei settori idrico e ambientale insieme a percorsi di transizione per l'industria.
"A seguito della Direttiva europea sui PFAS del 2020 che entrerà in vigore nel gennaio del 2026 i gestori del servizio idrico nelle aree interessate hanno monitorato la loro presenza nelle acque che distribuiscono e avviato investimenti importanti, un controllo continuo con le migliori tecnologie disponibili per la loro misura e hanno preso i provvedimenti caso per caso più opportuni per la tutela dei cittadini. Ora, con questo documento di posizionamento, la Federazione ha voluto fare un ulteriore passo in avanti per contribuire alla soluzione di un problema che non può ricadere esclusivamente sugli operatori dei servizi idrici e ambientali. Dal lato loro, le imprese dei servizi pubblici continueranno a mettere in campo tutte le conoscenze a propria disposizione per ridurre ogni rischio a carico dei cittadini", spiega Paolo Romano, vicepresidente di Utilitalia.