L'allarme di BNEF: con "data center" sale domanda fossili e rallenta transizione green

09 mag 2025
La modernizzazione basata sull'IA, che dovrebbe migliorare l'efficienza dei sistemi energetici, il controllo e la prevedibilità delle fonti rinnovabili non programmabili, incentivare lo sviluppo di smart city e smart grid, rischia di essere un boomerang. Per lo meno dal punto di vista ambientale. Articolo di Elena Veronelli

Le energie rinnovabili sono fondamentali per soddisfare la fame di energia dei data center. Ma non bastano, anzi. Le nuove tecnologie che ruotano intorno all'intelligenza artificiale consumano infatti cifre stratosferiche di energia elettrica, che solare ed eolico non riescono a soddisfare, neanche con i più sofisticati sistemi di accumulo.

Ed è in questa crepa che riesce a insinuarsi nuovamente l'energia fossile, a dispetto degli obiettivi ambientali europei e dei tanti annunci delle Big Tech in tema di sostenibilità ambientale.

Di fatto i data center prolungheranno la vita degli impianti a carbone e a gas esistenti, rallentando la transizione energetica e la lotta ai cambiamenti climatici.  In questo quadro a tinte fosche, gli Stati Uniti fanno da traino.

È quanto emerge dal nuovo Energy Outlook 2025 di BloombergNEF, nello "Scenario di Transizione Economica" (ETS - che tiene conto dell’evoluzione tecnologica ma non prevede nuovi interventi normativi).

Necessari ulteriori 362 gigawatt in dieci anni

La domanda di energia elettrica aumenterà del 75% entro il 2050, poiché lo sviluppo economico, i veicoli elettrici (EV), le esigenze di raffreddamento e la domanda di energia per i data center aumenteranno il consumo di elettricità. Le economie in crescita in Asia, Medio Oriente e Africa rappresentano una parte significativa di questo aumento.

Nel dettaglio la domanda di elettricità dei data center salirà a 1.200 terawattora a livello globale entro il 2035 (4,5%) e a 3.700 TWh entro il 2050 (8,7%). Percentuali inferiori (ma non di molto) alla domanda dei veicoli elettrici (11,2% nel 2050), ma comunque superiore a quella dei sistemi dell'aria condizionata e delle pompe di calore, che raggiungerà il 7,1% nel 2050.

Entro il 2035 saranno così necessari ulteriori 362 gigawatt di capacità di generazione per soddisfare la domanda dei data center. Le energie rinnovabili (47%) e lo storage (9%) insieme rappresentano più della metà della capacità necessaria a soddisfare questa domanda, ma la restante parte (44%) è di origine fossile. Sul fronte della produzione di energia, la situazione si fa ancora più critica: il 64% della generazione incrementale per soddisfare la domanda dei data center proviene da combustibili fossili e il 36% da fonti rinnovabili.

Più vita agli impianti a carbone e a gas

Dati da cui emerge "la possibilità che una maggiore domanda di data center possa contribuire a prolungare la vita utile degli impianti a carbone e a gas esistenti. In effetti, la maggior parte della capacità incrementale a carbone e un terzo della capacità a gas associata alla domanda dei data center provengono da impianti esistenti che ne evitano o ritardano la dismissione", scrivono gli analisti.

Una sorta di paradosso, dunque. La modernizzazione basata sull'IA, che dovrebbe migliorare l'efficienza dei sistemi energetici, il controllo e la prevedibilità delle fonti rinnovabili non programmabili, incentivare lo sviluppo di smart city e smart grid, rischia di essere un boomerang. Per lo meno dal punto di vista ambientale.

Il peso dei data center sulle emissioni e il ruolo Usa

In questo processo gli Stati Uniti fanno da traino. Entro il 2035, gli analisti di BloombergNEF prevedono che i data center rappresenteranno l'8,6% dell'intera domanda di elettricità degli Stati Uniti, più del doppio della loro quota attuale del 3,5%.

Un quadro che apre una serie di interrogativi sulle previsioni di riduzione delle emissioni globali legate all'energia. Nel rapporto si prevede che nel 2024 hanno raggiunto il picco e che diminuiranno del 13% entro il 2035 e del 22% entro la metà del secolo. Ma l'aumento dei data center probabilmente attenuerà il calo.

Stime certe ad oggi non possono esserci, ammettono gli stessi analisti di BloombergNEF: l'evoluzione della domanda futura dei data center è alquanto incerta e soggetta a revisione e, dunque, "solo il tempo ci dirà se il 2024 ha raggiunto davvero il picco" delle emissioni.

Articolo di Elena Veronelli