
Una strategia comune per clima, sicurezza energetica e cooperazione geopolitica. Articolo di Pierpaolo Signorelli.
Nel complesso scenario del cambiamento climatico e della transizione energetica, il metano emerge come una delle principali sfide e, al contempo, opportunità per la cooperazione tra Europa e Nord Africa. Ridurre le emissioni di questo potente gas serra non è solo una necessità ambientale: può diventare uno strumento concreto per rafforzare le relazioni tra le due sponde del Mediterraneo e accelerare la costruzione di un futuro energetico condiviso.
Questo il focus del dibattito che si è tenuto dall'associazione Globe Italia e dal Environmental Defense Fund (EDFE) e che è stato presentato alla stampa estera nella prestigiosa sede di Palazzo Grazioli a Roma.
Ha aperto i lavori Matteo Favero, Presidente Globe Italia, rimarcando come l'Italia sia divenuta, ancor di più dallo scoppio delle ostilità fra Russia ed Ucraina, Hub energetico euro-mediterraneo: un naturale ponte fra nord e sud del Mondo, fra Occidente e Oriente, un ruolo importante foriero di nuove di responsabilità. E Da questa nuova consapevolezza bisogna ripartire per affrontare la transizione energetica nel settore del gas.
Gli interventi tecnici
Gli fa eco Pier Paolo Raimondi, Ricercatore IAI, che ha ribadito come la dimensione internazionale sia la principale via per confrontarsi sul tema della transizione energetica, precipuamente sulle emissioni di metano di cui l'Italia è uno storico e consolidato consumatore. È, infatti, il secondo paese in Europa per consumi e il primo per transiti, con livelli medi annui abbastanza sostenuti (intorno ai 70 mld smc annui), malgrado la grave discesa nei consumi industriali che prosegue da due decenni.
Nel mondo, le emissioni di metano, ossia le perdite e le fughe che si verificano in una qualunque fase della filiera (estrazione, compressione, trasporto, stoccaggio e consumo) sono in aumento. Il metano (CH₄) ha un potenziale climalterante oltre 80 volte superiore alla CO₂ nei primi 20 anni dopo l'emissione e le perdite sono in aumento specialmente nei paesi produttori del Nord Africa, come Algeria, Libia ed Egitto.
Quindi sia per proprio primario interesse che per necessità legate alla transizione l'Italia – ha proseguito il ricercatore – deve raffinare le strategie di approvvigionamento facendo valere la propria rilevanza energetica di paese importatore e di hub, ponendo nei contratti di importazioni requisiti di sicurezza contro le dispersioni e le perdite.
È stata quindi la volta di Massimo Micucci, consulente senior Environmental Defense Fund, che ha posto l'accento sull'importanza di un pacchetto di regole comuni per paesi e aziende che interagiscono fra loro nel corso del processo di filiera, regolamenti che devono essere tradotti in protocolli comuni, misurazioni condivise e modalità di rimborso a seguito del mancato rispetto degli impegni sottoscritti. Per la rinnovata centralità del Mediterraneo nei commerci internazionali di energia (gas) l'Italia è chiamata a svolgere un ruolo importante e delicato nell'ambito di questo difficile momento storico, dovendosi armonizzare le esigenze della transizione energetica e lo sviluppo industriale dei paesi partner. E l'Europa ha già riconosciuto dal 2020 l'urgenza del problema attraverso il protocollo Methane Strategy Package.
Ridurre queste perdite – ha proseguito il consulente – non richiede tecnologie rivoluzionarie: strumenti di monitoraggio satellitare, rilevamento da drone e manutenzione delle infrastrutture esistenti permetterebbero tagli immediati a basso costo. Secondo l'Agenzia Internazionale dell'Energia (IEA), il 75% delle emissioni di metano nell'oil & gas può essere evitato con misure già disponibili.
Tuttavia, per avere impatto nel Mediterraneo, serve una diplomazia del metano: un'iniziativa multilaterale che veda l'Italia come paese capofila capace di promuovere standard comuni, investimenti congiunti e benefici condivisi.
Ha poi preso parte al dibattito Sara Cozzone di Environmental Defense Fund Europe, che ha sottolineato l'importanza dell'Osservatorio Europeo della Società Civile sul Metano, piattaforma indipendente lanciata ad aprile da EDF Europe insieme ad altri partner, la cui attenzione è rivolta al cambiamento climatico e all'insieme delle possibili risposte per realizzare la transizione energetica. In quest'ottica, si concentra l'azione del monitoraggio sulla riduzione delle emissioni di metano; elemento di grande rilievo è quello di far emergere come prioritario in tale pratica il punto di vista della società civile. In effetti, il ruolo della società civile è fondamentale sia come presidio nei consumi – imprese e famiglie sono i naturali i consumatori del gas – sia di controllo continuo sulle politiche e gli accordi intrapresi da aziende fornitrici e Governi.
La via della cooperazione tra i Paesi del Mediterraneo è uno degli strumenti principali, che è stato attivato – ha continuato la ricercatrice – per mettere in pratica il monitoraggio sulle emissioni di gas e per raggiungere l'obiettivo di una completa transizione energetica. L'Osservatorio vuole, infatti, creare sinergie virtuose che consentano di mettere in pratica best practices fra i vari partner, riducendo al minimo le emissioni di metano, ed in genere dei gas climalteranti, in tutti i contesti economico-sociali.
Il dibattitto politico
Si è poi aperto il confronto fra Massimo Milani, deputato FdI, Segretario della VIII Commissione Ambiente Camera dei deputati e Patty L'Abbate, deputato pentastellato, Vice Presidente VIII Commissione Ambiente Camera dei deputati.
Per l'on. Milani occorre che l'Italia sia parte attiva di questo processo, nel quale si riesca a coniugare gli interessi legittimi del paese – l'Italia basa la propria sussistenza energetica innanzitutto sul gas – con le sfide della decarbonizzazione, nella quale proprio il gas è il vettore "ponte" per eccellenza. C'è bisogno di proposte operative quali, ad esempio, lo sviluppo di certificazioni "a bassa dispersione" per il gas importato, premiando i produttori virtuosi, come anche di formazione congiunta tra aziende europee e operatori nordafricani, per scambio di competenze e tecnologie. Tanto più riusciamo ad esportare tecnologie e protocolli, tanto più miglioriamo le condizioni economiche dei paesi partner e limitiamo le spinte migratorie verso l'Italia.
Per il vicepresidente L'Abbate, la priorità da seguire è doppia: da una parte potenziare le pratiche di misurazione in tutti i contesti operativi; dall'altra, come diretta conseguenza della prima e a suo completamento, va accresciuta la prevenzione, perché se ne fa troppo poca. Inoltre, il recente regolamento europeo sulle emissioni di gas (2024/178) è condizione necessaria, ma non sufficiente per la lotta all'inquinamento: costituisce infatti un valido strumento, ma da solo, di per sé non garantisce la riuscita; occorre una costante abnegazione di tutte le parti coinvolte, perché il mondo sta cambiando e sta cambiando in fretta.
Sull'ultimo punto l'on. Milani ha voluto commentare ponendo l'accento sulla nuova rivoluzione industriale in atto, l'Intelligenza Artificiale e la robotizzazione. Sono due fenomeni enormi e permeanti la nostra vita, la nostra quotidianità che cambieranno profondamente e irreversibilmente sia il sistema produttivo che la nostra società. Una rivoluzione che richiederà tanta energia, come già dimostrano i data center, veri e propri assorbitori di energia, per far fronte ai quali non si potrà contare sulle soli rinnovabili. Ragione per la quale il metano potrà ancora giocare un ruolo significativo nel lungo percorso della transizione.