ACQUE BRESCIANE, NEL PIANO INDUSTRIALE AL 2045 OLTRE UN MILIARDO DI INVESTIMENTI

22 mar 2021
Primo piano strategico per il gestore unico del servizio idrico della provincia di Brescia. Entro il 2022 è previsto l’ampliamento a 152 Comuni gestiti per almeno un segmento e l’ingresso di oltre 100 nuovi dipendenti. L’impatto economico finanziario totale nell’arco di Piano supera i 7 miliardi di €. 110 progetti candidati al Piano nazionale resistenza e resilienza.

Il primo Piano industriale di Acque Bresciane 2020-2045 è stato votato all’unanimità sia dal Comitato d’indirizzo e controllo, che per la prima volta dal 2017 nella seduta del 10 febbraio ha raggiunto il numero legale, sia dall’Assemblea dei soci riuniti in assemblea virtuale il 26 febbraio. 

Questo strumento economico e finanziario definisce la strategia della società riguardo l’acquisizione della gestione di nuovi Comuni, gli investimenti e le fonti di finanziamento, nel rispetto degli standard qualitativi e tariffari stabiliti dall’ Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) e dagli Enti di governo dell’Ambito. L’orizzonte temporale arriva alla scadenza della concessione, nel 2045, e le assunzioni intraprese saranno estinte prima del termine del mandato societario.

Il presidente Gianluca Delbarba ha spiegato: “Garantire l’equilibrio economico e finanziario è uno dei goal dell’Agenda 2030. Vogliamo raggiungerlo mantenendo al contempo la sostenibilità delle tariffe. Questo Piano conferma, se mai ce ne fosse bisogno, la solidità e la visione prospettica della società, con oltre un miliardo di investimenti, nel segno della sostenibilità, dell’attenzione agli utenti e delle ricadute economiche e occupazionali sul territorio”.

Samuele Alghisi, presidente della Provincia, ente socio di Acque Bresciane, ha fatto sapere cheil fatto che questo piano industriale sia stato approvato dal comitato di indirizzo e di controllo con un numero ampio di partecipazione e consensi, credo sia già di per sé un bel riconoscimento per il gestore Acque Bresciane. La Provincia di Brescia dal canto suo e per le proprie competenze, non mancherà certo di accompagnare questo piano pluriennale con uno sguardo sempre vigile sul servizio erogato e attenta all'impatto sul territorio bresciano. Sostenibilità, trasparenza, innovazione queste sono le linee guida che abbiamo decisi di intraprendere in questi anni e che vediamo rafforzate anche in questo piano di Acque Bresciane al 2045”.

 

Perimetro gestionale

Dagli attuali 94 Comuni, gestiti in almeno uno dei rami del Servizio idrico integrato, a 106 entro il 2021 e a 152 entro il 2022. I nuovi ingressi riguardano realtà gestite in economia, 12 provenienti dalla gestione aggregata già scaduta di A2A Ciclo idrico, 14 dalla gestione in salvaguardia di ASVT.

Sono previsti indennizzi ai precedenti gestori per gli investimenti realizzati e non ancora ammortizzati:

  • 9,5 mln per A2A Ciclo Idrico
  • 45,4 mln per ASVT
  • 4,4 mln per Valle Camonica e altri Comuni 

Piano degli investimenti

Da qui al termine della concessione, nel 2045, Acque Bresciane ha programmato 1.057 milioni di € di investimenti.

  • 57 mln nel 2021
  • 107 mln nel 2022
  • 63 mln nel 2023
  • 830 mln dal 2024 al 2046 

I progetti candidati per il Piano nazionale di ripresa e resilienza

Acque Bresciane ha individuato 110 progetti meritevoli di essere inseriti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Si tratta di interventi, nei due settori della rete acquedottistica e della depurazione, per un totale di oltre 141 milioni.

Per efficientare la depurazione, favorire la transizione verde e la crescita sostenibile, oltre a superare le infrazioni comunitarie, sono stati segnalati a Regione Lombardia interventi e progettazioni per 89 milioni di €.

Per il segmento Acquedotti, 21 gli interventi candidati, fra ammodernamenti e nuove realizzazioni, per 52 milioni.

“Il settore idricoha commentato il presidente Delbarba - è uno degli snodi chiave per la transizione ecologica, che l’Unione Europea ha posto al centro di Next Generation. Snodo a cui purtroppo l’Italia si presenta con un forte ritardo, ma che le aziende del Servizio idrico integrato possono contribuire a colmare, visto che economia circolare, sostenibilità ambientale, uso efficiente delle risorse e dell’energia, recupero energetico sono la nostra mission”.

"L’acqua è un bene universale e prezioso - osserva il direttore generale di Utilitalia, Giordano Colarullo va preservato a tutti i livelli. Il Servizio idrico integrato ha bisogno di qualità ed efficienza, mettendo al centro la soddisfazione dei cittadini che dovranno avere una prestazione standard su tutto il territorio. Per raggiungere questo obiettivo - prosegue il direttore generale di Utilitalia - l’unica strada possibile è che la gestione sia affidata a operatori industriali in grado di offrire un adeguato servizio. Con la transizione ecologica dobbiamo migliorare e proteggere le nostre risorse idriche. Il Recovery è un’opportunità storica che dovrà essere capace di tenere insieme tutti questi elementi in un unico flusso rivolto a un approccio innovativo per legare cittadini, associazioni, enti istituzionali e aziende. Naturalmente serve un Piano, come quello messo a punto l’energia e il clima, in cui siano evidenti i capitoli relativi agli investimenti e alle necessarie semplificazioni. Il Pnrr può essere lo strumento giusto per farlo - spiega Colarullomolti i punti che richiedono attenzione, dalla necessità di diventare più resilienti di fronte alle sfide imposte dai cambiamenti climatici al concetto di riuso grazie all’implementazione completa della depurazione in ottica di economia circolare. Ma è urgente concentrarsi su due in particolare. Il primo, lo snellimento delle procedure degli iter autorizzativi, a cominciare dalle richiamate semplificazioni per proseguire con l'abbattimento dei vincoli burocratici e uno snellimento dei passaggi intermedi. Il secondo riguarda il riassetto della governance, soprattutto al Sud dove le gestioni in economia non riescono a rispondere alla carenza infrastrutturale e di conseguenza ai bisogni degli utenti; cosa che invece si può ottenere evitando le frammentazioni, e dando spazio a gestori strutturati su scala industriale e sostenibile". 

Assunzioni finanziarie

La società risponderà al fabbisogno finanziario di 186 mln € attraverso un finanziamento di 175 mln €, di cui 135 milioni € con un prestito erogato in 4 anni e 40 milioni € con l’emissione di un hydrobond.

Altre entrate sono previste dall’ingresso di soci pubblici nel capitale, per 3 mln €, e per 8 mln € da Crowdlending, da attuare nel 2023.

L’aumento del debito è da ricondurre principalmenteall’incremento della spesa per investimenti e al Terminal Value da retrocedere ai gestori uscenti nel 2021 e 2022.

Il rimborso del debito contratto con le banche avverrà in 14 anni, dal 2025 al 2038, termine ampiamente precedente alla data di conclusione della Concessione, il 2045.

Principali indicatori

•        DSCR
Acque Bresciane presenta un indice finanziario prospettico che valuta la capacità dell’azienda di sostenere i debiti, Debt Service Coverage Ratio (DSCR) di 1,3, indice di solidità.

•        PFN/PNAdj
Il rapporto PFN su PN rettificato (considerando anche i contributi ricevuti non ammortizzati) rimane sempre al di sotto di 1

•        PFN/EBITDA
Si muove al di sotto del valore soglia di 5.

 

Sviluppo dell’organico.

In due anni, dal 2020 al 2022, l’organico di Acque Bresciane passerà da 270 dipendenti (dato medio annuo) a 378, per un numero totale di ingressi di 108 persone, per poi stabilizzarsi su questi livelli.

 

L’impatto del Piano industriale.

Dal punto di vista economico e finanziario, Acque Bresciane produrrà un impatto diretto tra il 2019 e il 2045 di 2.769 €/Mln, a cui aggiungere 2.770 €/Mln come impatto indiretto e 1.946 €/Mln come indotto, per un totale di 7.485 €/Mln.

La stima dell’impatto annuale medio generato da Acque Bresciane rispetto al Prodotto interno lordo, per la provincia di Brescia – con 39,3 miliardi € – si attestano allo 0,5%. Su base nazionale si calcola un impatto di 181 milioni €.

L’impatto occupazionale al 2045, calcolando gli effetti indiretti e l’indotto, si attesta oltre le 23 mila unità su tutto il territorio nazionale.

 

L’evoluzione tariffaria

Le tariffe, che vengono approvate dagli Enti di governo dell’ambito ogni tre anni, varieranno in media fra il 2020 e il 2038 dell’1,93% l’anno. Dal 2042 al 2046 si prevede un ribasso del 2,46%. Dal 2024 si tratta quindi di previsioni, mentre fino al 2023 le tariffe sono già state approvate dall’Autorità nazionale e d’ambito.

Simulando la bolletta di una famiglia che consuma 150 mc di acqua l’anno, l’aumento dal 2020 al 2023 corrisponde a un caffè al bar al mese, per un totale di circa 14 € l’anno.

Si tratta di un valore che garantisce gli investimenti necessari a fornire acqua sicura dal rubinetto, una rete fognaria efficiente e i processi di depurazione per restituire acqua riutilizzabile. Ricerca e innovazione sono elementi imprescindibili per riuscire a fornire un servizio di qualità ai cittadini, sia nei Comuni già gestiti sia nei Comuni in via di acquisizione.