CONTROLLI SEMPRE PIÙ STRINGENTI PER L’ACQUA POTABILE: NUOVI LIMITI PER I PFAS CON L’ULTIMA DIRETTIVA UE

11 gen 2022
In Italia possiamo fare affidamento su un’acqua potabile di qualità e un sistema acquedottistico avanzato. Nel nostro Paese, gli acquedotti sono normati dal D.Lgs 31/2001 che recepisce la Direttiva Europea 98/83/CE, imponendo standard qualitativi minimi per l’acqua destinata al consumo umano: da bere, per cucinare o per altri usi domestici.

 La sicurezza dell’acqua potabile nel nostro Paese è dunque garantita da una regolamentazione stringente che mette in chiaro quali sostanze possono essere presenti nell’acqua da bere e in quale quantità, ma che ancora non impone i limiti per alcune sostanze scoperte più di recente, i cosiddetti inquinanti "emergenti".

In alcune aree localizzate, infatti, si registra una presenza più frequente sia di elementi chimici naturali nelle falde acquifere, sia di sostanze inquinanti prodotte dalla sempre più intensa attività industriale dell’uomo, come i PFAS, anche conosciuti come perfluorati.

Il problema dei PFAS, che recentemente ha toccato in particolare la regione Veneto, riguarda in realtà l’intero territorio nazionale ed europeo: la presenza di queste sostanze è infatti genericamente diffusa nel nostro Paese, con concentrazioni maggiormente significative soprattutto nei bacini idrografici interessati dalla presenza di impianti fluorochimici. Situazioni come questa richiedono controlli sempre più stringenti oltre che impianti specializzati per la filtrazione dell’acqua potabile. Sistemi tecnologici da installare sia livello Industriale che Municipale e Domestico, come quelli realizzati da Culligan, azienda di riferimento nel settore del trattamento acqua.

Da qui nasce la nuova Direttiva UE 2020/2184, entrata in vigore lo scorso gennaio.

Ancora più rigorosa sulla qualità delle acque destinate al consumo umano, prevede dei valori limite per i nuovi inquinanti “emergenti”, tra cui appunto, i PFAS. Gli Stati membri, tra cui l’Italia, hanno ora due anni di tempo, fino al 2023, per recepire le modifiche nelle loro norme nazionali e per incentivare industrie e amministrazioni pubbliche ad adeguarsi ai nuovi standard.

Ma cosa sono i Pfas? Come si diffondono? E quali sono le soluzioni per eliminarli dall’acqua potabile?

Facciamo chiarezza con l’esperto in igiene, normativa e tecnologie per il trattamento delle acque, Giorgio Temporelli, sulla legislazione in vigore e sulle ultime soluzioni sul mercato.

Che cosa sono i PFAS?

I PFAS, anche conosciuti come perfluorati sono una vasta famiglia di sostanze ampiamente utilizzate dall’industria.

Come spiega Giorgio Temporelli, “la particolare struttura chimica di queste molecole e il forte legame tra fluoro e carbonio le rende particolarmente resistenti al degrado. Pertanto, i composti PFAS presentano un’elevata persistenza ambientale e capacità di bioaccumulo con effetti tossici sull’uomo di varia natura”. Di particolare interesse sono i cosiddetti PFOS (acido perfluorooctansulfonico) e PFOA (acido perfluorooctanoico), a causa della loro vasta applicazione in vari settori industriali; basta pensare al politetrafluoroetilene (PTFE) per abbigliamento sportivo, o la produzione di detergenti, cere per lucidare i pavimenti, pitture, vernici, pesticidi e schiume antincendio. L’elevata idrosolubilità motiva la diffusa presenza di queste sostanze nell’acqua, che rappresenta quindi un importante veicolo di contaminazione. Altre vie di assorbimento possono essere gli alimenti (in particolare il pesce) e l’aria.

Come si diffondono nell’acqua?

I PFAS, se non ben monitorati durante i processi di lavorazione industriale e nei successivi scarichi, hanno la capacità di filtrare nelle acquee sotterranee, arrivando a contaminare le falde acquifere utilizzate per l’acqua potabile con il rischio di ingresso nella catena alimentare. La presenza media di PFOS nelle acque potabili italiane è nell’ordine dei ng/L e di alcune decine di ng/L per quanto riguarda gli PFOA: tali concentrazioni (nanogrammo/L = miliardesimo di grammo per litro) sono rilevabili soltanto con l’ausilio di sofisticate apparecchiature, classicamente spettrometri di massa, in dotazione nei laboratori d’analisi più avanzati.

I valori medi sono molto contenuti ma il problema della contaminazione da perfluorati esiste localmente. Alcuni territori del Veneto risultano tra le aree più contaminate: la presenza di queste sostanze nelle falde e nei corsi d’acqua superficiali è stata rilevata in un’area di circa 150 km2 tra le provincie di Vicenza, Verona e Padova con concentrazioni di svariate decine di µg/L (per i PFOA), quindi molto superiori ai valori limite stabiliti.

Che cosa dice la nuova normativa?

La legislazione attualmente in vigore in Italia non prevede parametri di controllo per il rilascio dei PFAS, né di altre sostanze perflourate come PFOA e PFOS.

La nuova Direttiva (UE) 2020/2184 sulla qualità delle acque potabili, presenta sostanziali novità rispetto alla precedente, tra cui l’aggiornamento degli standard qualitativi per le acque potabili, ponendo limiti più severi di concentrazione per i contaminanti già regolati e inserendo nuovi standard per sostanze inquinanti emergenti, tra cui i PFAS.

Vent’anni dopo l’entrata in vigore della prima Direttiva sull’acqua potabile (98/83/CE) e recepita in Italia dal D.Lgs 31/2001, si è deciso infatti di rendere l’acqua da bere ancora più sicura, introducendo nello specifico due parametri: PFAS totali (limite di 0,5 mg/L) e somma di PFAS (limite di 0,1 mg/L).

Per quanto riguarda il recepimento da parte degli Stati Membri, l’articolo 24 della nuova Direttiva indica la scadenza del 12 gennaio 2023 per la messa in vigore di tutte le leggi, regolamenti e provvedimenti amministrativi necessari per la conformità. Il recepimento da parte dell’Italia comporterà dunque l’abrogazione dell’attuale D.Lgs 31/2001, che verrà sostituito da un nuovo decreto legislativo. Ogni paese potrà introdurre nell’elenco di sostanze da controllare ulteriori parametri e/o stabilire valori più restrittivi a quelli previsti a livello europeo.

 

Quali sono le ultime soluzioni presenti sul mercato per eliminare i PFAS dalle acque?

È possibile controllare ed eliminare la presenza di queste sostanze dall’acqua potabile grazie a sistemi di filtrazione specializzati in ambito acquedottistico, sia per gli impianti di competenza dell’Amministrazione Pubblica sia per quelli industriali.

Anche in ambito domestico, esistono sistemi che permettono di utilizzare l’acqua del rubinetto in totale sicurezza migliorandone ulteriormente la qualità. In particolare, la tecnologia a Osmosi Inversa di alcuni impianti realizzati da Culligan – azienda di riferimento a livello internazionale nel settore del trattamento acqua - si sono dimostrate tecnologie efficaci nella rimozione dei PFAS dall’acqua, così come anche i filtri a carboni attivi granulari. E sono proprio questi ultimi ad essere stati adottati dai vari gestori d’acquedotto delle zone interessate per ridurre, con notevole successo, le concentrazioni di PFAS nelle reti idriche. L’Istituto Superiore di Sanità ritiene che l’applicazione di adeguate tecnologie (carboni attivi o filtrazione con membrane) nella filiera di produzione e distribuzione delle acque destinate al consumo umano possa garantire, nelle acque trattate, i seguenti livelli di performance: PFOS ≤ 0,03 µg/L e PFOA ≤ 0,5 µg/L. Valori significativamente inferiori ai limiti adottati dal nostro Paese, che rappresentano, attualmente, l’obiettivo ritenuto tossicologicamente accettabile a cui tendere.

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A proposito di Culligan 

Fondata nel 1936, Culligan International è leader mondiale nei sistemi di trattamento dell’acqua, presente in oltre 90 Paesi. Culligan progetta, produce e distribuisce soluzioni su misura di affinaggio e qualificazione dell’acqua per tutti i settori: dagli acquedotti municipali alle applicazioni per il settore ospedaliero e medicale, dai sistemi per uso domestico ai grandi impianti destinati all’industria, fino alle piscine più esclusive e le grandi navi. Le tecnologie all’avanguardia, la costante attività di ricerca e l’eccellente e capillare servizio di assistenza fanno di Culligan - che nel 2020 ha raggiunto un fatturato di 1,3 miliardi di dollari - un qualificato punto di riferimento per il settore.

In Italia, dove l’azienda è presente dal 1960, Culligan è leader del settore e prima tra le imprese più importanti per fatturato nell’ambito del trattamento acqua. Dal nostro Paese - dove risiedono un centro produttivo e un centro R&S all'avanguardia a Cadriano Di Granarolo Dell'Emilia (BO), un centro produttivo a Corsico (MI), oltre una decina di sedi commerciali regionali e una serie di società controllate – Culligan Italiana coordina inoltre il business del Gruppo per l'intera area EMEA.