
L’avvio del Fondo Nazionale può sbloccare investimenti annui per 800 milioni di €
- È in atto una revisione degli obiettivi europei di Efficienza Energetica (EE) in senso più sfidante: 27% al 2030 e 32%-41% al 2050.
- In Italia il quadro normativo rende quanto mai incerto il futuro del settore: si attendono da oltre un anno le linee guida per i Certificati Bianchi (TEE); il Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica è bloccato da oltre tre anni, il nuovo codice dei contratti introduce luci e ombre.
- 700-800 milioni di €/anno di investimenti in EE sono bloccati a causa della mancata emanazione del Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica (ex dlgs 102/14).
- Il meccanismo dei certificati bianchi sembra essersi inceppato: sempre meno titoli emessi a fronte di obiettivi sempre più ambiziosi (mercato corto) spingono i prezzi dei TEE oltre i 150 €.
- L’incertezza abbatte i margini economico-finanziari degli operatori del settore: riduzioni di fatturato tra il 4% e il 26% e dell’Ebitda tra il 5% e il 23%.
- Sorprendono le performance negative delle ESCo Consulenziali fino a oggi sempre in crescita.
- Per uscire dall’impasse servono nuovi modelli di business, nuove tecnologie – in primis l’Internet of Things (IoT) – nuove policy pubbliche e schemi di finanziamento ad hoc.
- L’IoT rappresenta la nuova frontiera dell’EE: si stima che entro il 2020 saranno diffusi nel mondo dai 20 ai 35 miliardi di oggetti intelligenti, con risparmi energetici potenziali del 30-40%.
Presieduto dal Prof. Andrea Gilardoni dell’Università Bocconi e Presidente di Agici, si è tenuto oggi il III Workshop annuale del Centro Studi sull’EE CESEF dal titolo“Efficienza energetica in Italia: tante competenze ma pochi progetti. Public policy, finanza e innovazione le leve per il rilancio”.
“Il mercato dell’efficienza energetica sta vivendo una serie di paradossi che ne limitano lo sviluppo potenziale – ha rilevato Stefano Clerici, Direttore del CESEF. Nonostante l’EE sia al centro delle politiche energetiche nazionali e internazionali, nel nostro Paese è poco sostenuta e talvolta osteggiata. Le risorse a disposizione sono poche e usate male (ad esempio i 900 milioni di € del conto termico non spesi o i 70 milioni di €/anno del Fondo Nazionale per l’EE ancora bloccati), il sistema incentivante poco generoso. Inoltre, a dispetto di alcune stime che vedono il mercato del’EE in crescita, i financial di ESCo e Società di servizi evidenziano le forti difficoltà del settore”.
“Il rilancio complessivo del settore dell’EE passa da un profondo rinnovamento del mercato – ha sottolineato il Prof. Gilardoni. Le difficoltà nascono, infatti, da modelli superati dal punto di vista del business, delle modalità di finanziamento, oltre che dalla governance complessiva del settore che appare oggi carente. Occorrono policy chiare e innovative, anche guardando alle esperienze europee come, ad esempio, i modelli di Command&Finance; modelli di business delle ESCo meno basati sulla burocrazia dei certificati bianchi e più orientati a valorizzare competenze tecniche e progettuali; tecnologie più innovative, come l’Internet of Things che permette di incrementare l’EE non meno del 30%-40%; modelli finanziari innovativi più adatti al settore”.
Al Workshop – nel quale è stato presentato e discusso il Rapporto 2016 “Innovare il mercato dell’efficienza energetica. Public policy, strategie e Internet of Things” – sono intervenuti in qualità di speaker: Francesco Sperandini (GSE); Federico Testa (ENEA), Luca Gentile (ABB), Giovanni Bartucci (Bartucci), Matteo Codazzi (CESI), Enrico Morandi (E.ON), Cristian Fabbri (Hera), Luca Marchisio (Terna), Riccardo Angelini (Iren), Maurizio Massanelli (Manutencoop), Alessandro Cattaneo (Fondazione Patrimonio Comune), Marco Radice (Studio Radice & Cereda), Andreana Esposito (CDP), Paola Rusconi (EEEF), Giuseppe Dasti (Mediocredito Italiano), Stefano Fissolo (Susi Partners).
Tra gli aspetti più rilevanti emersi dal dibattito la proposta per l’avvio del Fondo Nazionale per l’EE, bloccato da tre anni: circa 70 milioni di € all’anno, oggi diventati 210 milioni di €, che potrebbero attivare molti investimenti in EE. Secondo le nostre stime il fondo sbloccherebbe 6.000-7.000 interventi all’anno, per circa 700-800 milioni di € di investimento. L’immobilismo è legato alla individuazione del soggetto gestore. Il Governo opta per la doppia conduzione GSE-CDP. Secondo il CESEF il modello da seguire è il Fondo di garanzia per le PMI (700 milioni di € di dotazione media annua), gestito da una ATI di banche, che nel solo 2015 ha favorito 15 miliardi di € di investimenti.
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In occasione del Workshop sono stati assegnati i CESEF Energy Efficiency Awards 2016 a tre interventi di Efficienza Energetica di particolare importanza nel panorama nazionale. Obiettivo dell’iniziativa è la valorizzazione delle best practice nazionali del settore, con l’auspicio di portare a sistema i migliori progetti e le strategie più innovative contribuendo allo sviluppo del mercato dell’Efficienza Energetica. I tre premi:
Project Energy Efficiency Award
Riduzione della Carbon footprint dello stabilimento chimico Styron
assegnato a Hera, Styron e Federchimica
“Per aver abbattuto le barriere tecniche ed economiche del progetto grazie alla sinergia
tra operatori e alla condivisione di competenze”
Strategic Energy Efficiency Award
Piattaforma Smart City
assegnato ad A2A
“Per lo sviluppo di una infrastruttura di base abilitante i servizi IoT indispensabili
per creare la città del futuro”
Financial Energy Efficiency Award
L.E.D.S. – Lighting Efficiency Deal Securization
assegnato a TerniEnergia e Susi Partners
“Per l’innovativa gestione finanziaria di un progetto di efficienza energetica”
sono stati consegnanti da Francesco Sperandini, Presidente e Amministratore Delegato del GSE.
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Sintesi del Rapporto CESEF 2016
“Innovare il mercato dell’efficienza energetica.
Public policy, strategie e Internet of Things”
Le novità normative e dei sistemi incentivanti
Nel settore dell’EE sono in atto numerosi interventi che ne modificheranno l’assetto normativo. A livello europeo è in corso un processo di riforma della Direttiva Europea orientato a superare, da un lato, le criticità legate al mancato recepimento della stessa da parte di alcuni paesi; dall’altro, a rendere più ambiziosi gli obiettivi di EE, raggiunti in parte grazie al calo dell’economia e alle crisi di impresa, che hanno ridotto i consumi energetici, piuttosto che a processi virtuosi di rinnovamento tecnologico. Ciò è coerente con le altre policy energetiche europee che fissano gli obiettivi di EE al 27% al 2030 e al 32-41% al 2050. Anche in Italia sono in corso modifiche regolatorie, soprattutto ai meccanismi incentivanti: se, da un lato, si attendono ancora le linee-guida per i TEE, dall’altro è stato varato il Conto Termico 2.0; il mistero poi aleggia intorno al fondo di garanzia che ormai dovrebbe essere dotato di oltre 200 milioni di €; la situazione sul punto comincia ad avere profili scandalosi. Il tema degli incentivi è particolarmente caldo poiché i dati del 2015 relativi ai risparmi energetici associati ai diversi sistemi di sostegno generano alcune preoccupazioni circa il raggiungimento degli obiettivi al 2020 (Figura 1); ad esempio, sensibile è il calo della emissione di TEE per le modifiche normative e per l’aumento del tasso di rigetto delle PPPM. Le detrazioni danno un apporto stabile ai risparmi ma non in linea con gli obiettivi, mentre il Conto Termico (vecchio) è irrilevante.
Come da noi previsto nel Rapporto CESEF 2015, per i TEE si sta verificando una situazione di “mercato corto” a causa della riduzione dell’offerta a fronte di obiettivi (domanda) sempre più ambiziosi. Ciò ha generato un rialzo dei prezzi dei titoli che nella prima metà del 2016 hanno superato i 150 €/TEE (con valori medi intorno a 125 €/TEE). Ciò, peraltro, dovrebbe avere l’effetto di aumentare l’incentivo all’investimento in EE.
Come viene approfondito più nel dettaglio nel primo capitolo del Rapporto CESEF 2016, le cause del crollo dei TEE offerti sono principalmente due: il calo sensibile dei progetti presentati per ottenere gli incentivi (PPPM + RVC); l’aumento significativo delle PPPM presentate ma respinte.
Performance finanziare e competizione. un mercato che cambia
Nel secondo capitolo del Rapporto CESEF 2016 si sviluppa l’analisi economica e finanziaria di un campione di 140 società di servizi focalizzato sul business dell’EE; ciò ci permette di monitorare l’andamento del mercato nelle sue varie componenti oltre che di evidenziare lo stato di salute delle imprese.
I risultati generati dalle società del 2014 confermano gli stessi trend dell’anno precedente: le società dedite principalmente di consulenza performano visibilmente meglio rispetto alle società più integrate e strutturate, le quali, invece, mostrano le stesse difficoltà degli anni passati. Ma la situazione appare in forte evoluzione.
Il fatto più rilevante è che l’outlook 2015 (basato sui bilanci disponibili a luglio 2016, cioè circa un terzo del totale) delinea una situazione del settore di crescente difficoltà. Mentre i risultati del 2014 mostrano margini in deterioramento sul 2013 con l’eccezione delle società consulenziali che hanno risultati in crescita, il 2015 evidenzia una contrazione dei margini operativi per tutti i modelli di business. Le ESCo Consulenziali hanno, per la prima volta dal 2011, fatturati decrescenti (riduzione dei margini del 20-30% - Figura 2).
Le cause sono di varia natura: vanno dal calo dell’emissione dei TEE con i conseguenti impatti negativi sui ricavi delle ESCo, alla difficoltà di accesso al credito da parte delle società di dimensioni minori, e ancora alla mancanza di progetti di EE, soprattutto nell’ambito della Pubblica Amministrazione. Ciò impone alle ESCo, da un lato, di ripensare urgentemente al proprio business orientandosi maggiormente verso attività progettuali e tecniche; dall’altro, di ricercare partnership strategiche. Da questo punto di vista emerge una dinamica aggregativa o collaborativa tra ESCo e Utilities molto interessante, ma ancora incerta nei risultati: le prime, indebolite dalle tendenze, anche regolatorie, ricercano un operatore con cui instaurare rapporti di collaborazione al fine di crescere dimensionalmente; le seconde, dal canto loro, sono interessate ad avvicinarsi alle ESCo per ampliare il proprio business sull’EE ove normalmente non sono molto forti.
Più in generale, per fronteggiare la contrazione dei margini del 2014, emergenti anche dai dati preliminari 2015, le ESCo devono ripensare le loro strategie soprattutto di posizionamento sul mercato individuando specifiche aree di business su cui focalizzarsi e specifici segmenti di clientela da servire in modo ottimale. La sfida non appare banale e c’è da attendersi una modifica non marginale del settore.
l’internet of things e l’efficienza energetica
Il cambiamento tecnologico sta avendo in questi anni impatti notevolissimi. Parlare di EE pensando ai Led o ai boiler più efficienti non ci sembra più sufficiente. Difficile è però discernere tra le numerose dinamiche tecnologiche in atto; tuttavia, abbiamo deciso di focalizzare l’attenzione delle nostre attività di studio sull’Internet of Things evidenziando come l’IoT abbia delle potenzialità straordinarie anche per la crescita del comparto dell’EE.
Secondo il paradigma dell’Internet of Things (IoT) qualsiasi oggetto della nostra vita quotidiana può diventare “intelligente”, cioè capace di autogestirsi e autoregolarsi in base alle informazioni ricevute da parte di altri oggetti intelligenti. Le esperienze raccolte e i casi da noi studiati, illustrati nel terzo capitolo del Rapporto CESEF 2016, mostrano che, sebbene l’IoT non abbia come obiettivo quello dell’EE, di fatto il suo impatto in tale direzione può essere elevatissimo, fino anche al 60-70%. Ai fini dell’EE rilevano tutti i dispositivi, i macchinari e i software che consentono di monitorare, controllare e gestire i flussi di elettricità, gas e acqua. Nel mondo B2B, l’IoT definisce la Smart Factory: una realtà nella quale il mondo virtuale dell’Information Technology, Internet e il mondo fisico dei macchinari si integrano per creare un ambiente di produzione più efficiente in termini di processo e di impiego di risorse energetiche. Nel mondo B2C rientrano tra le tecnologie IoT per l’EE i sistemi di domotica e i dispositivi per il controllo e il monitoraggio dei consumi energetici, come gli smart meter; altre tecnologie intelligenti sono applicate alle infrastrutture per la Smart City (come i contenitori dei rifiuti smart, i lampioni della luce intelligenti, i sensori di parcheggio, ecc).
Dal punto di vista dell’offerta delle tecnologie IoT, i player che presentano una gamma di prodotti digitali per l’EE si possono classificare in tre macrogruppi: Automation Giants, Software House e Specialized players.
La domanda delle tecnologie IoT risulta ancora debole e relativamente a questo aspetto le Utilities potrebbero avere un ruolo decisivo per sostenere la domanda dell’IoT per l’EE in due ambiti in particolare: Smart Home e Smart City.
Analisi delle policy pubbliche europee per l’Efficienza Energetica
Infine, l’ultima sezione del Rapporto CESEF 2016 si concentra sull’analisi delle policy pubbliche adottate da alcuni paesi membri dell’UE.
L’Unione Europea, con la direttiva 2012/27/EU (di seguito DEE, che sostituisce le precedenti, ma che dovrebbe a sua volta essere modificata entro il 2016), ha tracciato la strada per raggiungere importanti obiettivi di efficientamento energetico; gli stati membri (quelli che hanno effettivamente recepito la norma), lo hanno fatto in modo molto articolato, alcuni anche ponendosi obiettivi molto più ambiziosi; tuttavia non tutti sono in linea con il raggiungimento dei target come, ad esempio, Francia, Germania, Olanda e Regno Unito dovranno aumentare gli sforzi.
Due articoli, in particolare, costituiscono i pilastri della DEE: l’Art. 7 che sancisce l’adozione di un regime obbligatorio o di misure alternative di EE; l’Art. 18, che definisce come è regolato il settore dei servizi energetici e quali sono le figure deputate allo sviluppo del mercato dell’EE.
La nostra analisi dei Piani d’Azione Nazionali di Efficienza Energetica (PAEE) 2014 mostra come quasi tutti gli Stati membri (60%) hanno optato per le misure alternative (talvolta combinate con un regime obbligatorio); il restante 40% ha scelto, invece, il regime obbligatorio. Ad esempio, Italia e Francia hanno adottato un regime obbligatorio basato sui TEE; il Regno Unito, invece, un regime obbligatorio limitato al settore residenziale; Germania e Olanda si differenziano in quanto utilizzano esclusivamente misure di policy alternative.
La varietà di approcci e strategie utilizzate vede un punto fermo nella rilevanza del comparto del building residenziale e terziario, su cui si concentrano le più rilevanti misure di policy analizzate. Il sistema dei TEE francese, ad esempio, è indirizzato esclusivamente al comparto del building, a differenza del sistema italiano diretto prevalentemente al mondo industriale.
Il mercato dell’EE nei Paesi considerati si è sviluppato in modo eterogeneo, ma è possibile individuare alcuni tratti comuni interessanti:
- accanto alla figura della ESCo (che ha caratteristiche molto diverse nei vari Paesi), vi sono numerosi attori più o meno specializzati nel campo dell’EE;
- il modello contrattuale EPC è stato poco utilizzato. Nonostante l’impulso della normativa europea che lo associa all’operato delle ESCo e di progetti-pilota stabiliti ad hoc (es. progetto Transparense), il modello è ritenuto di difficile applicabilità;
- alle difficoltà del mondo finanziario a sostenere il mercato dell’EE si cerca di ovviare a livello istituzionale attraverso formule di finanziamento ad hoc per il settore;
- il quadro che emerge è parziale e richiederebbe ulteriori approfondimenti. Emergono da un lato diffuse pratiche assai discutibili, ma pure alcune misure di policy che potrebbero essere adottate in Italia a integrazione di quelle esistenti; ad esempio, l’estensione decisa dei TEE al building, come in Francia, o l’adozione di sistemi tipo Command&Finance.
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Il Centro Studi sull’Economia e il Management dell’Efficienza Energetica (CESEF) è stato costituito nell’ottobre 2013 per monitorare a 360° il settore dell’efficienza energetica, ormai vitale per le politiche energetiche e ambientali nazionali e internazionali. Oggetto di studio del Centro sono le tematiche industriali, tecnologiche, finanziarie e di policy pubblica legate alla realizzazione di interventi finalizzati al risparmio energetico in ambito residenziale, terziario, industriale e trasportistico. I risultati degli studi vengono presentati in un Convegno Annuale, importante vettore di contatto e comunicazione tra imprese del settore e policy maker.
Agici Finanza di Impresa è una società di ricerca e di consulenza specializzata nel settore delle utilities (energia, ambiente e trasporti). Collabora con imprese, associazioni, amministrazioni pubbliche e istituzioni per realizzare politiche di sviluppo capaci di creare valore. L’approccio operativo e il rigore metodologico, supportati da un solido background teorico, assicurano un’elevata flessibilità che garantisce la personalizzazione delle soluzioni proposte. La conoscenza della realtà imprenditoriale, la pluriennale esperienza nei settori di riferimento e una vasta rete di relazioni nazionali e internazionali completano il profilo distintivo di AGICI.