Il 76% della domanda di energia nel 2035 sara' soddisfatto da fonti fossili, secondo il World Energy Outlook

27 nov 2013
Il 40% della crescita della domanda totale di energia da qui al 2035 sarà soddisfatto con le rinnovabili. Ma i consumi aumenteranno di un terzo e le fossili continueranno a fornire il 76% del fabbisogno energetico.

Lo prevede il New Policies Scenario dipinto dal World Energy Outlook 2013, presentato ieri. Uno scenario che, tra quelli presentati è considerato il più realistico, dato che presuppone che si tenga fede agli impegni di riduzione delle emissioni presi fino ad ora.

Il report annuale dell'Agenzia internazionale per l'energia, tradizionalmente conservatrice, dunque, descrivendo le tendenze in atto, traccia per l'ennesima volta un futuro che dobbiamo fare di tutto per rendere diverso.

Mentre l'uso del carbone è destinato a declinare nei paesi OECD, a causa delle legislazioni ambientali, si prevede, continuerà a crescere negli emergenti. Se la domanda OECD cala di un quarto, quella non-OECD cresce di un terzo e questa fonte sporca, pur vedendo il suo share nel mix elettrico mondiale calare dal 41% attuale al 33% del 2035, rimarrà la più importante.

Il baricentro del mondo dell'energia infatti, si spiega, è sempre più spostato verso le economie emergenti: il 90% della crescita della domanda dei prossimi 22 anni verrà da lì (vedi mappa), con la Cina a trainare nella prima decade e India e Sud Est asiatico nella seconda. Anche i paesi del Medio Oriente consumeranno sempre di più e dunque esporteranno meno gas e petrolio 

Come anticipato, si prevede dunque che le fossili al 2035 pesino ancora per il 76% della domanda totale di energia (contro l'82% del 2011) e per il 57% di quella elettrica (contro il 68% del 2011) e, mentre la domanda energetica totale cresce di un terzo, e quella elettrica sale di due terzi.

Ecco che dunque le emissioni in questo scenario continuano pericolosamente ad aumentare. Quelle del settore energetico crescono del 20% nei prossimi 22 anni, arrivando a 37,2 Gt e spingendo la febbre del pianeta a 3,6 °C sopra i livelli preindustriali, dunque ben al di là della soglia critica dei 2 °C

Fonte: www.qualenergia.it