
A cura di Gabriela Squarzoni, Ricercatrice di RSE (Ricerca su Sistema Energetico).
L'uso dei combustibili fossili per fini termici negli edifici residenziali è ampiamente diffuso in Italia. Il gas naturale copre il 60% del fabbisogno nel settore del riscaldamento degli edifici, il 65% della richiesta di acqua calda sanitaria e il 69% dell'energia necessaria per cucinare. Pertanto, lo sfruttamento di fonti rinnovabili nell'ambito del riscaldamento e del raffrescamento urbano può avere un significativo impatto sull'ambiente, andando a ridurre la quota di emissioni che a oggi sono legate all'utilizzo del gas naturale.
In questo contesto la geotermia a bassa entalpia può giocare un ruolo fondamentale: servirsi di sistemi che integrano pozzi o sonde geotermiche a impianti a pompe di calore permette di provvedere alle esigenze di riscaldamento e raffrescamento degli edifici, andando di fatto a ridurre notevolmente le immissioni in atmosfera di gas climalteranti e inquinanti primari. Il principio che sta alla base del funzionamento delle tecnologie geotermiche a bassa entalpia è lo scambio termico che avviene nelle falde acquifere presenti a basse profondità nel sottosuolo (geoscambio).
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