L'INTERVISTA. AssoProReTI: in Italia tecnologie trenchless in crescita ma con un ritardo significativo

26 set 2025
Intervista di Elena Veronelli a Roberto Bertero, Presidente di AssoProReTI.

Una normativa che, pur recependo le direttive europee, spesso manca di specificità tecniche adeguate; tempi di autorizzazione eccessivamente lunghi; un know-how sulle tecnologie spesso frammentato. Sono questi i principali nodi che rallentano un pieno sviluppo del settore delle tecnologie trenchless.

Ne parla in questa intervista Roberto Bertero, Presidente di AssoProReTI, la nuova Associazione Progettisti Reti Trenchless Italia.

Dunque in Italia le tecnologie trenchless sono sì in crescita ma con un ritardo significativo. Eppure - emerge dall'intervista - per quanto riguarda le reti idriche, l'Italia conta la presenza di oltre 500.000 km di tubazioni, mentre la rete gas conta circa 280.000 km di condotte. A questi si aggiungono migliaia di chilometri di reti fognarie, per telecomunicazioni ed energia.

"Questo patrimonio, spesso datato e in condizioni critiche, rappresenta un mercato potenziale enorme per le tecnologie trenchless, considerando che una significativa percentuale di queste infrastrutture necessita di interventi di manutenzione o sostituzione nei prossimi decenni", dice Bertero.

Di recente è nata AssoProReTI - Associazione Progettisti Reti Trenchless Italia, la prima associazione di categoria per i progettisti delle tecnologie trenchless. Quali sono gli obiettivi e i prossimi passi per raggiungerli?

Gli obiettivi di AssoProReTI sono legati principalmente alla diffusione del know-how relativo alle tecnologie trenchless. In prima battuta vogliamo rappresentare un punto di riferimento per tutti i progettisti di rete, accompagnandoli fin dalle prime fasi di progettazione nell'individuare le soluzioni più idonee per ogni caso specifico.

È importante sottolineare che questo non significa necessariamente procedere sempre con le tecnologie trenchless: il progettista deve poter disporre degli strumenti necessari per valutare autonomamente se sia preferibile scavare o procedere in modo non invasivo, considerando anche l'impatto ambientale e i costi indiretti dell'intervento.

I primi passi per raggiungere questi obiettivi prevedono l'implementazione di un piano di formazione specifica che possa supportare le esigenze dei progettisti che decideranno di associarsi.

Le tecnologie trenchless permettono di accelerare i tempi di approvazione e rispettivi investimenti nonché minimizzare l'impatto ambientale eliminando gli scavi tradizionali. Può spiegarci nel dettaglio come funzionano e operativamente in che modo riescono a portare tutti questi benefici?

Le tecnologie trenchless permettono di risanare tratti di condotte (idriche, fognarie, per telecomunicazioni, ecc.) dall'interno, minimizzando quanto più possibile gli scavi ed evitando al contempo la rimozione e lo smaltimento della vecchia condotta. Si procede creando o inserendo un nuovo tubo all'interno di quello già esistente, realizzando un manufatto strutturale in tempi ridotti.

Consideriamo una condotta da risanare in centro città: rimuovere il vecchio tubo e sostituirlo con uno nuovo significa, nel 90% dei casi, interrompere una strada, limitare il servizio idrico provocando interruzioni nell'erogazione dell'acqua, occupare con un cantiere parte della città che commercialmente perderà attrattività. Non solo: comporta l'utilizzo di mezzi inquinanti per scavare e per il rifacimento del manto stradale, nonché la produzione di rifiuti come macerie e, soprattutto, il vecchio tubo da smaltire. E se si trattasse di un tubo contenente amianto?

Con le tecnologie trenchless tutto questo può essere evitato, poiché la cantierizzazione si limita ai pozzetti di inserimento e di uscita del nuovo tubo/liner e le lavorazioni richiedono pochissimi scavi e tempi di realizzazione ridotti. I benefici sono evidenti per tutti gli stakeholder: commercianti, traffico cittadino, riduzione dell'inquinamento, minor produzione di rifiuti e anche un numero inferiore di autorizzazioni da richiedere per l'approvazione del progetto. Si tratta, in sintesi, di un'opzione win-win per tutti i soggetti coinvolti.

Tra i vantaggi delle tecnologie trenchless anche quello di ridurre i costi indiretti legati a traffico, commercio e disagi urbani. Di che cifre parliamo?

In ambito urbano, dove si concentrano la maggior parte dei sottoservizi, l'apertura di scavi per interventi sulle reti interrate genera impatti importanti che interessano la comunità circostante: aumenti dell'intensità del traffico e modifiche alla viabilità, con conseguenti ritardi, maggiori consumi di carburante, difficoltà di parcheggio e rischio di incidenti; aumento di inquinamento sotto forma di rumori, polveri, vibrazioni, emissioni di inquinanti e danni agli ecosistemi; perdite economiche per le attività commerciali e interferenze con gli spazi residenziali; rischio di danneggiamento di altri sottoservizi e di incidenti per operatori o terzi. 

Dai primi studi di settore in merito all'argomento emerge che le tecnologie trenchless possono raggiungere lo stesso risultato finale delle tecniche per la nuova posa, ma con costi indiretti inferiori fino all'80÷95%, in base alle condizioni al contorno che caratterizzano ciascun intervento.

Inoltre, risulta che per gli interventi open-cut i costi indiretti costituiscono il 20÷40% del costo totale, col restante 60÷80% coperto dai costi diretti. Per gli interventi no-dig i costi indiretti costituiscono il 2÷10% del costo totale, col restante 90÷98% coperto dai costi diretti.

L'impiego delle tecnologie trenchless spazia in tutte le tipologie di reti interrate. Di che volumi parliamo in Italia? E in particolare quanti Km di tubazioni convoglianti gas o acqua abbiamo?

L'Italia dispone di un patrimonio infrastrutturale sotterraneo estremamente esteso. Per quanto riguarda le reti idriche, si stima la presenza di oltre 500.000 km di tubazioni, mentre la rete gas conta circa 280.000 km di condotte. A questi si aggiungono migliaia di chilometri di reti fognarie, per telecomunicazioni ed energia.

Questo patrimonio, spesso datato e in condizioni critiche, rappresenta un mercato potenziale enorme per le tecnologie trenchless, considerando che una significativa percentuale di queste infrastrutture necessita di interventi di manutenzione o sostituzione nei prossimi decenni.

In Italia AssoProReTI è la prima associazione di categoria dedicata ai progettisti specializzati nelle tecnologie trenchless. All'estero invece già ci sono realtà simili?

AssoProReTI si ispira principalmente a realtà a livello europeo, attivi da anni nel settore. In altri Stati del continente infatti, le tecnologie trenchless hanno una diffusione molto più capillare rispetto all'Italia.

In Germania, ad esempio, per poter progettare utilizzando queste tecnologie è necessario possedere un certificato di partecipazione e superamento di un percorso formativo altamente specializzato. Esistono associazioni analoghe anche in Regno Unito, Francia e Paesi Bassi, dove queste tecnologie sono considerate standard nell'approccio progettuale.

La varietà di tecnologie disponibili è ormai vastissima e si adatta alle situazioni più disparate. Disporre della formazione necessaria o di un'associazione che possa guidare, accompagnare e sulla quale fare affidamento rappresenta l'opzione migliore in un mondo sempre più veloce e tecnologicamente avanzato.

In generale come si posizione l'Italia a livello sia normativo sia tecnologico in questo settore?

L'Italia si trova attualmente in una fase di crescita nel settore delle tecnologie trenchless, ma con un ritardo significativo rispetto ai principali paesi europei. Dal punto di vista tecnologico, il know-how è presente ma spesso frammentato, mentre dal punto di vista normativo persistono alcune lacune che rallentano l'adozione di queste soluzioni.

La normativa italiana, pur recependo le direttive europee, spesso manca di specificità tecniche adeguate per le tecnologie trenchless, creando incertezze interpretative che si riflettono sui tempi di approvazione dei progetti.

Si registrano criticità nei processi autorizzativi?

Gli operatori del settore lamentano effettivamente incertezze normative e tempi di autorizzazione eccessivamente lunghi. Spesso gli enti approvativi, non avendo familiarità con queste tecnologie, tendono ad applicare procedure standard pensate per i metodi tradizionali, vanificando i vantaggi in termini di tempi e impatto che le tecnologie trenchless potrebbero offrire.

Questa situazione genera un circolo vizioso: la scarsa diffusione delle tecnologie limita la conoscenza degli enti pubblici, che a loro volta rallentano l'adozione attraverso procedure inadeguate.

Cosa chiedete alle istituzioni per aiutarvi a far crescere questo settore?

Le nostre richieste alle istituzioni si articolano su diversi livelli:

Normativo: Sviluppo di un quadro normativo specifico per le tecnologie trenchless, con linee guida chiare per la progettazione, l'esecuzione e il controllo di qualità degli interventi.

Formativo: Promozione di programmi di formazione per i tecnici degli enti pubblici, affinché possano valutare correttamente i progetti che utilizzano queste tecnologie.

Procedurale: Semplificazione delle procedure autorizzative per progetti che utilizzano tecnologie trenchless, riconoscendo i benefici ambientali e sociali che comportano.

Incentivazione: Introduzione di meccanismi premiali per progetti che privilegiano soluzioni a basso impatto ambientale, come quelle offerte dalle tecnologie trenchless.

Standardizzazione: Promozione dell'adozione di standard europei e internazionali per garantire qualità e uniformità negli interventi.

L'obiettivo è creare un ecosistema favorevole allo sviluppo di queste tecnologie, che rappresentano una soluzione sostenibile e efficiente per la manutenzione e l'ammodernamento delle nostre infrastrutture sotterranee.

Intervista di Elena Veronelli