Perdite idriche, Ref: per monitoraggio efficace affiancare nuovi strumenti agli indicatori

13 ott 2025
In Italia il sistema ha permesso di registrare dal 2018 al 2023 una crescita fino all'89% della copertura di valutazione. Il limite dell'influenza di variabili esogene può essere superato grazie a soluzioni come l'analisi degli scostamenti.

Affiancare strumenti analitici come l'analisi degli scostamenti al meccanismo degli indicatori per superarne i limiti e monitorare più efficacemente le perdite idriche. Questa la proposta emersa dal Focus Acqua, approfondimento al centro del nuovo Position Paper n. 301 del Laboratorio Ref Ricerche, dal titolo "Il ruolo della regolazione incentivante per favorire il contenimento delle perdite idriche".

In Italia, si legge nel documento, grazie al sistema di indicatori in vigore ai sensi della delibera ARERA 917/2017 che premia le aziende virtuose e penalizza quelle meno efficienti, sono stati raggiunti risultati significativi: dal 2018 al 2023, registrata una crescita fino all'89 per cento della copertura di valutazione dei gestori della popolazione servita, con 155 milioni di euro in premi e 22,5 milioni in penalità.

Tale sistema, continua il Ref, è costituito da due indicatori complementari, le perdite lineari (M1a), misurate in metri cubi persi per chilometro al giorno, e le perdite percentuali (M1b), calcolate come rapporto tra metri cubi persi e somma dei metri cubi persi e consumati.

Il contesto europeo e il dibattito sull'indicatore ILI

Da anni, si legge, il tema la riduzione delle perdite idriche è al centro del dibattito europeo: in questo contesto si inserisce l'Infrastructure Leakage Index adottato dalla Commissione Ue con la Direttiva Acque Potabili, pensato per misurare e confrontare l'efficacia della gestione delle perdite idriche.

Tale strumento, spiega il Ref, trova però scarso utilizzo nei Paesi europei, che optano piuttosto per indicatori tradizionali già diffusi come le perdite lineari o percentuali: per l'ILI mancano serie storiche solide, non esistono procedure standard condivise e, paradossalmente, Bruxelles continua a comunicare i dati in termini percentuali e non attraverso tale indicatore. Un'incoerenza, sottolinea il Laboratorio, segnalata anche dall'associazione europea delle aziende idriche.

I limiti degli indicatori e l'influenza delle variabili esogene

Nonostante la solidità del sistema degli indicatori, spiega l'autore dell'analisi Andrea Guerrini, è fondamentale riconoscerne i limiti: uno degli aspetti più delicati riguarda l'influenza di variabili esogene, ossia fattori non direttamente controllabili dai gestori.

Le perdite percentuali, si legge, sono infatti condizionate dai consumi: per uno stesso gestore, al diminuire dei consumi e a parità di perdite, le perdite percentuali aumentano paradossalmente. Nel confronto tra gestori, a parità di perdite, l'indicatore percentuale premierà chi ha maggiori consumi annui.

Anche le perdite lineari non sono immuni da distorsioni. A parità di perdite assolute, un operatore con una rete più corta mostrerà perdite lineari più elevate. L'analisi grafica della relazione tra i due indicatori rivela che M1b diminuisce meno che proporzionalmente rispetto alla diminuzione di M1a, con effetti più graduali dove la densità di consumo è minore.

Le prospettive future

In sintesi, spiega il Ref, nonostante l'esperienza italiana dimostri che un sistema basato su indicatori chiari e meccanismi di premi e penalità può funzionare concretamente, gli indicatori hanno dei limiti, ma non per questo vanno abbandonati, quanto piuttosto affiancati a degli strumenti analitici più sofisticati come l'analisi degli scostamenti.

Le prospettive evolutive proposte nell'analisi sono molteplici: revisione delle soglie, frontiere efficienti personalizzate, indicatori rettificati, valutazione economica. La raccomandazione è quella di procedere con gradualità, testando le innovazioni senza stravolgere un impianto funzionante, mantenendo la stabilità regolatoria che permette investimenti di lungo termine.