Idrico, Ref: 2% interventi PNRR conclusi e 53% al collaudo

29 set 2025
Secondo il Laboratorio il PNRR è l'occasione per chiudere i divari, dalla riduzione perdite al collettamento e alla depurazione acque reflue. Mentre Gestori, Enti d'ambito e consorzi di bonifica sono più avanti, Regioni ed Enti locali rimangono indietro.

A un anno dalla scadenza del PNNR italiano, fissata al 31 agosto 2026, concluso solo il 2% degli interventi per il servizio idrico, mentre il 51% delle opere è in fase di collaudo. È quanto fa sapere il Laboratorio Ref Ricerche nel suo nuovo Position Paper n.300, intitolato "PNRR e servizio idrico: concluso o al collaudo il 53% degli interventi".

In questo scenario, si legge nel documento, il PNRR rappresenta l'occasione per chiudere i divari del servizio idrico, dalla riduzione delle perdite di rete al collettamento e alla depurazione delle acque reflue. Gestori, Enti d'ambito e consorzi di bonifica sono più avanti nella realizzazione degli interventi, mentre Regioni ed Enti locali rimangono indietro.

Misure e progetti PNRR

L'acqua, continua la ricerca, è una risorsa sempre più limitata: in Italia, a criticità strutturali storiche si aggiungono gli effetti del cambiamento climatico, che rendono urgente un servizio idrico integrato (SII) efficiente e sostenibile. 

Le risorse messe a disposizione, si legge, oltre 5,3 miliardi di euro di fondi diretti, che con cofinanziamenti pubblici e privati arrivano a circa 8 miliardi, hanno come obiettivi la riduzione delle perdite idriche, l'ammodernamento delle infrastrutture, la digitalizzazione dei sistemi di gestione, il miglioramento della depurazione e collettamento e il rafforzamento della sicurezza idrica.

Distribuzione degli investimenti

La distribuzione territoriale, spiega il Ref, vede 3,2 miliardi di risorse al Sud (40%), 2,9 miliardi al Nord e 1,9 al Centro. La Campania è la regione più finanziata (1,1 miliardi), seguita da Lazio (914 milioni) e Lombardia (736 milioni). In termini pro-capite, spiccano regioni meno popolate come Molise (367 euro/abitante), Basilicata (266 euro/abitante) e Umbria (261 euro/abitante).

Dal lato dei soggetti attuatori, si legge, la maggioranza dei progetti è gestita dagli EGA, spesso di piccola dimensione. Tuttavia, i gestori industriali del servizio idrico controllano quasi metà delle risorse complessive (3,8 miliardi), confermandosi attori centrali per la modernizzazione del settore. Le Regioni, invece, hanno in carico pochi progetti, ma di dimensioni medie elevate (oltre 70 milioni ciascuno), e mostrano performance di attuazione molto più lente.

Anche territorialmente emergono squilibri: Nord e Centro hanno superato il 40% di spesa, il Mezzogiorno si ferma al 23,5%. Il Friuli-Venezia Giulia guida con oltre il 52% dei pagamenti effettuati, mentre la Campania si ferma al 9,2%.

In sintesi, secondo il Ref l'attuazione del PNRR nel settore idrico evidenzia un quadro a due velocità: riforme quasi completate e opere infrastrutturali in forte ritardo. Le prime, si evidenzia, hanno creato condizioni favorevoli, ma senza un'accelerazione sugli investimenti e un pieno finanziamento degli stralci del PNIISSI il rischio è di non colmare i divari strutturali e territoriali.