PROGETTO LIFE AGRICOLTURE E CONSORZI DI BONIFICA CONTRO I CAMBIAMENTI CLIMATICI CON UN NUOVO MODELLO DI GESTIONE DELL’APPENNINO EMILIANO

25 set 2019
Francesco Vincenzi, presidente ANBI “va valorizzato il ruolo ambientale delle aziende agricole. Per aumentare la resilienza agli eventi estremi”.

Coinvolgere attivamente le aziende agricole dell’Appennino Emiliano per realizzare un nuovo modello di “governance” locale dell’ambiente, finalizzato a ridurre gli effetti dei mutamenti climatici ed a sviluppare sistemi agro-ambientali a salvaguardia del carbonio organico del suolo, indispensabile a garantire vitalità ai terreni: è questo l’obbiettivo del progetto europeo Life AgriCOlture, coordinato dal Consorzio di bonifica dell’Emilia Centrale e che interessa anche il Consorzio della bonifica Burana, il Centro Ricerche Produzioni Animali (CRPA) ed il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano.

“Vincere un bando europeo come Life AgriCOlture non è semplice e riuscire a farlo, grazie all’esperienza maturata dai Consorzi di bonifica nella tutela del territorio, è doppiamente soddisfacente: – dichiara Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e della Acque Irrigue (ANBI) - Il contributo delle imprese agricole alla salvaguardia del suolo dovrebbe avere maggiore considerazione sia nella progettualità per il contrasto al dissesto idrogeologico ed alle conseguenze dei mutamenti climatici sia, anche in termini remunerativi, per l’importante ruolo di servizio ecosistemico reso all’ambiente e alla comunità.”

Il progetto Life AgriCOlture, che ha un valore economico complessivo di circa 1.500.000 euro ed è finanziato dall’Unione Europea per oltre 830.000 euro, prevede un ruolo attivo di 15 aziende agricole delle aree appenniniche di Modena, Reggio Emilia e Parma e che verranno retribuite per i servizi ecosistemici forniti.

Attraverso l’introduzione di azioni pianificate e di strumenti di “management” sostenibile della risorsa suolo verranno applicate soluzioni agronomiche innovative, mirate a contrastare il dissesto idrogeologico, ridurre gli effetti delle emissioni, aumentare la fertilità dei suoli in alcune aree degradate, salvaguardando il carbonio organico, che svolge un ruolo fondamentale anche per le disponibilità idriche. Tale modello organizzativo potrà essere replicato in altre zone dell’Appennino e, se i dati saranno positivi, potrebbe essere esteso al resto dell’Unione Europea. Ogni azienda partecipante sarà accreditata come “Agricoltore Custode del Suolo”. Le “buone pratiche”, che verranno implementate nel corso di tre anni, riguarderanno anche la gestione efficiente dei reflui zootecnici, l’applicazione di rotazioni colturali e di pratiche di agricoltura conservativa, oltre ad eventuali sistemazioni idraulico-agrarie.

“Presentare, nella settimana di mobilitazione per il clima, un progetto che in modo organico va nella direzione dell’agroecologia ed unisce attenzione all’ambiente, sviluppo, condivisione con le imprese agricole e lotta al dissesto è una concomitanza non casuale - sottolinea Simona Caselli, Assessore Agricoltura, Caccia e Pesca della Regione Emilia-Romagna - Nella nuova Politica Agricola Comune dovrebbero trovare sempre maggiore spazio questo tipo di iniziative.”

“Con soluzioni innovative di ricerca agronomica e non con tecnologie costose, si possono ottenere dati essenziali per partecipare al processo di lotta ai mutamenti climatici, coinvolgendo soprattutto le sentinelle del territorio montano, cioè le imprese agricole” conclude Domenico Turazza, Direttore Generale del Consorzio di bonifica dell’Emilia Centrale.