Termini di pagamento legali, sempre attuali e ignorati

03 mag 2019
I termini di pagamento sono stati un argomento d’attualità solo occasionalmente. Uno di questi rari momenti è stata la pubblicazione della Decisione RP1 dell’Autorità Garante della Concorrenza e del mercato, la cui peculiarità più grande è stata quella di essere rimasta unica, nonostante il tema dei ritardatati pagamenti riguardi un gran numero di imprese.

Purtroppo, insistono letture limitative dell’obbligo di pagare puntualmente, in trenta giorni, i fornitori, la cui unica ragione è quella di conservare un privilegio per la parte contrattuale più forte.

Ricordiamo che la direttiva UE sui termini di pagamento, da tempo recepita in Italia, si applica a tutte le transazioni commerciali, a prescindere dal fatto che siano effettuate tra imprese pubbliche o private ovvero tra imprese e amministrazioni pubbliche, e prevede che queste ultime dovranno procedere ai pagamenti nel termine di 30 giorni o, al massimo, in 60 giorni, purché “concordato espressamente nel contratto e purché ciò sia oggettivamente giustificato dalla natura particolare del contratto o da talune sue caratteristiche” e non superi comunque sessanta giorni di calendario (art.4).

La decisione che viene allegata, coinvolge, in particolare, le utilities di servizi pubblici, ma la normativa di cui si parla ha un ambito generale di applicazione. È utile ricordarlo di nuovo, visto che si può ancora riscontrare, tra gli operatori, una sostanziale ignoranza della norma e degli effetti conseguenti alla violazione della medesima.

a cura di Federazione ANIMA