
Presidente Brandolini: "Le imprese non si sono limitate a garantire la continuità dei servizi ma hanno realizzato investimenti fondamentali per supportare la transizione, confermando la loro centralità".
Un valore della produzione salito dai 38 miliardi del 2015 ai 68 miliardi del 2025 e una crescita degli occupati, che in dieci anni sono passati da 90 mila a 104 mila. Sono alcuni dei dati sull'evoluzione del comparto delle utilities emersi nell'Assemblea generale di Utilitalia, organizzata a Roma in occasione del decennale della Federazione sorta nel 2015 dopo la fusione tra Federutility e Federambiente.
"Negli ultimi anni tra pandemia, crisi energetica e siccità le utilities si sono trovate ad affrontare una serie di situazioni emergenziali che hanno rappresentato sfide enormi per il comparto. Ciò nonostante, le imprese non si sono limitate a garantire la continuità dei servizi ma hanno realizzato investimenti fondamentali per supportare la transizione ecologica del Paese, confermando la loro centralità all'interno di questo percorso", spiega Filippo Brandolini, presidente di Utilitalia.
Nel settore idrico, continua la nota, gli investimenti pro-capite sono passati dai 38 euro annui del 2015 agli 80 euro stimati nel 2025, con una crescita del 110%: tra i nodi da sciogliere gli investimenti relativi alle gestioni "in economia", dove gli investimenti crollano a 29 euro per abitante. Per il prossimo futuro, a fronte di un valore complessivo degli investimenti sostenuti dalla tariffa aumentato fino a circa 4 miliardi l'anno, il fabbisogno di settore è stimato da Utilitalia in almeno 6 miliardi l'anno.
Negli ultimi anni, si legge, il PNRR ha destinato al settore circa 1,1 miliardi annui: serviranno dunque risorse aggiuntive pari a circa 0,9 miliardi di euro l'anno fino al 2026, e pari ad almeno 2 miliardi di euro l'anno dopo la chiusura del PNRR, per innalzare l'indice di investimento complessivo. Nell'ottica della Federazione, alle risorse derivanti dalla tariffa andrebbe affiancata anche una quota di contributo pubblico di almeno 1 miliardo di euro l'anno per i prossimi 10 anni.
Investimenti necessari, afferma Utilitalia, anche nel settore dei rifiuti urbani, dove negli ultimi anni sono stati fatti importanti passi in avanti sul fronte della raccolta differenziata (passata dal 47,5% del 2015 al 67% attuale) e del riciclaggio (salito dal 41,1 % del 2015 al 50,8% attuale): l'Unione europea ha posto obiettivi sfidanti al 2035, che riguardano l'effettivo riciclo per il 65% dei rifiuti urbani prodotti e uno smaltimento in discarica fino ad un massimo del 10%, mentre attualmente l'Italia si attesta al 16%.
Anche se molti passi avanti si sono fatti rispetto al dato del 2015 (26%), spiega la nota, per centrarli in futuro sono necessari investimenti aggiuntivi pari a circa 4,5 miliardi: di questi, 3 miliardi riguardano la dotazione impiantistica (2,5 per impianti di incenerimento e 0,5 per la digestione anaerobica), mentre 1,5 miliardi saranno necessari per potenziare i sistemi di raccolta differenziata.
Guardando al futuro, il comparto delle utilities si trova davanti a sfide cruciali che richiedono un impegno strategico su più fronti, come evidenzia il vicepresidente vicario di Utilitalia Luca Dal Fabbro. "Le imprese dei servizi pubblici si candidano a essere attori essenziali nel nuovo equilibrio tra sicurezza energetica ed ambientale, innovazione e crescita economica e coesione territoriale. In questo quadro, l'industrializzazione del settore e il superamento delle gestioni in economia restano fondamentali per migliorare le performance e aumentare la capacità di investimento complessiva", ha affermato Dal Fabbro.
Tra le priorità chiave individuate da Utilitalia figurano il rafforzamento del ruolo della regolazione indipendente, l'incremento degli investimenti nella sicurezza e resilienza delle infrastrutture e degli approvvigionamenti, le aggregazioni per una governance efficiente e il superamento dei vincoli normativi del Testo Unico sulle Partecipate. E ancora, il consolidamento dell'industrializzazione dei settori, investimenti ancora più ingenti per garantire la qualità della risorsa idrica, misure tese a garantire la continuità agli investimenti oltre l'orizzonte del PNRR, l'integrazione dell'intelligenza artificiale nei processi operativi e gestionali e politiche del lavoro che favoriscano stabilità, formazione e innovazione organizzativa.