
In Italia possiamo fare affidamento su un’acqua potabile di qualità e un sistema acquedottistico avanzato. In alcune aree localizzate, però, si registra una presenza più frequente di elementi chimici naturali nelle falde acquifere, come l’arsenico, che richiedono interventi specifici di potabilizzazione dell’acqua. Facciamo chiarezza con l’esperto in igiene, normativa e tecnologie per il trattamento delle acque, Giorgio Temporelli, sulla legislazione in vigore e sulle ultime soluzioni in ambito domestico e municipale tra cui il più grande impianto di rimozione dell’arsenico in Italia realizzato da Culligan per Acqualatina.
L’acqua che sgorga dai rubinetti italiani è tra le migliori d’Europa. Nel nostro Paese, gli acquedotti sono normati dal D.Lgs 31/2001 che recepisce la Direttiva Europea 98/83, imponendo gli standard qualitativi minimi per l’acqua destinata al consumo umano: da bere, per cucinare o per altri usi domestici.
Il 16 dicembre 2020 è stata pubblicata la Direttiva UE 2020/2184, il nuovo riferimento in materia. Ancora più rigorosa della precedente, la nuova direttiva prevede regole mirate a migliorare ulteriormente la qualità e l’accesso all’acqua potabile, con il primario obiettivo di salvaguardare la salute dei cittadini e di tutelare l’ambiente attraverso una riduzione delle bottiglie di plastica.
In Italia la sicurezza dell’acqua potabile è dunque garantita da una regolamentazione stringente che mette in chiaro quali sostanze possono essere presenti nell’acqua da bere e in quale quantità. Ma non solo: in ogni Comune vige un esteso sistema di controlli che coinvolge le Asl per assicurare che gli elementi presenti nell’acqua non superino i limiti stabiliti per legge.
Nel nostro Paese esistono, per , delle aree più critiche a seconda delle situazioni geologiche e di eventuali condizioni di inquinamento localizzate. I rari casi di mancata conformità possono riguardare la presenza sopra la soglia ammessa dal D.Lgs. 31/2001 di elementi indesiderati, come l'arsenico, che pu essere naturalmente presente nelle falde acquifere di territori di origine vulcanica.
Che cos’è l’arsenico?
L’arsenico è uno degli elementi chimici che si trova più frequentemente in natura. Si tratta di un semimetallo presente nel terreno, nell’acqua, nell’aria e nei tessuti animali e vegetali.
Esistono due tipologie di arsenico, quello organico e quello inorganico. Tracce di arsenico organico, che non è considerato problematico per la salute, si possono trovare nei frutti di mare o nel pesce, mentre la forma inorganica, più pura, presenta elementi di tossicità e pu essere rilevata nell’acqua potabile. In tutti questi casi è responsabilità dei gestori dell’acqua pubblica effettuare rigorose analisi degli acquedotti per tenere sotto controllo la concentrazione di tale elemento.
Le origini della contaminazione da arsenico nelle acque sono principalmente tre: i terreni e le rocce, i deflussi dell’industria e quelli derivanti dall’agricoltura. Come spiega Giorgio Temporelli, esperto in igiene, normativa e tecnologie per il trattamento delle acque: “I minerali grezzi, le rocce, i sedimenti e le acque sotterranee dei territori di origine vulcanica possono contenere naturalmente arsenico e contaminare le falde acquifere sotterranee. Gli scarichi industriali, derivanti ad esempio dalla purificazione dei gas o dalla combustione dei combustibili fossili, o l’uso di insetticidi ed erbicidi in agricoltura sono altre possibili fonti di inquinamento da arsenico causate dall’intervento umano”.
Quali sono le aree italiane più interessate dalla naturale presenza di arsenico nelle falde? La concentrazione di arsenico varia molto nelle regioni d’Italia a causa della struttura morfologica e geologica eterogenea del territorio.
Alcune zone del Lazio e della Toscana, ad esempio, presentano una maggiore concentrazione di arsenico nelle proprie falde a causa dell’origine vulcanica di questi terreni.
Anche la presenza di alcuni sedimenti minerari pu provocare la contaminazione da arsenico, come accaduto, ad esempio, in alcune aree della Sardegna.
Che cosa dice la normativa?
La legislazione europea impone un limite massimo per la concentrazione di arsenico nelle acque destinate al consumo umano pari a 10 µg/L, un parametro confermato dalla nuova Direttiva comunitaria in materia di acqua potabile entrata in vigore quest’anno.
In casi particolari, la normativa europea concede ai gestori dell’acqua pubblica delle deroghe che alzano il limite della concentrazione massima ammessa. Ogni deroga è triennale e gli Stati membri possono richiederla per un massimo di tre volte.
Quali sono le ultime soluzioni presenti sul mercato per la rimozione dell’arsenico?
Come ci ricorda Giorgio Temporelli “È possibile depurare l’acqua dall’arsenico grazie all’impiego di specifici sistemi di filtrazione specializzati in ambito acquedottistico - di competenza
dell’amministrazione pubblica.Esistono anche dei sistemi ad uso domestico che permettono di
usare l’acqua del rubinetto in totale sicurezza migliorandone ulteriormente la qualità.
Ambito Amministrazione pubblica
È prima di tutto responsabilità del gestore dell’acquedotto accertarsi che le acque destinate al consumo umano siano salubri e che la presenza di elementi inquinanti come l’arsenico rientri nei limiti stabiliti dal Decreto 31/2001 e dalla Direttiva Europea in materia.
In caso di contaminazione della falda acquifera, gli enti appositi sono tenuti a provvedere all’installazione di impianti di potabilizzazione ad hoc in grado di prevenire la contaminazione dell’acqua erogata dai rubinetti.
Ambito domestico
Per un’ulteriore garanzia della salubrità dell’acqua del rubinetto, sul mercato esistono specifici sistemi di filtrazione ad uso domestico.
Ad esempio, il sistema ad Osmosi Inversa AC Advanced di Culligan è dotato di un filtro speciale per la rimozione dell’arsenico in grado di eliminare fino al 99% di questo elemento dall’acqua potabile.
A proposito di Culligan
Fondata nel 1936, Culligan International è leader mondiale nei sistemi di trattamento dell’acqua, presente in oltre 90 Paesi. Culligan progetta, produce e distribuisce soluzioni su misura di affinaggio e qualificazione dell’acqua per tutti i settori: dagli acquedotti municipali alle applicazioni per il settore ospedaliero e medicale, dai sistemi per uso domestico ai grandi impianti destinati all’industria, fino alle piscine più esclusive e le grandi navi. Le tecnologie all’avanguardia, la costante attività di ricerca e l’eccellente e capillare servizio di assistenza fanno di Culligan - che nel 2019 ha raggiunto un fatturato di 1,3 miliardi di dollari - un qualificato punto di riferimento per il settore.
In Italia, dove l’azienda è presente dal 1960, Culligan è leader del settore e prima tra le imprese più importanti per fatturato nell’ambito del trattamento acqua. Dal nostro Paese - dove risiedono un centro produttivo e un centro R&S all'avanguardia a Cadriano Di Granarolo Dell'Emilia (BO), un centro produttivo a Corsico (MI), oltre una decina di sedi commerciali regionali e una serie di società controllate – Culligan Italiana coordina inoltre il business del Gruppo per l'intera area EMEA.