Siccità, ANBI: "Situazione critica, necessarie nuove infrastrutture"

12 nov 2025
Le scorte nel Mezzogiorno sono in esaurimento, con disponibilità delle sorgenti ridotta ai minimi: dopo aver compromesso la produzione agricola, gli effetti del perdurare di questa situazione stanno condizionando anche il servizio potabile.

Necessarie nuove infrastrutture idrauliche per raccogliere e trasportare l'acqua aumentando la resilienza dei territori ed evitando ricorrenti emergenze. A dirlo in una nota è il Presidente ANBI Francesco Vincenzi, sulla base dei dati raccolti dall'Osservatorio sulle risorse idriche dell'associazione.

In particolare, si legge in una nota di ANBI, le scorte d'acqua nel Mezzogiorno sono in esaurimento e la disponibilità delle sorgenti è ridotta ai minimi: dopo aver compromesso la produzione agricola, gli effetti del perdurare di questa situazione stanno ora condizionando anche il servizio potabile, costringendo ad erogare minori quantitativi d'acqua ai cittadini delle regioni maggiormente colpite dalla siccità, soprattutto Puglia e Basilicata.

La situazione nella Penisola

La situazione idrica italiana, continua la nota, evidenzia una forte disomogeneità, con criticità soprattutto al Sud: in Basilicata i bacini registrano il peggior livello mai rilevato, con 24 milioni di metri cubi d'acqua in meno rispetto al 2024 e invasi come Monte Cotugno quasi vuoti rispetto alla loro capacità. In provincia di Foggia il lago di Occhito è prossimo al volume morto, con il rischio imminente di sospendere i prelievi idrici. Anche se ottobre ha portato piogge abbondanti in molte regioni, la Capitanata e la costa ionica salentina non hanno beneficiato a sufficienza e gli acquiferi non si sono ripristinati.

Nelle Isole, si legge, il quadro è diverso: in Sicilia le piogge di ottobre hanno migliorato la situazione rispetto all'anno precedente, ma gli invasi hanno comunque perso acqua nei primi 20 giorni del mese. La Sardegna invece vive una crisi severa: gli invasi contengono solo il 37% della capacità e alcune aree, come la Nurra e il Cixerri, sono prossime all'esaurimento. Situazione migliore nell'Ogliastra e nell'Alto Taloro, dove i bacini risultano più pieni.

Per quanto riguarda l'Italia centrale, spiega ANBI, nel Lazio si registrano bassi livelli dei laghi dei Castelli Romani e una portata del Tevere inferiore alla media, mentre in Umbria e nelle Marche gli invasi risultano più stabili, nonostante fiumi poco alimentati. La Toscana e la Liguria hanno beneficiato di piogge abbondanti che hanno fatto crescere fiumi e invasi.

Al Nord, si legge, i grandi laghi risultano in generale più pieni rispetto alla media storica, con l'eccezione del lago di Como. La Valle d'Aosta presenta fiumi con portate in aumento, mentre il Piemonte ha sofferto un forte deficit di piogge e una riduzione della riserva nevosa, con conseguente diminuzione delle portate fluviali. In Lombardia le riserve si stanno riducendo sotto la media, mentre in Veneto ed Emilia-Romagna le piogge recenti hanno fatto crescere i fiumi, sebbene il Po, pur aumentando, rimanga sotto i livelli storici.

"Se la situazione sarda è dimostrazione della necessità di completare ed ampliare gli schemi idrici, quanto sta accadendo a Nord-Ovest testimonia l'urgenza di avviare il Piano Invasi Multifunzionali per trattenere le acque quando arrivano, creando riserve da utilizzare per i momenti di bisogno. Nuove infrastrutture idrauliche sono indispensabili per aumentare la resilienza dei territori", sottolinea Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI