
Da Nord a Sud, enti e Regioni si attrezzano con nuove infrastrutture, piani e soluzioni innovative per fronteggiare eventi atmosferici sempre più estremi. Articolo a cura di Daniela Marmugi
Dalle violente grandinate e temporali al Centro-Nord, fino all'aridità che da tempo soffoca il Sud del Paese, l'Italia appare spaccata in due. Ma questi fenomeni all'apparenza opposti rappresentano in realtà due facce della stessa medaglia: quella del cambiamento climatico.
Non è la prima volta che si osserva una simile polarizzazione: in un precedente articolo, avevamo già evidenziato come il mutamento del clima porti all'intensificazione di eventi climatici estremi, con impatti molto diversi a seconda dei territori, e come a rendere ancora più vulnerabili le aree colpite sia spesso la mancanza di infrastrutture e strategie di adattamento necessarie a fronteggiarli.
Dal monitoraggio di Coldiretti, elaborato sulla base di dati dell'European Severe Weather Database (ESWD), emerge un Paese sempre più sotto pressione: nelle prime settimane di giugno 2025 si sono verificati complessivamente 195 eventi estremi, per una media di quasi 20 al giorno tra bombe d'acqua, trombe d'aria e grandinate, che hanno devastato in particolar modo le coltivazioni di Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana.
Ed è proprio in queste Regioni che si sta lavorando per adattarsi alla "nuova normalità" e trasformarla in una risorsa. Come evidenziato nell'ambito dell'Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici dal Segretario generale dell'autorità di bacino dell'Appennino Settentrionale Gaia Checcucci, recentemente intervistata da Watergas.it, le intense piogge hanno consentito alla Toscana di ricaricare le falde di tutto il distretto e hanno riempito i principali invasi, assicurando alla Regione le risorse necessarie per l'estate.
In Emilia-Romagna, gli otto Consorzi di bonifica hanno previsto un piano da 1,2 miliardi di euro per 111 opere da ultimare entro la fine del 2026, con l'obiettivo di incrementare la capacità di adattamento del territorio e la resilienza a fronte di eventi metereologici estremi e sempre più frequenti.
Gli interventi, si legge in una nota della Regione, interessano sia infrastrutture di nuova realizzazione che l'ammodernamento di impianti esistenti: nel dettaglio, i lavori riguardano impianti di sollevamento per la difesa idraulica, di stoccaggio e distribuzione dell'acqua, interventi sugli argini, casse di laminazione e iniziative finalizzate al risparmio della risorsa. Attenzione anche all'efficientamento della rete di irrigazione, con la realizzazione di invasi permanenti e il loro collegamento alla rete di distribuzione, e interventi per la riduzione delle perdite, ma anche il controllo delle strutture attraverso strumenti di monitoraggio.
Anche la Lombardia si sta muovendo in questa direzione. Con l'aggiornamento del Regolamento regionale sull'invarianza idraulica in vigore dal 2 aprile scorso, la Regione ha introdotto in modo obbligatorio e sistematico le SUDS (Sustainable Urban Drainage Systems) nella pianificazione territoriale. Queste infrastrutture verdi, ha spiegato l'ente, che consistono in vasche di laminazione naturali, boschi permeabili, trincee drenanti e pavimentazioni permeabili, permetteranno una gestione più sostenibile delle acque meteoriche.
All'altro capo del Paese il problema rimane ancora la siccità: in Puglia, a causa della mancanza di piogge dei mesi scorsi, gli invasi trattengono complessivamente solo 109 milioni di metri cubi (33% di riempimento), assai meno dei circa 180 milioni che l'anno scorso, nonostante una distribuzione accorta, riuscirono a garantire acqua per le campagne solo ad inizio estate per poi destinare inevitabilmente le poche risorse rimaste al consumo potabile.
Situazione analoga in Sardegna, in particolare nella Nurra, dove si è già dovuto rinunciare ad alcune coltivazioni a causa della scarsa disponibilità di acqua e sono a rischio anche oliveti e vigneti. Proprio per salvaguardare la stagione irrigua, con una recente delibera la Regione ha assegnato per il 2025 poco più di 200 milioni di metri cubi di risorsa idrica per l'uso potabile, 22,6 Mm3 per il settore industriale e 415 Mm3 per l'irriguo.
L'obiettivo della Presidente Todde è quello di rimettere ordine nella gestione della risorsa, per evitare che situazioni di criticità "a macchia di leopardo" nei consorzi, per una serie di problemi tecnici e talvolta gestionali, non consentano di avere contezza esatta del consumo effettivo di risorsa portando a uno spreco d'acqua.
In Sicilia, il timore è quello di rivivere l'estate critica del 2024, soprattutto in provincia di Agrigento, dove i produttori si ritrovano ancora una volta a fare i conti con la mancanza di infrastrutture adeguate. Proprio per sopperire a queste mancanze, poche settimane fa la Regione ha provveduto a consegnare "in tempi record" i primi dissalatori mobili per i siti di Gela, Trapani e Porto Empedocle, dove è previsto anche il revamping dell'impianto fisso.
Le unità si inseriscono in un piano ben più ampio, con oltre 200 interventi su pozzi, sorgenti, impianti di sollevamento, acquedotti e reti idriche, per un investimento complessivo che supera i 100 milioni di euro.
Gli interventi già realizzati in diverse aree d'Italia, così come quelli programmati per il prossimo futuro, testimoniano senz'altro una crescente consapevolezza da parte di enti locali e istituzioni dell'urgenza climatica in corso, che non accenna ad arrestarsi.
Per non farsi trovare impreparati di fronte alle prossime emergenze, è adesso fondamentale dotarsi di strumenti operativi, piani di adattamento concreti e di una visione strategica condivisa tra i vari territori. Solo così il Paese potrà prevenire il più possibile i danni e prepararsi ad affrontare sfide sempre più complesse.
Articolo di Daniela Marmugi