Idrico, Ref: per fabbisogno investimenti valutare strumenti alternativi

05 giu 2025
Nel documento si analizzano i primi 100 gestori italiani, classificati sulla base delle dimensioni e delle performance economico-finanziarie: segnalata una maturazione organizzativa in parte indotta da shock esterni e in parte dalle sfide industriali.

L'elevato fabbisogno di investimenti richiesto dal settore idrico rischia di rendere insufficienti le risorse ottenibili tramite il mercato del credito, imponendo la valutazione di strumenti alternativi oltre ad un ruolo comunque integrativo e costante della finanza pubblica. È quanto emerge dal nuovo Position Paper n.293 del Laboratorio Ref Ricerche, intitolato "L'industria idrica: tra fabbisogni di investimento, merito di credito e consolidamento".

Nel documento, si legge in una nota del Ref, si analizzano le performance dei primi 100 gestori idrici italiani, con una metodologia sviluppata in collaborazione con CRIF Rating. Nel dettaglio, i gestori sono stati classificati cinque raggruppamenti, sulla base delle dimensioni e delle performance economico-finanziarie: aggregatori, potenziali aggregatori, stand alone, piccoli precari e piccoli insostenibili. Dal 2019 al 2023, si legge, è diminuito il numero degli aggregatori e aumentato quello degli stand alone, segno di una maturazione organizzativa in parte indotta da shock esterni, come la pandemia e la crisi energetica, e in parte dalle sfide industriali.

I ben noti vincoli sulle finanze pubbliche, continua la nota, hanno posto al centro della discussione la necessità di pensare a modalità di erogazione della spesa alternative al tradizionale modello del contributo a fondo perduto, valutando l'opportunità di percorrere una via intermedia tra la finanza pubblica e il ricorso al mercato finanziario, quale quella dei cosiddetti schemi finanziari "misti", nei quali il ruolo dello Stato non è tanto quello di contribuire direttamente al finanziamento degli interventi, ma di fornire garanzie adeguate. Seguono questa logica, spiega lo studio, i cosiddetti strumenti finanziari "blended", canali finanziari di tipo commerciale, che prevedono il rimborso del finanziamento ma anche la presenza di opportune garanzie pubbliche e una precisa delimitazione dei rischi.

Lo Stato, spiega il Ref, dovrebbe adoperarsi per favorire l'incontro tra domanda e offerta di finanziamenti nel settore idrico attraverso intermediari specializzati in grado di facilitare la predisposizione di progetti ben preparati e bancabili. L'ARERA, si apprende, ha aperto la possibilità per i gestori di avvalersi di fattispecie di finanziamento attraverso il coinvolgimento di soggetti terzi, sia finanziari che industriali, che vedrebbero maggiormente coinvolti i gestori medio piccoli, i quali potrebbero beneficiare di modelli di collaborazione con qualificati operatori privati per la costruzione e la gestione delle infrastrutture idriche.

In particolare, si legge, si tratta del cosiddetto partenariato pubblico-privato (PPP), che presenterebbe diversi vantaggi, tra i quali un incremento dell'efficienza operativa che il soggetto privato qualificato può apportare, una maggiore disponibilità di capitale, grazie all'apporto di risorse finanziarie difficilmente reperibile in modo autonomo dal gestore, e una maggiore spinta all'innovazione attraverso l'introduzione di nuove tecnologie che possano migliorare la qualità e l'efficienza del servizio. A questi, si apprende, si aggiunge anche il tema del rischio, in quanto con il PPP il gestore passa al proponente gran parte del rischio di successo dell'investimento.