ARERA: I NUMERI DEI SERVIZI PUBBLICI NELLA RELAZIONE ANNUALE DELL’AUTORITÀ, ORA ONLINE, I DATI 2019 PER ELETTRICITÀ, GAS, ACQUA, RIFIUTI.

21 lug 2020
Bollette elettriche in crescita in tutta l’Eurozona, ulteriormente appesantite dalle imposte e dagli oneri di rete in Italia. Consumi di gas in crescita e prezzi italiani più alti della media UE per i clienti domestici. Quasi 12 miliardi di investimenti nel settore idrico, sostenuti in parte con i 312 euro della spesa media annua della famiglia tipo e in parte con risorse pubbliche, per fronteggiare la perdita media del 43% di acqua dagli acquedotti.

Infine, l’universo frammentato dei rifiuti - con oltre 6.500 operatori e 1.334 enti territorialmente competenti - per il quale il Metodo Tariffario introdotto da ARERA sta cercando di introdurre rapidamente trasparenza e costi standard, vista la disomogeneità di trattamento ancora presente nel Paese. Si passa da situazioni in cui il conferimento nelle discariche ha un valore di 9 €/tonnellata a zone in cui raggiunge i 187 €/tonnellata, così come nei 189 impianti censiti, si passa da un minimo di 66 €/tonnellata a un massimo di 193 €/tonnellata. È solo una stringata sintesi dei dati 2019 per elettricità, gas, acqua e rifiuti che ARERA – l’Autorità di regolazione per l’energia e l’ambiente – ha pubblicato nella Relazione Annuale e reso disponibili da oggi sul proprio sito web. Nelle 479 pagine di tabelle, grafici e analisi è contenuta la fotografia dei servizi pubblici nel Paese prima del Covid-19.

ACQUA

ACQUA: ATTIVATI 12 MILIARDI DI INVESTIMENTI.

REALIZZATI L’85% DEGLI INTERVENTI PROGRAMMATI

 Le approvazioni delle proposte di aggiornamento biennale delle tariffe per gli anni 2018 e 2019 deliberate dall’Autorità, al 31 dicembre 2019 riguardano 98 gestioni che servono 34.097.585 abitanti (il 59% della popolazione nazionale). Rispetto all’anno precedente, la variazione media delle tariffe approvata è stata del +1,1% nel 2019 (con, in particolare, un incremento medio delle tariffe del 2,1% per circa 24,51 milioni di  7 abitanti e una riduzione del -1,3% per 9,58 milioni di abitanti). Si conferma, dunque, una sostanziale stabilità delle tariffe all’utenza, pur in presenza dell’avviato percorso di miglioramento della qualità del servizio idrico integrato. Con riferimento al secondo periodo regolatorio (considerando l’aggiornamento del fabbisogno di investimenti pianificato dai soggetti competenti per il biennio 2018-2019), i programmi degli interventi trasmessi all’Autorità1 portano a quantificare, per il quadriennio 2016-2019, una spesa per investimenti da finanziare attraverso tariffa di 9 miliardi di €; in termini pro capite, 178 €/abitante a livello nazionale, con valori più elevati al Centro, 225 €/abitante. Considerando anche le previsioni in ordine alla disponibilità di finanziamenti pubblici per la realizzazione di infrastrutture idriche, gli investimenti programmati per il quadriennio 2016-2019 risultano, in termini pro capite, di 235 €/abitante a livello nazionale, con il valore più elevato nel Sud e Isole (281 €/abitante). La spesa per investimenti, in termini assoluti, inclusa la disponibilità di fondi pubblici, ammonta quindi a 11,9 miliardi di euro€ per il quadriennio (2,2 miliardi nel 2016; 2,8 miliardi nel 2017; 3,5 e 3,4 miliardi di euro, rispettivamente, nelle annualità 2018 e 2019). Inoltre il recepimento della regolazione della qualità tecnica ha portato gli enti di governo dell'ambito - d'intesa con i relativi soggetti gestori - a pianificare, per gli anni 2018 e 2019, ulteriori investimenti rispetto a quelli previsti in sede di prima predisposizione tariffaria, di fatto rideterminando in aumento, di circa il 14%, la spesa per investimenti (coperta da tariffa) inizialmente programmata per il citato biennio 2018-2019. Le verifiche compiute dall’Autorità con riferimento ai costi delle immobilizzazioni inseriti in tariffa per il biennio 2016-2017 hanno evidenziato un tasso di realizzazione degli interventi programmati rispettivamente pari dell’82,8% per il 2016 e dell’85,0% per il 2017, facendo registrare un incremento rispetto ai tassi di realizzazione riferiti alle annualità precedenti (pari all’81,9% per il 2014 e al 77,6% per il 2015).

 

ACQUA: 312 €/ANNO LA SPESA MEDIA PER LA FAMIGLIA TIPO DI 3 PERSONE

 PERDITE ACQUEDOTTI AL 43,7% (MAGGIORE VOCE DI SPESA PER GLI INVESTIMENTI).

 Con riferimento a un campione di 103 gestioni (che erogano il servizio a oltre 40 milioni di abitanti), per il 2019 la spesa media annua sostenuta da un’utenza domestica residente tipo (famiglia di 3 persone, con consumo annuo pari a 150 m3  ), ammonta a 312 €/anno a livello nazionale (2,08  €/m3 ), con un valore più contenuto nel Nord-Ovest (244 €/anno; 1,62 €/m3  ) e più elevato nel Centro  (389 €/anno; 2,59 €/m3  ), area quest’ultima in cui i soggetti competenti hanno programmato, per il periodo 2016-2019, una maggiore spesa pro capite per investimenti da finanziare attraverso tariffa. Questa spesa è composta, in media, da corrispettivi del servizio acquedotto per il 40%, dei servizi di fognatura e depurazione per il 12% e il 29%, dalla quota fissa per il 10% e da imposte (IVA) per il 9%. Per quanto riguarda uno dei principali indicatori della qualità tecnica, quello delle “Perdite idriche”2 , nel 2016 (gli ultimi dati tecnici disponibili) si registra un valore delle perdite idriche lineari (calcolato rapportando le perdite totali alla lunghezza della rete) mediamente pari a 24 m3  /km/giorno, nonché un valore medio di partenza delle perdite idriche percentuali (calcolato rapportando le perdite totali al volume complessivo in ingresso nel sistema di acquedotto) pari al 43,7%. Si rilevano valori di perdite  1 Si considera un campione di 148 gestori (che erogano il servizio a 50.626.331 abitanti). 2 Il panel considerato per l’analisi del macro-indicatore M1 è composto da 122 gestioni, con una copertura di circa il 76,6% della popolazione residente italiana (46,5 milioni di abitanti).  8 più contenuti al Nord e valori medi più elevati al Centro e nel Sud e Isole, area quest’ultima dove circa la metà della risorsa idrica immessa nei sistemi di acquedotto viene dispersa Si conferma ancora l’esistenza, nel Paese, di un water service divide, con valori dei parametri tecnici che tendono generalmente a rappresentare situazioni di maggiore criticità in corrispondenza dell’area Sud e Isole. La distribuzione del fabbisogno di investimenti (al lordo dei contributi) a livello nazionale evidenzia la concentrazione degli sforzi dei gestori al contenimento del livello di perdite idriche, che risulta obiettivo prioritario nelle scelte di pianificazione degli Enti di governo dell’ambito. Complessivamente le risorse destinate agli interventi per il suo miglioramento costituiscono circa un quarto del fabbisogno totale del campione per il biennio 2018-20193  ), con punte del 32% nel Sud e nelle Isole. Seguono gli investimenti per il miglioramento della qualità dell’acqua depurata e per l’adeguamento del sistema fognario, (in particolare nell’ottica di minimizzare gli allagamenti e sversamenti da fognatura), che si attestano rispettivamente al 19,6% e al 14,1%. Con riferimento alle singole attività del servizio idrico integrato, il fabbisogno nazionale è sostanzialmente equamente distribuito tra obiettivi della fase di acquedotto (42,5%) e obiettivi delle fasi di raccolta e trattamento (46,2%), questi ultimi rivolti, in particolare, a risolvere o prevenire infrazioni rispetto alle Direttive europee.

 

ACQUA: I SISTEMI IDRICI IN EUROPA

 Nell’Unione europea, circa la metà dei paesi risulta dotata di un’autorità nazionale o regionale di regolazione economica indipendente dei servizi idrici, sebbene caratterizzate da differenti competenze e livelli di autonomia. Per quanto riguarda i prelievi pro-capite di acqua dolce per la fornitura di servizi pubblici, a livello europeo il valore medio del 2017 è di 83 m3/abitante (erano 116 m3/abitante nel 2015), con valori che vanno dai 31 di Malta ai 179 della Grecia (nel 2015 il primo paese era la Norvegia con 169 m3/abitante, 147 nel 2017). L’Italia si colloca subito dopo la Norvegia con 156,5 m3/abitante (159 nel 2015). Il nostro è anche il primo Paese per prelievi di acqua a uso potabile (428 m3 per abitante). In riferimento ai consumi per settore, nel 2017 l’agricoltura è il settore al quale è destinata la quota maggiore di risorsa prelevata in Europa (58,3%, era il 40% nel 2015), seguita dalla produzione di energia elettrica (18,2%, 28% nel 2015), dall’uso industriale e dagli usi domestici e servizi (9,6%, era al 12%), con un’erogazione media di acqua alle famiglie europee di circa 152 litri di acqua per persona al giorno (144 nel 2015). I costi pro capite annui del servizio integrato si confermano molto variegati tra paesi. Le tariffe medie dell'Italia e della Spagna nel 2014, ultimo anno disponibile per il dato spagnolo, pari rispettivamente a poco più di 1,5 €/m3 e quasi 2 €/m3 risultano decisamente inferiori rispetto a quelle di Germania e Francia, che si collocano oltre i 4 €/m3.

 

GAS NATURALE

GAS: CONTINUA A CRESCERE LA DOMANDA MONDIALE (+3,6%)

NUOVO RECORD PER IL GNL, (+13%) RISPETTO AL 2018 È proseguita anche nel 2019 la crescita dei consumi mondiali di gas, arrivati a 3.948 miliardi di m3, con un incremento del 3,6% rispetto al 2018, per 136 miliardi di m3 aggiuntivi a livello globale: l’area OCSE ha contribuito per 63 miliardi di m3 e la Cina per 24 miliardi di m3. All’interno dell’area OCSE, i volumi incrementali sono da attribuirsi in gran parte all’area americana, per 44 miliardi di m3, mentre l’aumento nell’area asiatica ed europea è stato rispettivamente paria 5 e 14 miliardi di m3. In Europa, crescono i consumi nell’UE più del 5%, passando da 470 a 495 miliardi di m3, principalmente per la maggiore domanda del settore termoelettrico, grazie ai prezzi del gas in calo e al contemporaneo rialzo dei prezzi dei permessi di emissione. Anche nel 2019 Stati Uniti e Cina sono stati i due principali centri di crescita dei consumi, nonostante il contesto di debolezza delle economie, un inverno mite in tutto l’emisfero nord e il rilassamento delle politiche governative sulla transizione dal carbone al gas ne abbiano comportato un rallentamento. Per quanto riguarda l’offerta, nel 2019, la produzione OCSE di gas naturale è aumentata di 93 miliardi di m3 rispetto al 2018. La maggior parte della crescita è stata osservata nelle Americhe e più specificatamente negli Stati Uniti, +89 miliardi di m3, grazie all’ulteriore spinta produttiva dello shale gas da fratturazione. Di rilievo è stato anche l’incremento produttivo dell’area Asia Oceania, con l’Australia che ha fatto registrare un incremento del 14,8%, per 22 miliardi di m3, grazie all’avvio di nuovi treni di esportazione di GNL. L’Europa OCSE ha subìto invece un calo del 6,8% nella produzione di gas naturale. Per quanto riguarda il GNL, per il sesto anno consecutivo il commercio ha stabilito un nuovo primato, raggiungendo i 354,7 di milioni di tonnellate, con un incremento di 40,9 Mt dal 2018 (+13%), nonostante il rallentamento della crescita della domanda asiatica, sulla quale hanno pesato l’indebolimento della conversione dal carbone al gas, l’aumento delle rinnovabili nel mix energetico e la debolezza più generale delle economie. Il nuovo record della domanda mondiale di GNL è legato al forte incremento delle importazioni europee, che sono quasi raddoppiate, raggiungendo un totale di 86 milioni di tonnellate nel 2019. La combinazione della forte crescita dell’offerta mondiale con il rallentamento della domanda asiatica ha infatti permesso all’Europa di beneficiare di abbondanti arrivi a prezzi molto bassi. Altri mercati chiave nella crescita mondiale del GNL sono stati la Corea del Sud, l’India, il Pakistan e il Bangladesh.

 

GAS: IL 95,4% DA IMPORTAZIONI, DI CUI IL 46% DALLA RUSSIA

 NEL 2019 IN ITALIA CONSUMI A 71,9 MILIARDI DI METRI CUBI (+2,2%)

Nel 2019 il consumo netto di gas naturale in Italia è aumentato di 1,6 miliardi di m3, attestandosi a 71,9 miliardi di m3, dai 70,3 del 2018. In termini percentuali, il consumo ha registrato una crescita del 2,2%, recuperando quindi una parte della perdita dell’anno precedente (-3,2%). A trainare la crescita sono stati i consumi della generazione elettrica che hanno registrato una netta impennata (+11%). Stabili (+0,2%) sono risultati invece i consumi degli altri usi, che contengono in particolare quelli per autotrazione, mentre i consumi civili (residenziale e terziario) hanno subito una contrazione del -3,1% rispetto al 2018, principalmente a causa di un andamento climatico sfavorevole ai riscaldamenti: il 2019 infatti è stato, ancora una volta, un anno molto caldo. In calo infine anche i consumi industriali (-1,7%). Nel 2019 la produzione nazionale ha subito un nuovo marcato calo (-10,9%) rispetto al 2018, attestandosi a 4,85 miliardi di metri cubi, soprattutto per la riduzione della produzione in mare (- 13%), mentre quella in terraferma è cresciuta del 5%. Il grado di dipendenza dall’estero è cresciuto nuovamente e ha raggiunto il massimo storico toccando il 95,4% (93,4% nel 2018).  5 Le importazioni nel 2019 hanno raggiunto i 70,9 miliardi di metri cubi, in aumento del 4,5% rispetto al 2018. Con l’eccezione dei volumi provenienti dall’Algeria, che sono diminuiti del 25,6% rispetto al 2018, sono cresciute le importazioni da tutti gli altri paesi da cui l’Italia acquista il gas. Il gas che è venuto a mancare dall’Algeria (4,6 miliardi di m3), è stato più che compensato dai più elevati volumi provenienti dagli altri tradizionali paesi da cui l’Italia importa il gas. Infatti, nel 2019 abbiamo importato: 3 miliardi di m3 in più dalla Norvegia, 1,2 in più dalla Libia, 0,5 in più dall’Olanda e 0,2 in più dalla Russia; sono inoltre aumentati di circa 2,7 miliardi di m3 (cioè del 125%) i volumi provenienti dalle altre zone (significativi i carichi di GNL provenienti da Trinidad & Tobago, per 1,4 miliardi di m3, e 1,6 miliardi di m3 dagli Stati Uniti, consegnati presso il terminale di Livorno). Nel 2019, quindi, il peso della Russia tra i paesi che esportano in Italia è leggermente diminuito al 46% (era al 47,7% nel 2018), mentre la quota dell’Algeria è scesa dal 26,5% al 18,8%. Il terzo paese per importanza è il Qatar da cui arriva il 9,2% del gas complessivamente importato in Italia (9,6% nel 2018), seguito dalla Norvegia la cui quota è all’8,7% e dalla Libia all’8%. Il 6,8% delle importazioni italiane nel 2019 è arrivato dall’insieme degli altri paesi. Grazie al significativo incremento della quota norvegese, l’incidenza delle importazioni dal Nord Europa (cioè da Norvegia e Olanda insieme) è salita all’11,1%, dal 6,5% del 2018. Il 6% del gas approvvigionato all’estero risulta acquistato presso le borse europee. Le importazioni di Eni rappresentano una quota, in calo, del 47,1% (52,3% nel 2018). Tale quota si mantiene ben al di sopra del punto di minimo toccato nel 2010, quando per effetto dei tetti antitrust stabiliti dal decreto legislativo 164/2000, la porzione di gas estero approvvigionata da Eni era scesa al 39,2%. I primi tre importatori coprono una quota dell’71,6% (83,5% nel 2018) del gas importato.

 

 GAS: IL 56% DELLE FAMIGLIE È SUL MERCATO LIBERO

 IN AUMENTO LA CONCENTRAZIONE DEL MERCATO NONOSTANTE 446 IMPRESE ATTIVE.

Nel settore della vendita, su un totale di 446 imprese attive (+29 rispetto al 2018) soltanto 30 (il 6,7%, era il 7,5% nel 2018) ha venduto oltre 300 milioni di m3. Complessivamente, le 30 società che hanno venduto oltre 300 M(m3) coprono l’82% di tutto il gas acquistato nel mercato al dettaglio. Il 2018 ha visto un leggero aumento di concentrazione sul mercato finale con la quota controllata dai primi 3 gruppi societari salita al 44,3% dal 43,5% del 2018, mentre per i primi cinque gruppi si è passato dal 51,7% al 54,4%. Nessuna variazione emerge nelle prime tre posizioni del mercato finale, nelle quali restano saldi Eni, Edison ed Enel. Rispetto al 2018, le quote dei tre gruppi risultano tutte in sostanziale stabilità o in minimo aumento; infatti la quota del gruppo Eni passa dal 19,2% al 19,4%, quella del gruppo Enel dal 13,2% va al 13,3%, mentre Edison sale dall’11% all’11,7%. In termini di numero di clienti domestici, invece, il 44% si rivolge al mercato tutelato, mentre il 56% acquista nel mercato libero. Coerentemente alle vendite, rispetto al 2018 i clienti che hanno acquistato il gas nel servizio di tutela sono diminuiti dell’11,2%, (tenendo conto dei servizi di default e ultima istanza il calo si riduce di poco a -11%); viceversa i clienti del mercato libero sono complessivamente aumentati del 10,4%. I cambiamenti di fornitore dei consumatori domestici nel 2019 sono saliti di due punti percentuali, confermando e anzi accrescendo la crescita registrata nel 2018. Lo scorso anno, infatti, risultano avere effettuato almeno un cambio di fornitore circa 1 milione e 600 mila clienti, equivalenti a una quota dell’8,8% del totale (e corrispondente a una porzione di volumi del 10,9%). Più elevata e pari al 10,1% è stata la frazione di condomini con uso domestico che si è rivolta a un altro venditore, per volumi corrispondenti al 12,4% del relativo settore di consumo. Quest’ultima quota è leggermente inferiore a quella evidenziata nel 2018, mentre il tasso di spostamento in termini di clienti è più elevato rispetto al 2018: ciò significa che stanno cominciando a spostarsi i condomini con i consumi annui di più ridotta dimensione. Il fenomeno è stato probabilmente stimolato dalla fine del servizio di tutela, originariamente programmata per il primo luglio 2019 e ora rinviata al 1° gennaio 2022.

 

 GAS: PER I CLIENTI DOMESTICI PREZZI PIÙ ALTI RISPETTO ALLA MEDIA EU

MA DIFFERENZE IN CALO PER ALCUNE CLASSI DI CONSUMO

Nel 2019 i prezzi del gas naturale per i consumatori domestici italiani, comprensivi di oneri e imposte, sono stati più alti della media dei prezzi dell’Area euro per tutte le classi di consumo. Per la prima volta, infatti, anche la prima classe di consumo (meno di 525,36 m3  /a) ha conosciuto un differenziale positivo, passando dal -1% del 2018 al +7%. In passato, questa era sempre risultata più conveniente sia al lordo, sia al netto delle imposte, anche se per differenziali negativi contenuti. Per le altre due classi a maggior consumo i divari con la media dei prezzi lordi dell’Area euro però hanno conosciuto una leggera diminuzione rispetto all’anno precedente: per la classe di consumo 525-5.254 m3/a, che è anche quella che presenta la quota maggiore sul totale dei consumi domestici (72%) il differenziale è stato infatti del +15%, contro il +17% registrato nel 2017; per la classe oltre 5.254 m3 /a (perlopiù riscaldamenti centralizzati) il valore è stato invece del +18%, contro il +22% dell’anno precedente. Anche in termini netti il differenziale con l’Area euro è calato per le classi maggiori consumi, in particolare per l’ultima (dal +10% al +4%). Esso ha tuttavia registrato una forte crescita per la prima classe (+16%, mentre era nullo nel 2018). L’Area euro ha invece registrato prezzi netti sostanzialmente stabili, a eccezione della classe intermedia (+2,8%). Dopo che nel biennio 2017 e 2018 erano tornate ad ampliarsi le differenze tra i prezzi italiani e quelli dell’Area euro, che invece avevano conosciuto in precedenza un periodo di progressiva riduzione, nel 2019 si assiste dunque a un miglioramento relativo per le ultime due classi, con prezzi finali che crescono meno (per qualche punto percentuale) in Italia rispetto all’Area euro; per la prima classe (da 0 a 525 m3/a), il maggiore aumento del prezzo finale rispetto all’Area euro (+6,4% contro -0,9%), determina per la prima volta un differenziale positivo con l’Area euro.

 

GAS: PREZZI PIU ALTI PER I CLIENTI INDUSTRIALI.

INTERROTTO IL TREND POSITIVO DEGLI ANNI PRECEDENTI

Per i prezzi del gas per i consumatori industriali nel 2019 si interrompe la tendenza, delineatasi negli ultimi anni, secondo la quale le imprese industriali appartenenti alle tre classi a maggior consumo di gas beneficiavano di prezzi lordi più vantaggiosi rispetto a quelli medi dell’Area euro, con differenziali in riduzione, mentre i prezzi per le prime classi erano più alti, con differenziali sostanzialmente stabili. Infatti, per la classe a più alti consumi (cioè con consumi annui compresi tra 26 e 105 milioni di m3) il differenziale è diventato positivo, sia pure con un modesto + 1% (era -5% nel 2018). Per le due classi a più bassi consumi (fino a 263.000 m3/anno) il differenziale mostra un aumento, passando al +18% (era +15%) e al + 6% (era al +4%). Per quanto riguarda i prezzi netti, i differenziali sono invece tutti positivi e compresi tra il +3% della terza classe e il +14% della prima e dell’ultima. Anch’essi sono in leggero aumento rispetto all’anno precedente per quasi tutte le classi.