CCSVI : adesso Ferrara non è più soltanto AccadueO

27 set 2010
Nel nostro settore Ferrara è universalmente riconosciuta come la città che ogni due anni ospita AccadueO, la più importante fiera italiana nel settore acquedottistico. Negli ultimi mesi Ferrara è diventata però anche un centro di interesse per il mondo scientifico internazionale, con numerosi servizi televisivi in Europa, Canada, Stati Uniti ed altri Paesi nei quali la scoperta fatta dal Prof. Paolo Zamboni dell’Università di Ferrara è stata recepita con grande interesse, nella speranza che possa rappresentare un passo importante nella cura dei malati affetti da sclerosi multipla. Senza voler approfondire eccessivamente i dettagli scientifici della scoperta, si può dire che la CCSVI (Insufficienza Venosa Cronica Cerebrospinale) è una patologia scoperta dal Prof. Zamboni come malattia vascolare, consistente in stenosi mal formative di varia foggia che colpiscono le vene giugulari interne ed altre vene cerebrali, è stata inserita tra le malformazioni venose di tipo trunculare, nonché riconosciuta nel settembre 2009 dalla Consensus Conference mondiale dei chirurghi vascolari a Washington. Il team costituito dal Prof. Zamboni con il Dott. Salvi dell’Ospedale di Bologna, in collaborazione con varie fondazioni, è riuscito a sviluppare una pluralità di studi sulla correlazione esistente tra la CCSVI e la Sclerosi Multipla che colpisce attualmente nel nostro Paese decine di migliaia di persone. Una volta dimostrata questa diretta correlazione tra le due malattie e portata a termine la fase di sperimentazione del metodo Zamboni, si potrebbe intervenire sulla maggior parte dei malati di SM con un intervento di angioplastica dilatativa (preceduto da uno specifico esame ecodoppler diagnostico) che, ripristinando il normale deflusso venoso dal cervello, andrebbe ad eliminare la situazione di disabilità (visibile o latente) del malato di SM. Gli interventi di angioplastica vengono effettuati con successo da almeno venticinque anni in altri settori della medicina, ma il loro utilizzo per la risoluzione della SM viene attualmente ancora osteggiato dalla maggior parte dei neurologi italiani, che preferiscono indirizzare il malato verso costose cure farmalogiche che rallentano il progredire della malattia ma non sono attualmente in grado di curarla definitivamente né di prevenirla. Proprio in queste settimane il Ministero della Salute sta valutando il protocollo preparato dal team del Prof. Zamboni e dovrà autorizzare l’apertura entro fine anno di una decina di centri di sperimentazione in tutta Italia, grazie all’opera dei quali si dovrebbe arrivare entro il 2012 a poter riconoscere ufficialmente la relazione tra CCSVI e SM e consentire la cura della SM sulla base del metodo Zamboni. Si può soltanto sperare che non si verifichino lentezze burocratiche tali da rinviare ulteriormente l’avvio di questa sperimentazione, in quanto – come sempre succede in questi casi – ci sono ormai numerose cliniche private, sia in Italia che all’estero, che vendono il pacchetto “all inclusive – diagnosi + intervento” a cifre che vanno tra i 5.000 e i 7.000 Euro, facendo riferimento al metodo Zamboni e sfruttando l’ansia di guarire di tanti malati che temono di non poter attendere il riconoscimento ufficiale del metodo Zamboni da parte del nostro Ministero della Salute. A questo punto qualcuno di voi, abituali lettori in questo portale di novità del settore acqua e gas, potrebbe anche dire “E chissenefrega!”, come del resto avrei forse detto io qualche anno fa, quando ancora non avevo avuto a che fare con le problematiche di persone che vedono giorno dopo giorno aumentare le loro probabilità di restare su una sedia a rotelle. In realtà ognuno di noi può fare qualcosa: informare di queste novità un parente o un amico affetto da SM, sostenere economicamente l’associazione CCSVI o anche soltanto sapere che il problema esiste ed avere già una propria opinione qualora in un futuro prossimo gli venisse chiesto di esprimersi in merito. Anche perché riuscire a guarire la maggior parte dei malati di SM col metodo Zamboni significherebbe sostituire le spese enormi che le ASL sostengono ogni mese per la somministrazione dei farmaci ai malati di SM con il costo una-tantum di un intervento diagnostico e di un successivo intervento mini-invasivo risolutore. E diciamo anche che, finchè in Italia avremo persone come il Prof. Zamboni e il suo team che – anziché andare all’estero ad arricchirsi con interventi a pagamento presso cliniche private – preferiscono rimanere qui a battersi contro le lentezze burocratiche perché un giorno tutti i malati di SM possano avere il diritto alla salute, possiamo ancora credere che in Italia non tutto sia corrotto e mal funzionante, qualcosa di sano esiste ancora, aiutiamolo a non sparire. Fabrizio Fiorini fabrizio.fiorini3@tin.it