
Utilitalia: sui rifiuti organici italia all’avanguardia, ma servono nuove misure per la filiera
Nella gestione del rifiuto organico l’Italia raggiunge performance di primissimo piano a livello europeo, ma è necessario strutturare in tutto il Paese filiere che garantiscano la corretta chiusura del ciclo, nonché sciogliere alcuni nodi – dalla carenza impiantistica agli aspetti autorizzativi – che frenano il pieno sviluppo del settore. E’ quanto emerso oggi dal Convegno “La filiera della gestione dei rifiuti organici: confronto tra esperienze internazionali”, organizzato da Utilitalia (la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche) e dal Comitato Tecnico Scientifico di Ecomondo nel corso della seconda giornata della manifestazione, organizzata da Italian Exhibition Group alla Fiera di Rimini fino a venerdì.
I rifiuti organici rappresentano la principale frazione merceologica dei rifiuti urbani e ad oggi costituiscono da soli più del 40% del totale dei rifiuti urbani raccolti in modo differenziato. La raccolta dell’organico è, tra le raccolte differenziate, quella che cresce più rapidamente, ma anche quella che presenta maggiori margini di crescita (potrebbe superare i 9 milioni di tonnellate). Sviluppare la filiera di intercettazione e valorizzazione diventa quindi fondamentale per rispettare le prescrizioni delle nuove direttive Ue sull’economia circolare per i rifiuti urbani: ridurre entro il 2035 il conferimento in discarica al di sotto del 10% e raggiungere il 65% di riciclaggio. Solo considerando gli impianti che trattano anche rifiuti urbani, l’Italia è il terzo Paese in Europa per quantità di rifiuti organici trattati (6,5 milioni di tonnellate) dopo Germania e Regno Unito, e quinto per numero di impianti presenti sul territorio.
L’ECONOMIA DEL MARE E LA SALVAGUARDIA DAI RIFIUTI, TEMI CENTRALI A ECOMONDO
La blue economy è al centro di un fitto programma di incontri e contenuti a Ecomondo 2019, tradizionalmente attento ad un ambito dalle grandi potenzialità, un “giacimento” che se valorizzato, e tutelato, è non solo benefico per il clima – il mare è grande assimilatore di CO2 - ma da cui è possibile trarre energia e generare posti di lavoro. L’economia blu dell’Unione europea è in continua crescita e attualmente vale 0,5 trilioni di euro e 5 milioni di posti di lavoro. Questa mattina alla Fiera di Rimini si è svolto l’evento - Strutturare la Crescita Blu in Italia: BLUEMED incontra BIG - conferenza dedicata al mar Mediterraneo per proporre una visione sullo stato dell’arte di un progetto a trazione europea che coinvolge 16 Paesi, 9 europei e 7 della sponda sud del Mare Mediterraneo che parte da una precisa attenzione all’inquinamento delle acque.
Mentre il primo giorno di Ecomondo ha affrontato i temi della gestione sostenibile dei sedimenti e la crescita blu in ambito costiero e nei medi e piccoli porti, venerdì sono in programma due appuntamenti sempre dedicati a Marine litter e blue economy, impatti e soluzioni dal mondo della pesca e dell'acquacultura, con focus sui rifiuti provenienti dalle attività di pesca e acquacoltura, reti e attrezzi persi o abbandonati, che costituiscono circa un terzo dei rifiuti in plastica rinvenuti sulle spiagge europee e una proporzione maggiore in peso, arrivando fino a 11mila tonnellate per anno.
Sempre venerdì, We are Med: sfida per un Mediterraneo sostenibile, con l’illustrazione del programma di cooperazione transnazionale INTERREG MED 2014-2020 che vede le istituzioni pubbliche nazionali e regionali di 12 paesi, dal Portogallo a Cipro, guardare all'esigenza di un rafforzamento degli strumenti di governance in campo strategico per il Mediterraneo.
IL PACCHETTO RIFIUTI DELL’UNIONE EUROPEA: LA TRANSIZIONE VERSO L’ECONOMIA CIRCOLARE
Lo stato di avanzamento dei lavori per il recepimento del nuovo pacchetto rifiuti dell’Unione Europea è stato al centro della conferenza svoltasi questa mattina alla Fiera di Rimini, curata dal Comitato Tecnico Scientifico di Ecomondo e Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).
Tempi stringenti, hanno sottolineato sia dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare che da ISPRA, visto l’obbligo per i Paesi membri di adottare le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alle nuove direttive entro il 5 luglio 2020.
Il nuovo pacchetto introduce strumenti significativi per sostenere la transizione verso il modello dell’economia circolare. Una transizione necessaria, si è sottolineato nella conferenza: ogni anno, infatti, in Europa si generano 2,5 miliardi di rifiuti (circa 5 tonnellate pro capite). Di questi, circa il 10 % è costituito di rifiuti urbani, il 41 % finisce in discarica e il 36% viene riciclato.
L’aumento della popolazione mondiale ha accresciuto la domanda e diminuito le risorse disponibili. Si rende dunque necessario un cambiamento di rotta, per un consumo efficiente delle risorse che richiede una combinazione di politiche e una sinergia tra i diversi soggetti della filiera.
La conferenza di Ecomondo è servita a fare il punto, insieme ai vari attori coinvolti nella transizione, sullo stato dell’arte della regolamentazione nazionale e sull’operato dei gruppi di lavoro che stanno preparando i testi di recepimento. Illustrate anche le attività e il ruolo di Ispra.