
Il 29 settembre 2017 a Milano presso la Fondazione Ambrosianeum si è tenuto un seminario a porte chiuse dal titolo: "CENTRALI ELETTRICHE FOSSILI: COME MASSIMIZZARE IL VALORE NELLA TRANSIZIONE ENERGETICA" a cui hanno partecipato i vertici operativi di numerose aziende operanti nella produzione di energia a fonti fossili
Hanno introdotto Andrea Gilardoni, Marco Carta, Tommaso Perelli e Magdalena Kuffel di AGICI illustrando un Position Paper dal titolo: “How to Maximize the Value of Fossil Fuel Power Plants in Europe” curato col supporto di ABB nell'ambito dell'Osservatorio sulle Alleanze e le Strategie nel Mercato Italiano e Paneuropeo delle Utilities diretto da Marco Carta.
Questi i principali spunti emersi nel corso del dibattito:
- In Europa e in Italia la produzione di elettricità con fonti fossili supera il 50% del totale. Il modello collegato ha garantito nel secolo e mezzo scorso un forte sostegno allo sviluppo economico-sociale dei paesi avanzati, pur con gravi limiti e impatti.
- Oggi, anche gli scenari di decarbonizzazione più spinti prevedono un ruolo rilevante per le fonti fossili almeno per i prossimi 30-50 anni.
- I nuovi modelli di produzione basati sulle rinnovabili, certamente preferibili dal lato ambientale, devono ancora consolidarsi per garantire sicurezza delle forniture, stabilità del sistema, e anche profili economici accettabili.
- L’attuale fase di transizione energetica va quindi gestita con accortezza: il rischio di trovarsi spiazzati esiste certamente. L’uscita dal termoelettrico va fatta quando il modello alternativo sarà sicuro e consolidato. Soprattutto in Italia dove il parco delle centrali a gas è tra i più moderni ed efficienti d’Europa.
- Le fonti fossili possono – o meglio devono – garantire una transizione sicura e affidabile in termini di costo, approvvigionamenti, stabilità del sistema anche a fronte dei cambiamenti climatici che hanno crescenti impatti sul territorio.
- Il termoelettrico, e in particolare il gas per l’elevata flessibilità e il ridotto impatto ambientale, ha le caratteristiche idonee per fungere da supporto alla transizione energetica assicurando stabilità e adeguatezza al sistema elettrico, messo sotto stress dalla crisi del nucleare francese e dagli impatti del cambiamento climatico (scarsità risorsa idrica, picchi di caldo, alluvioni, …).
- Il parco impianti termoelettrici presenta ulteriori margini di efficientamento tecnico, economico e anche ambientale grazie allo sviluppo delle tecnologie digitali: IoT, big data, realtà aumentata, ecc.
- Non si fermerà il processo di aggregazione che sta creando player sempre più grandi in grado di generare importanti economie di scala e fornire maggiori servizi al sistema.
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Le sorti della generazione convenzionale dipenderanno anche molto da una adeguata comunicazione che ne evidenzi non solo gli aspetti negativi, ma anche la centralità attuale e futura per la società.
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Nell’interesse del Paese appare utile veicolare meglio una comunicazione indipendente e autorevole sui punti citati.
L’attuale fase di transizione energetica del sistema elettrico europeo ed italiano è caratterizzato da notevole incertezza sui possibili sviluppi nel medio e lungo termine. In questo contesto è spesso sottostimato, se non trascurato, il ruolo delle centrali termoelettriche. Questi asset saranno rilevanti per garantire stabilità e sicurezza al sistema elettrico almeno per i prossimi 30 anni. In particolare, il gas svolgerà una funzione centrale nell’accompagnare il processo di decarbonizzazione data la flessibilità e il ridotto impatto ambientale.
Ciò è particolarmente vero considerando che stabilità e adeguatezza del sistema elettrico sono messi sotto stress. Rilevanti sono, innanzitutto, le sfide del cambiamento climatico: la scarsità della risorsa idrica e inverni temperati limitano l’uso delle centrali idroelettriche; estati particolarmente calde stanno aumentando i picchi di domanda, senza contare i gravi fatti relative alle perturbazioni metereologiche sempre più imprevedibili e violente. Altri elementi di perturbazione del sistema, nel quale il termoelettrico svolge un ruolo centrale, provengono dalla criticità del sistema europeo, in primis riferite al parco nucleare francese.
In questa partita, il ruolo delle rinnovabili sarà sicuramente importante, ma occorre evitare di ricadere in alcuni errori compiuti nel passato per effetto di politiche frettolose. Ad esempio, si parla molto del ruolo degli accumuli come le batterie, ma gli investimenti in queste tecnologie presentano ancora elementi di incertezza tra cui tempi di ritorno oggi quasi mai attrattivi. Il modello verso cui si tende non è per nulla chiaro né tantomeno testato in termini di sicurezza, affidabilità e stabilità.
L’attuale fase di transizione energetica va quindi gestita con accortezza tra l’altro per non dilapidare il valore degli investimenti in impianti alimentati a fonti fossili, soprattutto in alcuni casi, come quello italiano, nei quali il parco centrali a gas è tra i più moderni ed efficienti d’Europa.
Importante sarà anche il processo di aggregazione del settore destinato a proseguire nei prossimi anni. Fusioni e acquisizioni stanno creando alcuni player focalizzati, in grado di generare importanti economie di scala e di fornire maggiori servizi al sistema grazie alla loro flotta diversificata. Secondo il Rapporto AGICI il processo di concertazione, spinto da una crescente ricerca di efficienza, si intensificherà nel futuro prossimo.
Altro elemento fondamentale che contribuirà a determinare il ruolo e il valore, anche sociale, della generazione da fonti fossili è lo sviluppo delle tecnologie digitali. Tra queste, le applicazioni che mostrano i margini di crescita più significativi sono sicuramente Internet of Things (IoT), big data e realtà aumentata. Queste applicazioni permetteranno non solo di migliorare la marginalità, l’efficienza degli impianti e gli impatti ambientali, ma anche di abilitare le stesse alla fornitura di maggiori e migliori servizi per il sistema elettrico.
“Per noi le rinnovabili sono state e dovranno essere prioritarie, ma ancor più prioritario è un sicuro e stabile sviluppo del sistema elettrico del Paese che, piaccia o meno, sarà basato anche sulle fonti fossili almeno per i prossimi 30 e forse 50 anni” ha commentato il prof. Andrea Gilardoni. “È necessario che gli operatori fossili siano posti di fronte a un quadro chiaro anche per operare gli investimenti necessari per modernizzare ulteriormente le centrali. E prima di smantellare il sistema bisogna essere sicuri che l’alternativa sia adeguatamente testata, evitando ulteriori costosi errori!”.
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