
Alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Acqua, sono stati presentati i dati del Blue Book della Fondazione Utilitatis, realizzato in collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti e Istat e con il supporto di Utilitalia. Lo studio evidenzia come la gestione ottimale della risorsa idrica è un obiettivo imprescindibile per il diritto all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari ed ha impatti sociali, ambientali ed economici.
L’Italia si attesta come paese a stress idrico medio (indice WEI pari al 16% secondo Eurostat), in linea con la Francia e la Germania. Tuttavia, a differenza di questi due paesi, l’Italia è la nazione europea che consuma più acqua con un consumo medio pro-capite di oltre 236 l/ab al giorno nel 2020 nei 109 comuni capoluogo di provincia e città metropolitana (Istat).
Basterebbero già questi dati sulla gestione della risorsa idrica ad evidenziare la necessità di ottimizzarne l’uso, obiettivo imprescindibile anche alla luce degli impatti che il cambiamento climatico ha sull’ambiente. Uno dei suoi effetti principali, infatti, è l’alterazione della distribuzione delle precipitazioni, che, a sua volta, crea rilevanti conseguenze nella distribuzione delle risorse idriche, in particolare per alcune regioni del pianeta, tra cui l’area del Mediterraneo. Con riferimento al contesto italiano, si assiste da tempo a una riduzione delle piogge e a un contemporaneo intensificarsi delle precipitazioni, con conseguenti impatti sul ciclo idrico.
La gestione ottimale si realizza in primis attraverso l’assetto di governance del servizio idrico integrato. Sebbene la struttura di governance del Servizio Idrico sia giunta al completamento in gran parte del territorio nazionale, (da tempo le Regioni hanno provveduto alla definizione di un numero stabile di 62 ATO su tutto il territorio nazionale, con l’eccezione del Trentino Alto Adige), persistono tuttora alcune criticità nell’operatività degli Enti di Governo d’Ambito, specialmente nelle regioni meridionali, seppure con alcuni importanti segnali di sblocco dei passaggi gestionali. Per quanto riguarda gli affidamenti, si contano 80 bacini con affidamento conforme alla normativa pro tempore vigente - in cui risiede l’87% della popolazione – e 4 bacini con affidamenti incompleti o non conformi. La mancata attuazione e operatività dell’assetto del servizio idrico integrato derivante dal Decreto Sblocca Italia del 2014, rende generalmente difficile giungere a una gestione efficiente del servizio, e mette a rischio il recepimento dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, proprio in quelle aree che ne trarrebbero maggiore beneficio per recuperare il ritardo con il resto del Paese.
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Fonte: mcusercontent.com