Il BLUE BOOK 2014 - I dati sul servizio idrico integrato in Italia

16 mag 2014
Realizzato a cura della Fondazione Utilitatis, in collaborazione con Federutility (federazione dei gestori del servizio idrico) e con la partecipazione di Anea (Associazione degli Enti d’Ambito) e di Invitalia.

Si tratta dell’ottava edizione del più autorevole studio economico-statistico sul servizio idrico.

Questa del 2014 è la prima edizione successiva all’incarico di regolazione, vigilanza e controllo affidato all’AEEGSI Autorità per l’Energia Elettrica il Gas e il Sistema Idrico (DL. 201/2011).

L’Autorità - in sostituzione dei molteplici sistemi tariffari previgenti, modificati in parte dai referendum del 2011 - ha varato un nuovo sistema di determinazione tariffario valido per tutto il territorio nazionale: il Metodo Tariffario Idrico (MTI). Il nuovo sistema tariffario è in fase di applicazione e il Blue Book ne esamina per la prima volta gli effetti economici.

Blue Book per la prima volta in versione e-Book, sarà acquistabile on-line sul sitowww.utilitatis.org

Le fonti, analizzate da Utilitatis, sono:

  • Dati AEEGSI Autorità per l’energia elettrica, il gas ed il sistema idrico
  • Raccolta presso i Gestori (associate Federutility)
  • Piani Economici Finanziari (PEF) redatti e approvati dalle Autorità d’Ambito per ciascun gestore
  • PEF reperiti tramite contatto diretto o siti web ufficiali degli Enti d’Ambito
  • Banca dati bilanci “Aida” di Bureaux Van Dijk o depositati presso le Camere di Commercio

 

I DATI TECNICI

 

Area geografica

Sorgenti

Pozzi

Acque superficiali

Nord Ovest

13%

74%

13%

Nord Est

19%

65%

16%

Centro

57%

32%

11%

Sud

42%

26%

31%

Isole

27%

41%

32%

ITALIA

33%

49%

19%

Acqua consegnata (mln metri cubi)

Lunghezza rete Acquedotto (km)

Lunghezza rete Fognatura (km)

5.192

473.807

277.004

Fonte: Utilitatis

 

A VENTI ANNI DALLA LEGGE GALLI….

Nel 2014 decorrono esattamente 20 anni dalla LEGGE GALLI (Legge n.36 del 1994 “Disposizioni in materia di risorse idriche”) di riordino del servizio idrico integrato.

 

A 20 anni dalla Legge Galli – poi trasfusa nel codice ambiente (Dlgs. 152/2006) – sono molti gli obiettivi mancati, ignorati o non ancora raggiunti

 

a fronte di un obiettivo di aggregazione delle aree in ATO (ambiti territoriali ottimali), sovracomunali e disegnati su base idrografica anziché amministrativa.

 

-        2.000 Comuni, per un totale di 6 milioni di abitanti (11%), sono fermi a 20 anni fa e gestiscono ancora il servizio “in economia”, ovvero in modo diretto e non tramite un gestore

-        gli affidamenti conformi al Dlgs. 152/06 coprono solo il 70% della popolazione

-        il restante 19% è servito da gestioni obsolete o perennemente “transitorie”

-        anche nei territori in cui si è formalmente rispettato il Dlgs. 152/2006 l’accorpamento, esiste ancora una frammentazione di operatori, non più gli 8.000 del 1994, ma neanche “un gestore per ATO” previsti dalla Legge Galli: in Italia operano 232 gestori (a cui si sommano i soggetti grossisti che gestiscono i soli servizi di approvvigionamento e/o fognature e/o depurazione)

-        si va da situazioni in cui un solo operatore gestisce oltre 4 milioni di cittadini, a realtà nelle quali si mantiene un gestore per soli 500 abitanti

 

 

Gestioni

ex Dlgs. 152/06

Altre Gestioni

Gestioni in economia

Comuni Serviti

4.831

1.304

1.957

% Comuni

60%

16%

24%

% Popolazione

70%

19%

11%

 

Gestori

Gestioni ex. D.lgs. 152/2006

102

Altre Gestioni

130

 

Situazione gestioni idriche sul territorio italiano, % abitanti serviti per regione, gennaio 2014

 

 

Gestioni ex. d.lgs. 152/2006

Altre Gestioni

Gestioni in Economia

Regione

affidamenti

pop. servita

% su totale

affidamenti

pop. servita

% su totale

pop. servita

% su totale

Abruzzo

6

1.235.682

94%

1

30.422

2%

46.403

4%

Basilicata

1

576.194

100%

-

-

0%

-

0%

Calabria

3

274.319

14%

3

134.376

7%

1.549.543

79%

Campania

2

1.534.392

27%

22

3.139.822

54%

1.095.536

19%

Emilia Romagna

15

4.358.367

99%

1

4.466

0%

23.908

1%

Friulia Venezia-Giulia

1

140.650

12%

10

1.081.210

88%

-

0%

Lazio

4

4.843.346

87%

8

280.113

5%

433.817

8%

Liguria

6

982.872

63%

13

469.138

30%

113.117

7%

Lombardia

13

5.989.060

61%

48

3.106.085

32%

699.380

7%

Marche

9

1.508.684

98%

-

-

0%

36.471

2%

Molise

-

-

0%

1

33.194

11%

280.147

89%

Piemonte

25

4.165.082

95%

15

133.892

3%

75.078

2%

Puglia

1

4.021.160

99%

-

-

0%

29.643

1%

Sardegna

1

1.621.199

99%

1

16.852

1%

2.328

0%

Sicilia

6

1.417.471

28%

14

1.793.816

36%

1.788.645

36%

Toscana

6

3.487.201

95%

7

169.716

5%

26.657

1%

Trentino - Alto Adige

n.a.

n.a.

n.a.

16

530.888

51%

509.046

49%

Umbria

3

880.942

99%

3

-

0%

5.297

1%

Valle d'Aosta

-

-

0%

-

27.221

21%

100.623

79%

Veneto

13

4.762.928

99%

3

21.688

0%

10.161

0%

ITALIA

115

41.799.549

70%

168

11.059.878

19%

6.825.800

11%

                 

 

Fonte: Elaborazione Utilitatis su dati ISTAT

 

A fronte di un obiettivo di standardizzazione infrastrutturale, permane, dopo venti anni, una netta differenza tra il Nord ed il Sud del Paese ed una sostanziale differenza con il resto dell’Europa in materia ambientale (fognatura e depurazione).

 

Negli ultimi anni, le cose sono migliorate ma…

  • Rispetto alla direttiva europea del 271/91/CEE (obbligo di trattamento dei reflui) la percentuale di cittadini coperta dai servizi di fognatura e depurazione è aumentata di qualche punto percentuale, ma restiamo il fanalino di coda dell’Europa: dal 66,4% di cittadini connessi a depuratori nel 1994 al 78,5% attuale
  • Ne sono prova le sentenze di condanna all’Italia da parte della Corte di Giustizia UE
  • Alla condanna – qualora non si realizzeranno le infrastrutture necessarie entro il 2015 – seguirà la sanzione milionaria divisa in tre fasce di articolazione: multa forfettaria in base al Pil, multa per ogni giorno di ritardo nell’adeguamento; sospensione dei fondi UE

 

   

 

 

Acquedotto

Fognatura

Depurazione                          (carico trattato)

 

copertura

deficit

copertura

deficit

copertura

deficit

Nord

95,1%

4,9%

94,8%

5,2%

84,9%

15,1%

Centro

94,2%

5,8%

92,6%

7,4%

81,1%

18,9%

Sud

98,0%

2,0%

90,9%

9,1%

68,6%

31,4%

Totale Italia

95,6%

4,4%

93,1%

6,9%

78,5%

21,5%

Fonte: elaborazione Utilitatis su dati CoNViRI e ISTAT

   
                 

 

 

A fronte di un obiettivo di metodo tariffario unico per tutto il Paese :

-  solo oggi, dopo venti anni – con il Decreto Legge 201/2011 che ha trasferito all’Autorità per l’energia anche il controllo del sistema idrico – è stata avviata la regolazione nazionale in materia di tariffa, misura e qualità del servizio. Grazie al metodo tariffario idrico (MTI), si sta andando verso un sistema omogeneo, che cancella anni di ritardi o distorsioni applicative (il cosiddetto Metodo Normalizzato previsto dalla legge Galli del 1994, non è mai stato applicato in modo completo).

 

-  la prospettiva di un sistema tariffario affidabile, prevedibile e regolato, può aumentare la reputazione del comparto idrico nel suo complesso e la fiducia di possibili investitori. Elementi necessari per finanziare gli investimenti per infrastrutture, coperti da risorse pubbliche solo per il 10%.

 

A fronte del traguardo di separare il costo del servizio idrico dal bilancio dello Stato: soltanto oggi, con il MTI -  il metodo tariffario dell’Autorità -  si comincia a rispettare il principio della Legge Galli secondo il quale il sistema idrico doveva sostenersi autonomamente, mediante le tariffe, anziché con trasferimenti dalla fiscalità generale.

Il metodo tariffario dell’AEEGSI, infatti, introduce in Italia i due principi fondamentali già adottati in Europa: Full Cost Recovery e Polluter Pays, ovvero la tariffa deve coprire integralmente i costi di gestione e “chi inquina paga”

 

GLI INVESTIMENTI NECESSARI NEL SERVIZIO IDRICO

 

Il Blue Book esamina comparativamente il livello di investimenti in Italia e in altri Paesi OCSE.

 

Attualmente investiamo nel servizio idrico circa 30 euro ad abitante/anno, per complessivi 1,6 miliardi di investimenti di cui solo 0,3 miliardi da fondi pubblici.

 

Il fabbisogno di investimenti nazionale – documentato dai PEF (piani economico finanziari redatti dagli ATO) – ammonterebbe a oltre 3 mld all’anno, pari a 51 euro per abitante all’anno.

 

Quanto occorrerebbe per allinearci con gli standard europei?

 

Circa 80 euro ad abitante/anno di investimenti, per raggiungere l’auspicabile quota di 4,8 miliardi di euro di investimenti. (Es. in Danimarca si investono 129 euro/ab/anno; nel Regno Unito 102 euro/Ab/anno; in Francia 88;  ecc…)

 

Investimenti che avrebbero l’obiettivo di intervenire almeno sulle realizzazioni infrastrutturali più urgenti e indifferibili sul piano ambientale.