
WORKSHOP ROMA 11 FEBBRAIO 2016 ORE 10.00 – 13.00 ANCI SALA IFEL VIA DEI PREFETTI, 46
Sono stati pubblicati quattordici bandi di gara per la concessione delle reti gas, solo quattro di questi sono stati inviati all’AEEGSI per il parere preliminare, altri due sono in corso di esame: quasi tutti sono stati impugnati dalla stessa azienda, in generale con la medesima motivazione prevalente, ossia che le gare non si possono svolgere in pendenza dei giudizi da parte del TAR Lazio e del Consiglio di Stato a seguito dei ricorsi proposti dai gestori contro punti nevralgici della disciplina statale delle gare.
Prima questione: in sostanza si contesta la validità dell’impianto normativo che presiede allo svolgimento delle gare, prevedendo termini perentori, commissariamenti e penali per i comuni inadempienti.
I comuni si trovano così a non poter contare sulla certezza del diritto in una materia che tocca in modo rilevante le tasche di tutti i cittadini.
Seconda questione: il bando tipo predisposto dal MISE sconta il fatto che spesso non si adatta alle esigenze del territorio dei 177 ambiti, prevede un’articolazione del punteggio di gara e clausole che non sembrano del tutto pro-competitive, poiché appaiono maggiormente sfruttabili dai diversi “incumbent” degli ATEM.
Tra l’altro, se intese in maniera rigida, la “lex specialis” di gara ha ben poco da regolare anche nelle materie che il legislatore aveva voluto delegare, ossia gli interventi di efficienza energetica legati al territorio.
Terza questione: il D.Lgs. 164/2000 (Decreto Letta), che governa la materia, prevedeva di avviare il processo di liberalizzazione sin dal 2005, con le ultime proroghe siamo arrivati al 2012, da allora vige un regime di tacita prorogatio a tutto vantaggio dei circa 230 gestori, che presumibilmente si ridurranno a 30/40 con le nuove gare d’ambito; nel frattempo ha avuto un forte sviluppo la tecnologia del GNL e quindi, mentre la normativa prevede che vi sia un unico distributore di gas metano nell’ambito, non vi sono impegni per lo sviluppo del GNL quali, ad esempio, per l’autotrazione, per la portualità, per il territorio.
Quarta questione: i comuni non metanizzati sono oltre 1200, nel caso siano forniti da GPL il costo energetico è almeno il doppio del metano, a scapito delle famiglie e delle imprese, favorendo così lo spopolamento dei territori pedemontani; non vi sono nel bando tipo tipo clausole di salvaguardia per tali comuni, i quali, se non è prevista la loro metanizzazione nel piano di sviluppo posto a base di gara, resterebbero per altri 12 anni privi delle forniture di metano, compreso il GNL che potrebbe invece essere distribuito con carri bombolai o con le nuove tecnologie di refrigerazione.
Quinta questione: AEEGSI sembra affrontare le varie questioni che emergono con comportamenti auto referenziali, richiedendo fino a tre mesi per valutare gli scostamenti VIR/RAB delle valutazioni dei comuni e le loro motivazioni, altri due mesi per approvare il bando di gara (mentre il DM 226/2011 prevede un mese), attivando un complesso sistema di dialogo attraverso una piattaforma criptata che i comuni gestiscono con estrema difficoltà; è ancora confusa la questione della valorizzazione dei cespiti di proprietà (o a devoluzione gratuita) dei Comuni, per i quali la FAQ del MISE prevede il valore di RAB mentre il DM 106/15 all'art. 7 bis indica che il calcolo sia basato sul VIR: probabilmente vanno migliorate le comunicazioni inter-istituzionali per il buon esito delle gare stesse.
In conclusione, esiste il forte rischio che, al termine delle procedure di gara, la auspicata liberalizzazione sia attuata riducendo dell’80% gli operatori, mentre i costi della distribuzione risulteranno decisamente aumentati, a fronte di un auspicabile efficientamento del sistema e di una maggiore attenzione degli enti locali in materia.