L’aggiornamento della politica del cosiddetto «20-20-20», la riduzione della CO2 e la definizione della quota di energia rinnovabile al 2030 sono temi caldi che stanno animando e dividendo l’Europa. Notevole l’impatto sulla competitività delle imprese in termini di maggiori costi per ottemperare ad obblighi ai quali altri competitors di Paesi extraeuropei non sono soggetti. Secondo il Commissario Tajani «Politica industriale e ambientale devono poter coincidere, e per questo ci vogliono obiettivi equilibrati, che non costringano le aziende a delocalizzare».
Pilastro fondante della nuova politica fiscale che il nostro Paese con coraggio deve portare avanti è la Competitività sostenibile per “delocalizzare al contrario” o, meglio, per riallocare risorse e investimenti e rilocalizzare Attività, Lavoro e Occupazione in Italia e in Europa.
Il Parlamento, dapprima la Camera ed ora il Senato, sta esaminando in questi giorni la cd Delega fiscale che ha reintrodotto, rispetto alla precedente Legislatura, un articolo di fondamentale importanza per il Paese: la fiscalità energetica ed ambientale. Il tema, fortemente voluto dal Governo Monti e dal Ministro dell’Ambiente Clini, tradotto in articolo, era stato poi cassato durante l’esame parlamentare. La soppressione, come si legge nei resoconti parlamentari, era da considerarsi opportuna “atteso che la introduzione nell’Ordinamento nazionale di nuove forme di fiscalità ambientale prima della entrata in vigore della nuova direttiva quadro europea sulla tassazione dei prodotti energetici e dell’elettricità, di cui alla comunicazione COM (2011) 169, si tradurrebbe, di fatto, in una penalizzazione delle aziende italiane, a tutto vantaggio di quelle degli altri Stati membri della Unione europea;” (Parere VIII Commissione permanente - Atti parlamentari, Camera dei Deputati – 5291-A)”.
“Al contrario, la fiscalità energetica ed ambientale” – per Carlo Belvedere Segretario Generale Ascomac – “rappresenta senza dubbi una leva trasversale di sviluppo del Lavoro e della Competitività sostenibile del Sistema Italia, avviando la transizione del Paese verso un'economia a basso contenuto di carbonio, ad elevato risparmio energetico, a ridotto consumo di acqua, ad alta riciclabilità”. “Certamente alcuni meccanismi vanno rivisti e sostituiti, non aggiunti”. “L’impulso che il Legislatore può dare da subito al sistema economico è di promuovere, integrare, raccordare e coordinare tra loro la fiscalità energetica e quella ambientale, ora verticalmente separate, per unificarle sotto il Valore della Sostenibilità. In sintesi, la realizzazione di un prodotto, di una fabbrica, di un cantiere, di un’opera non solo a ridotto impatto di carbonio, ma contestualmente a ridotto consumo di acqua e, al tempo stesso, altamente riciclabile. E’ questa la rivoluzione sostenibile che fa la differenza competitiva” da realizzare subito anche in Europa”.
“Tra le diverse proposte, per quanto riguarda i temi della Delocalizzazione e della Competitività del sistema industriale e non solo, connessi alla riduzione delle emissioni – conclude Belvedere - la nostra Federazione ha proposto al Governo ed al Parlamento la introduzione, in sostituzione dello strumento “cap and trade”, del principio, formulato e proposto da diversi anni dalla Autorità per l’energia elettrica e il gas, basato su meccanismi di mercato riguardanti il contenuto CO2 dei prodotti destinati al consumo e quindi finalizzati alla tutela del consumatore finale, attraverso una riduzione/esenzione della tassazione di accise e IVA dei prodotti a più basso contenuto di carbonio e non solo ( si pensi ad es. alla riduzione del consumo di acqua, di materie prime ed all’aumento della riciclabilità) e finalizzato a contrastare fenomeni di dumping ambientale”.
Le Proposte ASCOMAC
Diverse e articolate le proposte presentate al Governo e al Parlamento da Ascomac finalizzate dapprima alla reintroduzione dell’articolo relativo alla fiscalità energetica e ambientale nella Delega Fiscale e alla destinazione degli interventi alla decarbonizzazione, all’indipendenza energetica, al risparmio energetico, alla sostenibilità.
In particolare:
introduzione, in sostituzione dello strumento “cap and trade”, del principio basato su meccanismi di mercato riguardanti il contenuto CO2 dei prodotti destinati al consumo, attraverso una riduzione/esenzione della tassazione di accise e IVA dei prodotti a più basso contenuto di carbonio e non solo ( si pensi ad es. alla riduzione del consumo di acqua, di materie prime ed all’aumento della riciclabilità) e finalizzato a contrastare fenomeni di dumping ambientale.
Il nuovo principio, del quale Ascomac ha proposto e richiesto l’inserimento nella Legge Delega, è stato formulato e proposto da diversi anni dalla Autorità per l’energia elettrica e il gas.
Di fatto, conoscendo la “storia inquinante” di ogni prodotto attraverso le etichette ambientali (carbon footprint, water footprint, alta riciclabilità), il consumatore è messo nelle condizioni di scegliere più consapevolmente l’acquisto di un prodotto, non solo in base al suo prezzo, ma anche in base al livello di inquinamento che è stato generato durante la produzione, e che si genererà durante l’esercizio e la fine vita del bene stesso.
revisione del metodo di attribuzione dei benefici fiscali quali:
a. aiuto all’investimento – a carico della fiscalità generale - in tecnologie a basso impatto ambientale anche nei processi di riconversione industriale dei siti di interesse nazionale contaminati, al fine di attivare crescita ed occupazione “verde”
b. misure in favore delle imprese e dei soggetti privati che acquistano tecnologie, sistemi e prodotti ad alta sostenibilità
c. accesso agevolato ai benefici previsti dal Fondo rotativo per il finanziamento di programmi e misure finalizzate all'attuazione del Protocollo di Kyoto
d. sostegno all’esercizio – a carico delle bollette energetiche – dell’energia generata/utilizzata/consumata da sistemi e tecnologie altamente efficienti , attraverso la valorizzazione nella bolletta energetica, della sola energia prodotta, autoprodotta o utilizzata/consumata (e non più anche della tecnologia che la genera).
Tenere distinti l’aiuto all’investimento dal sostegno all’esercizio comporta una riduzione degli oneri a carico del cittadino/cliente finale, premia le migliori tecnologie nei tempi di ammortamento fiscalmente previsti, evita fenomeni speculativi e scelte “convenienti” del miglior incentivo, consente al consumatore finale di non dovere pagare per anni/decenni bollette energetiche onerose che finiscono per valorizzare tecnologie nel tempo già ammortizzate e tecnologicamente superate se non inefficienti, stimola la ricerca in nuova tecnologia.
e. semplificazione e unificazione delle diverse forme di incentivazione per eliminare duplicazioni, ridurre gli oneri burocratici, consentire una facile comprensione ed attuazione delle norme e delle regole, ridurre se non eliminare i fattori speculativi o di scelta in base alla convenienza di questo o quel regime.
f. individuazione di sistemi premiali quali i Titoli di Sostenibilità a impatto zero che valorizzino il consumo efficiente, contestuale e ridotto delle risorse – energia, acqua, rifiuti nella realizzazione e gestione del prodotto, impianto, sito.
revisione della disciplina delle accise e dell’IVA
per:
1) siti civili, industriali, commerciali, agricoli, turistici, cantieri edili, stradali per la realizzazione di opere di ingegneria civile e lavori pubblici
2) sistemi, impianti e tecnologie
3) prodotti, processi e sistemi
tutti realizzati, nelle fasi di fabbricazione, esercizio e smaltimento a fine vita, a basso contenuto di carbonio, ad elevato risparmio energetico, a ridotto consumo di acqua, ad alta riciclabilità;
4) prodotti energetici in funzione del loro contenuto di carbonio, nonché destinazione del gettito derivante dalla introduzione su prodotti maggiormente inquinanti della carbon tax, sostitutiva dello strumento cap and trade, al finanziamento:
a) del sistema di incentivazione del risparmio energetico attraverso la diffusione delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico mediante programmi di miglioramento dell’efficienza energetica
b) degli interventi volti alla tutela dell’ambiente: programmi, di ristrutturazione, recupero, manutenzione e miglioramento della sicurezza statica e antisismica e dell’efficienza energetica del patrimonio edilizio nei settori civile, terziario, industriale, agricolo, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici, per la mobilità elettrica oltre che di ripristino a seguito di eventi calamitosi e di riduzione del rischio di dissesto idrogeologico del territorio
Attuazione di quanto previsto dall’art. 15, Direttiva 2003/96/CE in merito alle fonti rinnovabili e alla cogenerazione ad alto rendimento, con la esenzione/riduzione delle accise e dell’IVA su:
a) prodotti energetici ed elettricità utilizzati da unità/impianti di cogenerazione ad alto rendimento;
b) consumo efficiente di energia generata da unità/impianti alimentati da fonti rinnovabili e di cogenerazione ad alto rendimento.
Proprio sul tema dell’utilizzo, consumo di energia “verde” da Fonti rinnovabili ed “efficiente” da cogenerazione ad alto rendimento, si pensi al recente provvedimento a favore dei cd “energivori” e della riduzione di oneri e corrispettivi a loro carico dove il consumo riguarda la energia elettrica prelevata da rete pubblica (magari anche quella da BTZ). A livello giuridico, tra gli addetti ai lavori si parla si parla di presunti Aiuti di Stato.
Perché non dare la stessa agevolazione, questa volta sul prelievo di energia da Fonti rinnovabili e/o da Cogenerazione ad alto rendimento, come previsto dall’articolo 15 della Direttiva richiamata, solo ed in quanto le Imprese cd Energivore assumano personale e mantengano il sito produttivo in Italia? In questo caso certamente il consumo di quella energia non può configurarsi Aiuto di Stato (Vedi anche Regolamento 800/2008 artt. 21, 22, 23 UE). Si creerebbe proprio quel ciclo virtuoso tra produzione di energia verde ed efficiente e consumo di energia sostenibile. Un bel passo verso la decarbonizzazione e la occupazione.
Azioni sul comportamento dei consumatori, anche attraverso una informazione adeguata e capillare, finalizzate a fare un uso più efficiente dell’energia, a scegliere fonti rinnovabili e prodotti energetici a basso contenuto di carbonio, tecnologie di generazione e di consumo ad alta efficienza, prodotti a basso contenuto di carbonio, a ridotto consumo di acqua, ad alta riciclabilità.
Adozione, nella valutazione ambientale del prodotto, di standard internazionali e norme quali la ISO 14067 fino alla etichettatura del prodotto.