
BDO: energie rinnovabili, cybersecurity, Africa, ricerca & sviluppo e big data i driver del settore oil & gas entro il 2020
• Le basse tariffe petrolifere, insieme alla crescita delle energie rinnovabili e all’apporto della tecnologia, hanno cambiato per sempre l’oil & gas. • Secondo le stime del network BDO, soluzioni tecnologiche innovative porteranno a un ripensamento dell’industria del segmento. • La società energetica del futuro dovrà essere efficiente, digitale e diversificata.
Ricerca di nuovi mix energetici, minacce hacker agli impianti, elettrificazione del continente africano, investimenti in ricerca & sviluppo e analisi dei big data: sono questi i cinque driver che rimodelleranno il settore dell’oil & gas da qui al 2020 secondo BDO, network globale di revisione contabile e consulenza alle imprese. La miccia di tale scenario si è accesa nel 2014, con il collasso delle tariffe petrolifere, che ha innescato un cambiamento cruciale per il settore. Il prezzo delle materie prime, in ogni caso, appare solo uno degli elementi scatenanti, a cui si devono aggiungere la rapida crescita delle energie rinnovabili e le innovazioni tecnologiche nel settore. La società energetica del futuro, secondo BDO, dovrà sapere tagliare i costi superflui, promuovere l’efficienza operativa attraverso la digital transformation e diversificare il proprio portfolio, includendo fonti di energia rinnovabile.
1. I paesi del Golfo differenzieranno il mix energetico con energia del sole e del vento
Entro il 2020, i bassi prezzi del petrolio (sotto la soglia di $ 60 al barile) spingeranno i paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo a diversificare il loro mix energetico, utilizzando il sistema delle aste per sovvenzionare progetti di energia rinnovabile. L’attuale traiettoria di questi paesi appare piuttosto instabile: la maggior parte di loro ha già cominciato ad importare gas naturale liquefatto (GNL) a fronte di una scarsità del gas naturale. Attraverso le aste, inoltre, stanno cercando di fissare un livello di investimenti in energie rinnovabili appaltando i contratti secondo il criterio del prezzo proposto. Quasi 50 paesi hanno adottato tale approccio e altri 30 stanno intraprendendo questo percorso. Secondo BDO, entro il 2020 i paesi dell’area diminuiranno, quindi, la loro attenzione nei confronti delle fonti fossili per concentrarsi su energia fotovoltaica, solare ed eolica.
2. Cybersecurity: le reti elettriche saranno sotto attacco
Secondo le previsioni di BDO, almeno cinque paesi nel mondo da qui al 2020 vedranno la propria rete elettrica nazionale messa offline da un cyber attacco di nuova generazione, chiamato Permanent Denial of Service (PDoS). Conosciuto anche come “phlashing”, questo tipo di attacco esaurisce deliberatamente le risorse di un sistema informatico che fornisce un servizio ai clienti, rendendolo non più in grado di erogare il servizio stesso. Attualmente, gli attacchi informatici assumono la forma del Distributed Denial of Service (DDoS), un attacco provocato da più terminali. Gli attacchi di questo tipo sono diminuiti complessivamente del 18% nel 2017, ma il numero medio di attacchi per target è aumentato del 19%. Ciò significa che i cyber criminali potrebbero approfittare dell’avvento di una smart-grid a due vie per mettere in atto un blackout ad effetto domino, nei settori critici quali la sanità, i trasporti, la sicurezza e i servizi finanziari.
3. Gas naturale liquefatto e fotovoltaico porteranno l’elettricità in Africa
Entro il 2020, l’importazione di gas natural liquefatto (GNL) e l’energia fotovoltaica porteranno l’elettricità a 4 cittadini africani su 5, segnando la fine della dipendenza energetica delle nazioni africane e il superamento del tradizionale arretramento infrastrutturale del continente. L’Africa rappresenta una grande opportunità per i produttori di GNL, strutture per l’importazione sono già attualmente in costruzione in Ghana e in Sud Africa. Numerose compagnie straniere hanno già installato micro-grid fotovoltaiche e sistemi energetici domestici in tutto il territorio sub-sahariano. Attualmente, il continente africano rappresenta il 16% della popolazione mondiale, solo il 32% di essa ha accesso all’energia elettrica, ovvero 1,5 cittadini africani su 5.
4. L’investimento in ricerca & sviluppo del settore crescerà
L’investimento generale in ricerca & sviluppo del segmento oil & gas, un settore finora etichettato come a bassa intensità di investimento (1% del fatturato), diminuirà, ma la maggiore fetta di spesa verrà indirizzata all’efficienza nell’esplorazione e nella produzione. La sfida attuale per il mercato, infatti, è quella di efficientare questa parte della catena di approvvigionamento. In questo, la tecnologia viene già in auto del settore: per la localizzazione dei pozzi, per l’estrazione e la raffinazione della materia prima, fino al suo trasporto. Tecnologie avanzate vengono già impiegate per il “refracking” dei pozzi già trivellati, al fine di estenderne l’attività. Quando si tratta di scavare nuovi pozzi, si usano software e sensori per determinare la corretta combinazione di agenti chimici, sabbia e acqua per la massimizzazione dell’estrazione. Attraverso simulazioni 3D e 4D, l’industria estrattiva vanta un 80% di successo nelle operazioni di trivellazione.
5. L’analisi dei big data a disposizione si farà più approfondita
Entro il 2020, in media le aziende dell’industria estrattiva e produttiva farà uso del 10% dei big data disponibili, con una netta crescita rispetto all’uso attuale dei dati, seppur ancora lontano dal pieno potenziale. Attualmente, i pozzi estrattivi sono dotati di sensori per il monitoraggio in tempo reale dei siti. Si tratta di dati che, se analizzati correttamente, porterebbero a un grande efficientamento dell’industria estrattiva, ad esempio per migliorare la localizzazione dei giacimenti e il processo di trivellazione dei pozzi. La maggior parte delle società del settore oil & gas, tuttavia, non dispone delle capacità di analisi dei dati e di integrazione di informazioni provenienti da fonti diverse, che permetterebbero di massimizzarne il valore. D’altra parte, le aziende che forniscono soluzioni tecnologiche sono spesso ignare di come di come applicare i sistemi di monitoraggio esistenti alle esigenze di questa singola industria. Una trivella offshore possiede in media 30 mila sensori, ma meno dell’1% di questi dati viene effettivamente analizzato e utilizzato a livelli decisionali. “L’andamento internazionale dello scenario oil & gas appare cruciale per il nostro Paese, a fronte della conclamata dipendenza energetica dall’estero dell’Italia – ha commentato Simone Del Bianco, Managing Partner di BDO Italia. – Il recente incidente avvenuto in Austria dimostra quanto la posizione del nostro Paese sia delicata in tal senso e le polemiche suscitate dalla realizzazione del gasdotto TAP non fanno che evidenziare ancora di più una situazione che mette l’Italia in una posizione di subordinazione. D’altro canto, abbiamo diversi esempi di utility italiane molto attive all’estero, eccellenze che sono in prima fila nel mettere in atto nell’operatività quotidiana i trend che il nostro studio individua al 2020.” “Siamo molto lontani dall’indipendenza energetica che la nostra ricerca vede all’orizzonte per un nostro vicino, la Gran Bretagna, che entro il 2020 potrebbe potenzialmente diventare autosufficiente e ‘off- grid’ – ha proseguito Del Bianco. - Il governo britannico riconosce questo potenziale e ha offerto agevolazioni fiscali ai produttori del settore. Inoltre, ha annunciato che creerà un fondo dedicato che assicuri alle comunità che ospitano siti estrattivi di poter beneficiare dello sviluppo del settore. Il fondo consisterà inizialmente nel 10% del gettito fiscale originato dalla produzione di shale gas per un valore previsto di 1 miliardo di sterline, una cifra che verrà erogata alle comunità locali nel giro di 25 anni.”
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