
Il teleriscaldamento può salvare le città dallo smog ma senza incentivi non potrà esprimere tutto il suo enorme potenziale e si dovrà rinunciare ai benefici ambientali di questa tecnologia
Questo il pensiero di Giovanni Valotti, presidente di Utilitalia, l'associazione delle imprese di ambiente acqua energia che oggi al Ministero dello Sviluppo economico ha organizzato un incontro ad hoc, “Teleriscaldamento: una risorsa per l'ambiente”, tra operatori del settore, parlamentari e rappresentanti del governo.
I numeri parlano chiaro, rileva Valotti, mettendo in evidenza “l'enorme potenziale del teleriscaldamento nel Paese che se fosse interamente espresso porterebbe ad un taglio del 5,3% di emissioni di CO2, ad un aumento del 175% di energia risparmiata in termini di tonnellate equivalenti petrolio (Tep)”.
Basti pensare che “dal 2005 al 2015 c'è stato un risparmio di 21,8 milioni di Tep, non sono stati bruciati 159 milioni di barili di petrolio e il risparmio in bolletta è stato di 11,8 miliardi a fronte di 3,6 miliardi di certificati bianchi”.
Il teleriscaldamento – spiega Utilitalia che insieme con alcune associate (A2A, IREN, HERA) ha da poco siglato un accordo a Pechino con l'associazione cinese per il riscaldamento urbano - potrebbe evitare alle città di dover prendere misure come le targhe alterne e i blocchi del traffico: i benefici ambientali contro l'inquinamento dell'aria, causato per il 43% dal riscaldamento domestico, valgono più del doppio delle misure sul traffico auto: “se abbiamo un problema di smog nelle città, cominciamo a occuparci delle caldaie, e poi del traffico; questo avrebbe un maggiore impatto sulla qualità dell'aria”, osserva Valotti.
Anche gli obiettivi europei di efficienza energetica oltre che di abbattimento della CO2, spiega Utiltalia, consigliano di abbandonare il vecchio modello di una caldaia per ogni casa; e lo Stato deve decidere se e come sostenere attraverso misure fiscali o incentivi, forme di energia che consentano gradualmente di staccarsi dalla dipendenze delle fonti energetiche esterne.
Per il presidente di Utilitalia: “questi benefici ambientali, così come i nuovi investimenti nel teleriscaldamento, non sono finanziabili se non vengono resi economicamente sostenibili. Questi sono progetti che possono cambiare la faccia di una città in termini di qualità dell'aria ma non potremo mai fare gli investimenti senza un adeguato sostegno”.
Opinione evidentemente condivisa dai principali operatori: “Sappiamo che il governo è concentrato su obiettivi di sostenibilità ambientale – ha osservato l'amministratore delegato del Gruppo Hera, Stefano Venier - Il teleriscaldamento può essere uno strumento fondamentale per raggiungerli insieme alla mobilita sostenibile, è la risposta più credibile, all'inquinamento urbano. Con 400 mila MWh (Megawattora) come Hera siamo il terzo operatore e nel 2015 abbiamo risparmiato grazie al teleriscaldamento 33 mila tonnellate di olio equivalente. Con l'attuale quadro normativo però i rendimenti economici attesi non sono tali da poter pensare a ulteriori significativi investimenti. Se non vi saranno adeguati aggiustamenti agli attuali provvedimenti, una parte di quello che oggi rappresenta ottime opportunità, rischia di restare un potenziale solo teorico”.
“Tra benefici ambientali e sostenibilità economica, il teleriscaldamento ha perso una gamba: e cioè è venuta meno la sostenibilità economica – ha spiegato l'amministratore delegato di Iren Energia, Giuseppe Bergerio - gli investimenti previsti infatti da Iren, 300 milioni per i prossimi cinque anni, riguardano soprattutto la rete. L'auspicio è di un veloce chiarimento regolatorio per promuovere futuri investimenti perché al momento gli ostacoli sono insuperabili”.
Alla richiesta di sostegno e di nuove forme di incentivi, Sara Romano, direttore del ministero dello Sviluppo Economico (direzione per il mercato elettrico, le rinnovabili e l'efficienza energetica, il nucleare), risponde dicendo che “qualche forma di incentivo oggi esiste, per esempio per la cogenerazione”; ha ricordato che “un intervento su un impianto vecchio è incentivato esattamente come su uno nuovo”, mentre “sul versante dell'offerta l'Iva agevolata e il credito d'imposta si possono rimodulare ma già esistono”.
In generale Romano ha fatto presente come sia necessario pensare “a uno strumento che valorizzi l'insieme di questi benefici in modo più ampio e globale per città che si attrezzano a diventare davvero smart. Un valore aggiunto che possiamo mettere presto a disposizione, perché la procedura istruttoria è finita, è il nuovo Fondo per l'efficienza energetica. Bisogna mettere al centro la città e i cittadini: solo così riusciremo a offrire una cornice incentivante”.