Complici l'introduzione del MTI-4 e il rafforzamento della RQTI, uniti ai fondi del PNRR: investimenti orientati non solo al rinnovo delle infrastrutture ma anche a una crescente iniezione di tecnologia.
Da parte dei gestori idrici italiani forte accelerazione dello sforzo finanziario previsto per il sessennio 2024-2029 rispetto al periodo 2021-2023, con investimenti che superano i 90 €/ab/anno. È quanto emerge dal nuovo Position Paper n. 308 del Laboratorio Ref Ricerche, intitolato "Gli investimenti tecnologici nel servizio idrico integrato: un'analisi dei piani di investimento per il periodo 2021-2029".
In particolare, si legge nel documento, negli ultimi anni il Servizio Idrico Integrato (SII) italiano sta attraversando una fase di trasformazione: l'introduzione del Metodo Tariffario Idrico per il quarto periodo regolatorio (MTI-4) e il rafforzamento della Regolazione della Qualità Tecnica (RQTI), uniti ai fondi del PNRR, hanno infatti stimolato un incremento significativo degli investimenti, orientati non solo al rinnovo delle infrastrutture ma anche a una crescente iniezione di tecnologia lungo l'intero ciclo idrico.
Un forte incremento degli investimenti
L'indagine del Ref si basa sui piani di investimento (PdI) di 54 gestori, che complessivamente servono circa il 63% della popolazione italiana, con una copertura territoriale rappresentativa delle dinamiche nazionali.
Dal confronto tra i periodi consuntivo 2021-2023 e pianificato 2024-2029 emerge una crescita marcata della spesa in conto capitale: gli investimenti realizzati, pari a 7,6 miliardi di euro, lasciano il posto a una pianificazione complessiva di oltre 21 miliardi. In termini di investimento pro capite, si passa dai 59 euro per abitante del 2021 agli 80 euro del 2023 fino a valori costantemente superiori ai 90 €/ab/anno nella maggior parte degli anni pianificati, con un picco previsto nel 2025 (106 €/ab).

Cifre elevate, benché in diminuzione negli ultimi anni, che scontano, spiega il Laboratorio, la difficoltà di integrare nella pianificazione della prima applicazione del Metodo Tariffario Idrico per il quarto periodo regolatorio una stima dei fabbisogni di investimento connessi alle numerose novità che stanno interessando il servizio idrico integrato, a partire dalla nuova direttiva sulle acque reflue.
È prevedibile, si legge, che qualora gli aggiornamenti tariffari includano gli investimenti richiesti dalle nuove direttive europee e dall'ampliamento del perimetro del SII al riuso, il volume degli investimenti pianificati per il resto del periodo regolatorio possa aumentare ulteriormente, con il rischio di generare criticità per l'equilibrio economico-finanziario delle gestioni e/o per la sostenibilità tariffaria.
Le nuove priorità: dalla perdita alla continuità
L'analisi degli investimenti suddivisi per macro-indicatori di qualità tecnica mostra come in parte stiano cambiando le priorità strategiche dei gestori. Nel triennio 2021-2023 la riduzione delle perdite idriche (indicatore M1) assorbiva la quota principale delle risorse con 18,61 €/ab/anno, seguito dalla qualità dell'acqua depurata (M6) con 10,8 €/ab/anno, e dall'adeguatezza della fognatura (M4a) con 9,7 €/ab/anno. Questa raffigurazione, si legge, riflette le esigenze storiche del Paese, con un forte bisogno di rinnovare e adeguare reti e impianti.
Nel sessennio 2024-2029, pur mantenendo il primato degli investimenti in M1, le interruzioni del servizio (M2) salgono al secondo posto con 17,8 €/ab/anno, registrando un incremento di oltre il 127% rispetto al consuntivo, passando da 7,83 a 17,79 euro per abitante all'anno.
Questo spostamento, spiega il documento, è legato sia all'importanza crescente della continuità del servizio, sia alla revisione più stringente delle classi del macro-indicatore M2 introdotta da ARERA, che ha richiesto interventi correttivi in diverse gestioni. La depurazione (M6) mantiene comunque investimenti previsti per 14,05 euro per abitante all'anno, mentre la fognatura (indicatore M4a) si attesta a 11,09 euro per abitante.
Investimento, le differenze territoriali che riflettono asimmetrie infrastrutturali
L'analisi territoriale realizzata dal Laboratorio rivela una forte eterogeneità a livello geografico, con intensità di investimento che variano enormemente tra le diverse aree del Paese.
Il Centro Italia mostra l'intensità di investimento più elevata, con 135,97 euro per abitante all'anno nel sessennio pianificato: questo primato è guidato da un focus marcato di risorse sull'indicatore M2 (interruzioni del servizio), con 47,83 euro per abitante all'anno, un valore che supera di gran lunga tutte le altre aree.
Il Sud e le Isole seguono con 96,08 euro per abitante all'anno, con uno sforzo prioritario sulla riduzione delle perdite idriche (M1), con 31,62 euro per abitante, il valore più alto a livello nazionale per questo indicatore: la scelta, si legge, riflette la necessità di recuperare il gap infrastrutturale che caratterizza queste aree, dove le reti idriche sono spesso vetuste e inefficienti.
Il Nord Est pianifica investimenti per 81,99 euro per abitante all'anno, con priorità su M1 e M6, mentre il Nord Ovest registra i valori pro capite più contenuti con 65,24 euro per abitante, pur dedicando risorse importanti alla fognatura (M4a). Questi valori possono, secondo il Ref, riflettere una situazione infrastrutturale più evoluta con minor fabbisogno di ammodernamento e/o sviluppo.
Piccoli gestori mostrano intensità di investimento maggiori
Dall'analisi dimensionale emerge un dato apparentemente contro intuitivo: sono i piccoli gestori (fino a 200 mila abitanti serviti) a pianificare lo sforzo finanziario più elevato, con 120,52 euro per abitante all'anno, contro i 90,72 dei medio-grandi gestori.
Tale risultato, spiega tuttavia il Ref, sembra fortemente influenzato dal non aver tenuto conto della popolazione fluttuante, ossia delle presenze turistiche e dei lavoratori pendolari, che incidono sulla popolazione effettiva da servire e di conseguenza sulle necessità di dimensionamento delle infrastrutture.
I piccoli gestori concentrano le loro risorse in modo particolare sulla riduzione delle perdite idriche (M1), con investimenti di 40,18 euro per abitante. Anche sulla fognatura (18,29 euro per abitante) e sulle interruzioni del servizio (18,84 euro per abitante) mostrano intensità elevate.
I grandi gestori (oltre 800 mila abitanti), pur con un'intensità complessiva minore (93,49 euro per abitante), allocano 20,33 euro per abitante all'indicatore M2 (interruzioni), il valore più alto tra tutti i cluster dimensionali, confermando una priorità verso l'efficientamento operativo della rete acquedottistica.
I gestori di dimensione intermedia mostrano invece una particolare attenzione alla depurazione, con i medio-grandi che raggiungono 16,57 euro per abitante su questo indicatore.
La rivoluzione tecnologica: contatori intelligenti e telecontrollo
L'aspetto più innovativo emerso dall'analisi riguarda l'aumento degli investimenti ad alto contenuto tecnologico: attraverso una ricerca sistematica di parole chiave come "smart meter", "telecontrollo", "automazione", "distrettualizzazione" e altre ancora, la ricerca ha quantificato quanto il settore stia investendo in digitalizzazione e automazione.
L'investimento tecnologico pro capite annuo quasi raddoppia nel passaggio dal consuntivo (4,7 euro per abitante anno) al pianificato (9,7 euro per abitante anno), con un picco previsto nel 2025 di 13,5 euro per abitante: in termini percentuali, la quota di investimenti tecnologici sul totale passa da una media del 7,5% nel triennio 2021-2023 all'11,1% nel sessennio 2024-2029, raggiungendo il 14% proprio nel 2025.
La geografia della tecnologia ricalca e accentua le differenze territoriali: l'accelerazione degli investimenti tecnologici non è uniforme sul territorio, e il Sud e le Isole registrano l'incidenza più elevata, dedicando il 17,8% degli investimenti totali alla tecnologia, con un investimento medio pro capite di 17,15 euro all'anno, che raggiunge addirittura punte di 23,8 euro nel 2028.
Il Nord Ovest segue con il 13% degli investimenti dedicati alla tecnologia, mantenendo un'elevata incidenza anche nell'ultimo anno del piano (14% nel 2029). Nord Est e Centro mostrano percentuali più contenute (8,2% e 6,3% rispettivamente), anche se il Centro, grazie all'elevato investimento totale, raggiunge comunque 8,7 euro all'anno per abitante in tecnologia.

